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Olocausto, visita di Mattarella in Polonia: “Ai giovani la responsabilità di mantenere vivo il ricordo”

19 aprile 2023 | 12:24
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Olocausto, visita di Mattarella in Polonia: “Ai giovani la responsabilità di mantenere vivo il ricordo”

Nel 1943, 80 anni fa, partiva la rivolta nel Ghetto di Varsavia. Il Capo dello Stato ha visitato Auschwitz-Birkenau ed ha incontrato gli studenti dell’Università di Cracovia: “La memoria di quelle barbarie rimane indefettibile nelle nostre menti e nei nostri cuori”

Cracovia – “Alle nostre spalle stanno secoli di tragedie in cui i popoli europei si sono contrapposti: la vostra terra ne è stata testimone e vittima nella ricerca dell’indipendenza, nella conquista della libertà, conserva ed esprime storia. E proprio la lezione della storia ha dato nel secondo dopoguerra, e non senza contrasti, un impulso irresistibile al progetto di integrazione europea così come oggi lo conosciamo, in un suo completamento, dopo la fine dell’Unione sovietica, con il ricongiungimento di Europa occidentale ed Europa centro-orientale”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nella sua prolusione all’Università Jagellonica di Cracovia, in occasione dell’80mo anniversario della Rivolta del Ghetto di Varsavia.

“Ma prima di giungere a questo storico approdo di integrazione d’Europa – ha ricordato il Capo dello Stato – le prove generali della Seconda guerra mondiale avevano avuto luogo qui, nell’Europa centro-orientale, in Cecoslovacchia, in Polonia, con l’aggressione della Germania nazista e dell’Unione sovietica stalinista, frutto di ideologie di esasperazione nazionalistica e di potenza. Il massacro di Katyn, al’esordio del Secondo conflitto mondiale, ne è pagina eloquente”.

“Ho appena reso omaggio alla lapide che ricorda i docenti di questa Università deportati il 6 novembre del 1939; ieri ho visitato il campo di sterminio di Auschwitz; oggi ricorre l’ottantesimo anniversario della rivolta del Ghetto di Varsavia. La memoria di quelle barbarie – sottolinea il Capo dello Stato – rimane indefettibile nelle nostre menti e nei nostri cuori”. Polonia e Italia sono impegnate “per preservare e diffondere la memoria di quel che avvenne, affinchè non possa più ripetersi. Dobbiamo intensificare la nostra azione, sapendo che in futuro potremo contare sempre meno sulle testimonianze dirette di quanto avvenuto e che dovremo trasmetterle e affidarle alle nuove generazioni”. .

“Pronunciare queste parole in un’Università – ha proseguito Mattarella – implicitamente affida a voi giovani la responsabilità del ricordo. É la memoria che alimenta la coscienza, che a sua volta ci rende pienamente esseri consapevoli”.

Liliana Segre ci ammonisce: ‘la memoria è l’unico vaccino contro l’indifferenza‘. Parole che si riempiono di nuovi significati se pensiamo a quanto sta avvenendo a poca distanza da qui, ai confini dell’attuale Unione europea. Nessuno può restare indifferente di fronte alla brutale aggressione della Federazione Russa all’Ucraina, un Paese sovrano, libero, indipendente, democratico, la cui popolazione è oggetto di attacchi mirati e criminali che uccidono con ferocia, prendendo di mira senza scrupoli le infrastrutture civili per lasciare la popolazione al gelo e al buio” ha ribadito.

“Oggi l’Europa – ha evidenziato ancora il Capo dello Stato – è testimone di crimini frutto di una rinnovata esasperazione nazionalistica che pretende di violare confini, di conquistare spazi territoriali accampando la presenza di gruppi di popolazione appartenenti alla stessa cultura. Come non pensare alla vicenda dei Sudeti e delle popolazioni di origine tedesca che li abitavano, e alla Conferenza di Monaco, che aprirono alla Seconda guerra mondiale? A questo insensato tentativo di sovvertire le regole dell’ordine internazionale, l’Unione europea ha saputo reagire con fermezza e -con unità di intenti- continuerà a sostenere l’Ucraina”.

“La fiducia in noi stessi e nei valori che ci ispirano deve indurci a progettare gesti di pace che rifiutino di arrendersi e di essere schiavi della logica della guerra e del conflitto. A prevalere deve essere il diritto internazionale, il rispetto della sovranità e della integrità territoriale degli Stati, il dialogo sulle controversie. In Europa, in questo momento, sono in corso, contemporaneamente, due guerre, su piani diversi ma strettamente connessi: quella che vede l’Ucraina aggredita dalla Federazione Russa nella sua integrità territoriale, e una guerra di valori, in cui sono in gioco tutti gli elementi che caratterizzano l’odierna esperienza occidentale, a partire dalla libertà” dichiara.

