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L’allerta dell’Ue: “Preparare civili e soldati alla guerra”

21 marzo 2024 | 21:16
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L’allerta dell’Ue: “Preparare civili e soldati alla guerra”

Per la prima volta viene messa nero su bianco l’ipotesi di guerra all’interno dei confini Ue. E Borrell prova a placare gli animi: “Non dobbiamo impaurire la gente”. I dettagli

Bruxelles, 21 marzo 2024 – La necessità “imperativa di una preparazione militare-civile rafforzata nonchè coordinata ed una gestione strategica delle crisi nel contesto dell’evoluzione del panorama delle minacce“. E’ ciò che sarebbe scritto nella bozza del documento del Consiglio europeo, in corso a Bruxelles. Un Consiglio che si pre-annunciava teso, delicato e forse cruciale. E queste indiscrezioni, riportate dall’Ansa, lo testimonierebbero. Per la prima volta viene messo nero su bianco l’ipotesi di preparazione in vista della guerra. Verba volant, scripta manent.

Il documento invita quindi il Consiglio a portare avanti i lavori e la Commissione, insieme all’Alto Rappresentante, a proporre “azioni per rafforzare la preparazione e la risposta alle crisi a livello dell’Ue in un approccio che tenga conto di tutti i rischi e di tutta la società, in vista di una futura strategia di prontezza”. Per dovere di cronaca va ricordato come la riunione dei Capi di Stato e di Governo terminerà domani, venerdì 22 marzo. Tra qualche ora, sarà tutto più chiaro. Ma lo scenario è preoccupante.

Borrell prova a placare gli animi

L’Alto Rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell, ha provato a placare gli animi. A margine del Consiglio europeo, infatti, ha detto: “Non bisogna impaurire la gente inutilmente: la guerra non è imminente in Europa. Non dobbiamo esagerare: sento voci dire che la guerra è imminente. Grazie a Dio non lo è: crediamo nella pace, sosteniamo l’Ucraina e non siamo parte di questo conflitto. Solamente, dobbiamo sostenere l’Ucraina e prepararci per il futuro, aumentando le nostre capacità militari. Quello che è imminente è la necessità degli ucraini di essere sostenuti – continua Borrell – non è questione di andare a morire per il Donbass. Il problema è sostenerli perché loro non debbano morire nel Donbass”.

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