2 Novembre, il Papa: “Si cercano più risposte sul web che davanti al Crocifisso”

2 novembre 2022 | 15:27
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2 Novembre, il Papa: “Si cercano più risposte sul web che davanti al Crocifisso”
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Nella basilica vaticana la Messa del Pontefice per i cardinali e vescovi defunti durante l’anno, poi la preghiera nel camposanto teutonico: “E’ brutto non avere lacrime. Davanti al Tribunale Divino conta solo la misericordia verso gli ultimi”

Città del Vaticano – “Stiamo ben attenti a non addolcire il sapore del Vangelo”. È il monito che arriva da Papa Francesco durante la messa per i cardinali e i Vescovi morti nel corso dell’anno. Un rito solenne, svoltosi all’Altare della Cattedra, nella basilica vaticana, svoltosi, come da tradizione, nel giorno in cui la Chiesa ricorda tutti i fedeli defunti.

E dal pulpito di San Pietro, il Pontefice ammonisce i credenti invitandoli a guardare verso la meta del Cielo: “Tutti viviamo nell’attesa. Siamo nella sala d’attesa del mondo per entrare in paradiso”. La Bibbia, aggiunge il Papa,  “dice qualcosa che ci scalda il cuore perché porterà a compimento proprio le nostre attese più grandi: il Signore ‘eliminerà la morte per sempre’ e ‘asciugherà le lacrime su ogni volto’. È bello quando il Signore viene ad asciugare le lacrime! Ma è tanto brutto quando speriamo che sia qualcun altro, e non il Signore, ad asciugarle. E più brutto ancora, non avere lacrime”.

Francesco invita poi tutti i credenti a esercitarsi “nel desiderio del paradiso. Ci fa bene oggi chiederci se i nostri desideri hanno a che fare con il Cielo. Perché rischiamo di aspirare continuamente a cose che passano, di confondere i desideri con i bisogni, di anteporre le aspettative del mondo all’attesa di Dio. Ma perdere di vista ciò che conta per inseguire il vento sarebbe lo sbaglio più grande della vita. Guardiamo in alto, perché siamo in cammino verso l’Alto”.

Come va la mia attesa? Sono capace di andare all’essenziale o mi distraggo in tante cose superflue? Coltivo la speranza o vado avanti lamentoso, perché do troppo valore a tante cose che non contano e che poi passeranno?

Il Pontefice si sofferma poi sul giudizio finale: “Ci aspetteremmo che il giudizio sulla vita e sul mondo avvenga all’insegna della giustizia, davanti a un tribunale risolutore che, vagliando ogni elemento, faccia chiarezza per sempre sulle situazioni e sulle intenzioni. Invece, nel tribunale divino, l’unico capo di merito e di accusa è la misericordia verso i poveri e gli scartati”.

L’Altissimo sembra che stia nei più piccoli. Chi abita i cieli dimora tra i più insignificanti per il mondo. Che sorpresa! Ma il giudizio avverrà così perché a emetterlo sarà Gesù, il Dio dell’amore umile, Colui che, nato e morto povero, ha vissuto da servo. La sua misura è un amore che va oltre le nostre misure e il suo metro di giudizio è la gratuità. Allora, per prepararci sappiamo che cosa fare: amare gratuitamente e a fondo perduto, senza attendere contraccambio, chi rientra nella sua lista di preferenze, chi non può restituirci nulla, chi non ci attira, chi serve i più piccoli.

Poi, a braccio, racconta: “Questa mattina ho ricevuto una lettera da un cappellano di una casa di bambini, un cappellano protestante, luterano, in una casa di bambini in Ucraina. Bambini orfani di guerra, bambini soli, abbandonati. E lui diceva: ‘Questo è il mio servizio: accompagnare questi scartati, perché hanno perso i genitori, la guerra crudele li ha fatti rimanere soli’. Quest’uomo fa quello che Gesù gli chiede: curare i più piccoli della tragedia. E quando ho letto quella lettera, scritta con tanto dolore, mi sono commosso, perché ho detto: ‘Signore, si vede che tu continui a ispirare i veri valori del Regno'”.

Poi, striglia i fedeli: “Stiamo ben attenti a non addolcire il sapore del Vangelo. Perché spesso, per convenienza o per comodità, tendiamo ad attenuare il messaggio di Gesù, ad annacquare le sue parole. Ammettiamolo, siamo diventati piuttosto bravi a fare compromessi con il Vangelo”. Che tipo di compromessi? Il Papa ne snocciola qualcuno: “Dare da mangiare agli affamati sì, ma la questione della fame è complessa, e non posso certo risolverla io! Aiutare i poveri sì, però poi le ingiustizie vanno affrontate in un certo modo e allora è meglio attendere, anche perché a impegnarsi poi si rischia di venire disturbati sempre e magari ci si accorge che si poteva fare meglio, meglio aspettare un po’. Stare vicini ai malati e ai carcerati sì, ma sulle prime pagine dei giornali e sui social ci sono altri problemi più urgenti e dunque perché proprio io devo interessarmi a loro? Accogliere i migranti sì, certo, però è una questione generale complicata, riguarda la politica… Io non mi mischio in queste cose… “.

Ma così facendo, “sa semplici discepoli del Maestro diventiamo maestri di complessità, che argomentano molto e fanno poco, che cercano risposte più davanti al computer che davanti al Crocifisso, in internet anziché negli occhi dei fratelli e delle sorelle; cristiani che commentano, dibattono ed espongono teorie, ma non conoscono per nome neanche un povero, non visitano un malato da mesi, non hanno mai sfamato o vestito qualcuno, non hanno mai stretto amicizia con un bisognoso”.

“Oggi il Signore ci ricorda che la morte giunge a fare verità sulla vita e rimuove ogni attenuante alla misericordia. Fratelli, sorelle, non possiamo dire di non sapere – conclude il Papa -. Non possiamo confondere la realtà della bellezza con il trucco fatto artificialmente. Il Vangelo spiega come vivere l’attesa: si va incontro a Dio amando perché Egli è amore. E, nel giorno del nostro congedo, la sorpresa sarà lieta se adesso ci lasciamo sorprendere dalla presenza di Dio, che ci aspetta tra i poveri e i feriti del mondo. Non abbiamo paura di questa sorpresa: andiamo avanti nelle cose che il Vangelo ci dice, per essere giudicati giusti alla fine. Dio attende di essere accarezzato non a parole, ma con i fatti”.

Al termine della celebrazione, Papa Francesco si poi è recato al Campo Santo Teutonico per un momento di preghiera e commemorazione dei fedeli defunti. Ad attendere il Pontefice c’erano le Suore Ancelle di Cristo Sacerdote, che si occupano della cura del cimitero, con la Superiora, il Rettore del Pontificio Collegio Teutonico di Santa Maria in Camposanto, e il Vice Rettore. Il Papa si è fermato in preghiera silenziosa, dopo aver benedetto con l’aspersorio le tombe lì custodite. Subito dopo ha fatto rientro presso Casa Santa Marta. (Foto © Vatican Media)

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