“I due terreni – ha ricordato ancora il Capo dello Stato – si incrociano spesso. È avvenuto con la Seconda guerra mondiale. Si potrebbe dire che, in Europa, la storia è sempre contemporanea. La memoria corre, necessariamente, a una città, Danzica che per ben due volte, nel ‘900, ha segnato la storia della Polonia. Il ‘piano bianco’ del 1939 con l’aggressione alla città da parte del regime nazista e l’avvio, nel 1988, dai Cantieri, del processo di affrancamento dal regime comunista. ‘Morire per Danzica?’ ci si interrogava in Europa alla vigilia della Seconda guerra mondiale. Il seguito di queste incertezze è noto”.democrazia

“A questo insensato tentativo di sovvertire le regole dell’ordine internazionale – continua – l’Unione europea ha saputo reagire con fermezza e -con unità di intenti – continuerà a sostenere l’Ucraina. Oggi dobbiamo lavorare tutti per preservare il valore di questa unità. È un bene primario che va assolutamente salvaguardato. Fronteggiare con successo le gravi conseguenze del perdurare del conflitto, dall’esplosione dei fenomeni migratori alle crescenti diseguaglianze economiche e sociali, all’insicurezza energetica e alimentare, è la sfida alla quale gli europei sono chiamati”.

“Con lucidità -ha proseguito il Capo dello Stato- va compreso che proporsi di salvaguardare la pace fra le nazioni, affrontare i rischi globali che interpellano tutto il mondo -missione da cui, colpevolmente, ci allontana, in questo momento, la furia bellicista russa- significa anzitutto respingere la tentazione della frammentazione della solidarietà fra Paesi liberi, cementata nella esperienza dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea. Sicurezza europea e sicurezza euroatlantica sono concetti indivisibili per potersi difendere insieme con determinazione e per garantire e sviluppare il modello democratico e sociale europeo”.

“Jean Monnet, uno degli ispiratori del processo di unificazione europea, ci ricordava –come è noto- che l’Europa si sarebbe fatta nelle crisi e sarebbe stato il risultato delle soluzioni che avrebbe avuto la capacità di dare a quelle crisi. Dunque – spiega Mattarella – ogni giorno è un banco di prova. Ma sarebbe del tutto inadeguato pensare a un’Europa frutto della affannosa rincorsa ad affrontare problemi dettati da altri, in un quadro internazionale deciso da altri. In altri termini, l’esigenza di fare dell’Europa una protagonista non trova adeguata risposta nella visione di un’Unione come somma temporanea e mutevole di umori e interessi nazionali, quindi, per definizione, perennemente instabile”. 

“Soccorre, a questo proposito, un’altra indicazione, questa volta di Robert Schuman, per la quale -ha ricordato il Capo dello Stato- il percorso europeo ‘si farà attraverso realizzazioni concrete, creando prima di tutto una solidarietà di fatto’. È il percorso, cioè, capace di dare vita a una identità di valori e una comunità di destino, che coinvolgano i popoli che la animano, con il pieno processo democratico che vede protagonisti i cittadini europei. Del resto, l’Europa nasce come grande progetto di pace, come visione di sviluppo capace di superare storiche contrapposizioni, come quelle tra Germania e Francia. Occorre una visione altrettanto saggia e robusta”.

“L’Unione europea è innanzitutto una comunità di valori che trova nel rifiuto della guerra come strumento di risoluzione delle controversie, nel rispetto dello Stato di diritto, nella democrazia e nel dialogo, nella coesione sociale, nelle prospettive di realizzazione dei giovani, i suoi principi cardine. Per tutto questo l’Europa è dei suoi cittadini. Essere parte di questo progetto – ha concluso Mattarella – significa condividerne, con spirito di solidarietà e responsabilità, i valori fondanti e impegnarsi quotidianamente a difendere i diritti sanciti dalla Carta dei valori dell’Unione europea”.

Mattarella ad Auschwitz: “Nè oblio nè perdono”

I sopravvissuti all’Olocausto sono “preziosi testimoni della verità. Siamo qui oggi a rendere omaggio, a far memoria dei milioni dei cittadini assassinati da un regime sanguinario come quello nazista, che con la complicità dei regimi fascisti europei, che consegnarono propri concittadini ai carnefici, si macchiò di un crimine orrendo contro l’umanità”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in visita ad Auschwitz, al termine della Marcia dei Vivi, appuntamento che si svolge ogni anno per celebrare le vittime della Shoah. “Un crimine atroce -ha rimarcato il Capo dello Stato- che non può conoscere né oblio, né perdono“.

Oggi più che mai, nel riproporsi di temi e argomenti che avvelenarono la stagione degli anni ‘30 del secolo scorso con l’infuriare dell’aggressione russa all’Ucraina, la memoria dell’Olocausto rimane un monito perenne che non può essere evaso. L’odio, il pregiudizio, il razzismo, l’estremismo, l’antisemitismo, l’indifferenza, il delirio, la volontà di potenza – ha ammonito il Capo dello Stato – sono in agguato, sfidano in permanenza la coscienza delle persone e dei popoli”.

Oggi è il giorno dello Yom HaShoah, la giornata del Ricordo dell’Olocausto. Ricordare è dimensione di impegno. È dimostrazione che, contro gli araldi dell’oblio, la memoria vince – ha scandito Mattarella – . Per affermare l’orgoglio di voler essere ‘persone umane‘. Per ripetere -e ribadire- ‘mai più'”.

“Rincuora vedere che migliaia di ragazze e ragazzi danno vita ogni anno a questa marcia. Quest’anno – ha sottolineato il Presidente della Repubblica – ci accompagnano in questa esperienza indimenticabile due sorelle italiane sopravvissute agli orrori di Birkenau, Tatiana e Andra Bucci: con loro giovani studenti del mio Paese. A Tatiana e Andra va il ringraziamento di noi tutti”.

Foto: quirinale.it