Roma, vendevano merce contraffatta sui social: coppia di falsari in manette

5 dicembre 2023 | 14:44
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Roma, vendevano merce contraffatta sui social: coppia di falsari in manette

L’operazione si inquadra nella più ampia azione svolta dalla Guardia di Finanza della Capitale a contrasto del fenomeno della contraffazione

Roma, 5 dicembre 2023- Due coniugi romani che, mediante piattaforme online, commercializzavano merce contraffatta sono stati arrestati dai Finanzieri del Comando Provinciale di Roma, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione degli arresti domiciliari emessa del G.I.P. presso il locale Tribunale, a seguito di richiesta avanzata dalla Procura della Repubblica di Roma.

Monitorando i social network, le Fiamme Gialle del 1° Nucleo Operativo Metropolitano di Roma si sono imbattute in alcuni annunci di vendita di orologi, capi di abbigliamento e accessori per la telefonia riproducenti i modelli presumibilmente contraffatti, di note case produttrici. Gli approfondimenti, anche di natura tecnica, hanno consentito di scoprire l’esistenza di un ingente traffico da parte della coppia, già nota per fatti analoghi avvenuti in anni recenti.

L’attività illecita, stando ai movimenti rilevati dai loro rapporti bancari e postali, avrebbe generato profitti per oltre 400.000 euro. Nel corso delle indagini, sono stati complessivamente sequestrati numerosi capi e accessori di abbigliamento recanti marchi falsificati. Gli elementi raccolti hanno permesso alla Procura della Repubblica capitolina di ottenere dal G.I.P. le misure cautelari degli arresti domiciliari e del sequestro preventivo, mediante oscuramento, di 7 account Instagram e TikTok, nonché di gruppi Facebook. I due sono accusati delle ipotesi di reato di commercio di merce contraffatta e, in attesa del giudizio definitivo, vale la presunzione di non colpevolezza. L’operazione si inquadra nella più ampia azione svolta dalla Guardia di Finanza della Capitale a contrasto del fenomeno della contraffazione che altera le regole di concorrenza del mercato in danno dell’economia sana e degli imprenditori onesti.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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