Roma, lavoratori in nero e deposito di rifiuti pericolosi… in un’officina abusiva

9 marzo 2024 | 10:29
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Roma, lavoratori in nero e deposito di rifiuti pericolosi… in un’officina abusiva
Roma, lavoratori in nero e deposito di rifiuti pericolosi… in un’officina abusiva
Roma, lavoratori in nero e deposito di rifiuti pericolosi… in un’officina abusiva

La Polizia locale ha denunciato il 61enne titolare dell’autofficina dopo accurate indagini

Roma, 8 marzo 2024 – Era partita come un’indagine su presunti illeciti ambientali e sull’ipotizzato esercizio abusivo della professione da parte del titolare di un’autofficina, quella che invece ha portato gli agenti della Polizia Locale di Roma Capitale, alla denuncia di un 61enne italiano per il reato di sfruttamento di manodopera clandestina.

Nell’ambito delle attività di contrasto ai fenomeni illegali legati all’abbandono di rifiuti e al mancato rispetto delle normative ambientali, il personale dell’Unità SPE (Sicurezza Pubblica Emergenziale) ha individuato l’officina, sita in zona Prenestina, accertando, a seguito di accurate indagini, non solo una ripetuta attività di smaltimento irregolare di rifiuti speciali, ma anche un’opera di sfruttamento ai danni di un operaio, di nazionalità straniera, che, durante i controlli, è risultato privo di documenti e di qualsiasi forma di contratto di lavoro. Immediatamente è scattata la denuncia per il titolare dell’attività , un 61enne italiano, al quale è stato contestato anche l’esercizio abusivo della professione di autoriparatore, con conseguente sequestro delle relative attrezzature, in mancanza dei requisiti previsti dalla legge.

All’interno dell’officina, è stato scoperto anche un deposito incontrollato di rifiuti pericolosi e non, posto sotto sequestro penale durante le operazioni. Accertata, inoltre, la mancanza delle autorizzazioni ambientali per l’emissione di fumi prodotti dalle attività di verniciatura dei veicoli. Nei confronti dell’operaio, oltre alla segnalazione agli organi competenti per il mancato rispetto delle norme a tutela dei lavoratori, sono state avviate le procedure previste per la sua posizione, risultata irregolare, sul territorio nazionale.

Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.

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