Roma, incubo in casa: giovane stuprata per anni dal padre

23 gennaio 2024 | 16:18
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Roma, incubo in casa: giovane stuprata per anni dal padre

A tirarla fuori da una vita di violenza è stata una professoressa

Roma, 23 gennaio 2024 – Una storia di violenza e abusi: è l’incubo vissuto da una ragazza ora 18enne stuprata dal padre nel corso degli anni. Abusi che sono andati avanti per oltre 10 anni: fin da quando era solo una bambina, veniva costretta a lavorare nel negozio di casalinghi nel cuore di Roma durante il giorno. Mentre il sole tramontava e la notte calava, tuttavia, il suo mondo si trasformava in un luogo di paura e terrore, con il padre che entrava nella sua cameretta per abusarne. E, come se ciò non bastasse, la madre le infliggeva punizioni corporali.

Ma nonostante la drammaticità della storia, la ragazza è riuscita comunque a farsi forza. E una volta aver compito 18 anni, ha deciso di denunciare tutto ad un centro anti-violenza. Dopo di che, la segnalazione alla Procura e l’allontanamento dalla famiglia. Il tutto con l’aiuto e la vicinanza di una sua professoressa, che le è rimasta accanto nei momenti più difficili Ad avere un ruolo importante è stata anche una sua professoressa che le è rimasta vicino nel momento in cui la ragazza ha deciso di denunciare le molestie subite. L’insegnante è poi stata ascoltata dal Tribunale di Roma: “La cosa più bella – ha spiegato la professoressa – è stata vederla ritornare, non a sorridere, perché non sorrideva più, ma ad avere forza e determinazione. Ha fatto un esame di maturità come non avevo mai visto fare. I maltrattamenti la facevano sentire inadeguata e sminuita. Poi mi ha parlato di molestie sessuali che andavano avanti da quando era alle medie, di lividi sul seno e sul petto”.

“Durante il periodo del Covid – ha detto l’insegnante secondo quanto riporta La Repubblica –  la ragazza non riusciva a contattare la scuola, pensavo ci fosse una situazione di indigenza, ma non era così. Veniva svegliata di notte, si sentiva toccare, filmare, fotografare. Era terrorizzata, diceva di dover scappare di casa“.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio

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