Tavoli del Mare, padre Juárez:” Dignità ai lavoratori marittimi, la Chiesa è accanto ai pescatori”

Fiumicino, 20 novembre -“Che cosa è l’Apostolato del Mare? È come uno sguardo pastorale speciale che la Chiesa rivolge ai marittimi, quasi un gesto di ancestrale e dovuta riconoscenza verso quei primi discepoli, pescatori, che iniziarono la nostra storia accanto al Rabbino di Galilea, nell’ancora oggi martoriata Terra Santa” così padre Eduardo Juárez, l’Incaricato Diocesano per l’Apostolato del Mare, durante l’evento che si è tenuto a Fiumicino il 18 novembre, I Tavoli del Mare.

“Allora, qual é il senso della mia presenza, del mio intervento in questa sede? Ecco, tenendo conto dell’obiettivo specifico di questo convegno, ossia incentivare un’economia sostenibile in questo tratto del Tirreno, dell’importanza strategica, in questo senso, del ruolo del GAL Pesca Lazio, e, nell’auspicata sinergia tra imprese, istituzioni e comunità locali per una crescita economica, che tuteli le nostre marinerie in armonia con una gestione sostenibile delle risorse ittiche e dell’ambiente, come auspicato dagli assessori Biselli e Costa, il mio intervento- continua Juárez- s’inquadra nel welfare marittimo, e vuole semplicemente manifestare la disponibilità della nostra Chiesa per collaborare nella promozione della dignità del lavoro dei marittimi, cominciando dai nostri pescatori.”

L’Incaricato Diocesano spiega in che modo si intenda farlo: “ restando accanto a loro e sostenendoli nelle loro fatiche, promovendo tavoli di dialogo e confronto con tutte quelle altre realtà che conformano l’indotto e la filiera della pesca, collaborando con le istituzioni, organizzazioni e associazioni in campo per garantire il welfare marittimo dei pescatori e di tutti gli altri operatori portuari: rimorchiatori, ormeggiatori, piloti, controllori anti-inquinamento; in questo senso: Che bello sarebbe poter dotare anche Fiumicino di una Stella Maris!”

“Tutto questo nell’ottica di quella ecologia integrale, auspicata da Papa Francesco, che sa prendersi cura della nostra “Casa comune”, coltivando quella giustizia sociale che mira sempre al bene comune andando incontro a chi fa più fatica per andare avanti-e continua- possiamo fare diversamente in “un territorio – come dice il nostro Sindaco-in cui la mano di Dio ha lasciato una grande impronta”