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Presunto insulto razzista, per il giudice mancano le prove: assolto Acerbi

26 marzo 2024 | 16:33
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Presunto insulto razzista, per il giudice mancano le prove: assolto Acerbi

Il giudice sportivo di Serie A ha deciso di non applicare sanzioni nei confronti del difensore dell’Inter

Roma, 26 marzo 2024 – Il giudice sportivo di Serie A ha deciso di non applicare sanzioni nei confronti del difensore dell’Inter Francesco Acerbi perché “non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata” al difensore del Napoli Juan Jesus

Nelle sue motivazioni il giudice Gerardo Mastrandrea spiega che “la sequenza dei fatti in campo, ricostruita in base ai documenti ufficiali, con l’ausilio del Direttore di gara e comunque visibile in video è sicuramente compatibile con l’espressione di offese rivolte, peraltro non platealmente (con modalità tali cioè da non essere percepite dagli altri calciatori in campo, dagli Ufficiali di gara o dai rappresentanti della Procura a bordo del recinto di giuoco), dal calciatore interista, e non disconosciute nel loro tenore offensivo e minaccioso dal medesimo ‘offendente’, il cui contenuto discriminatorio però, senza che per questo venga messa in discussione la buona fede del calciatore della Soc. Napoli, risulta essere stato percepito dal solo calciatore ‘offeso’ (Juan Jesus), senza dunque il supporto di alcun riscontro probatorio esterno, che sia audio, video e finanche testimoniale”.

Secondo il giudice sportivo “l’irrogazione di sanzioni così gravose” previste nei casi di razzismo deve essere “assistita da un benché minimo corredo probatorio, o quanto meno da indizi gravi, precisi e concordanti in modo da raggiungere al riguardo una ragionevole certezza”. Quindi per ammettendo che il caso sia “teoricamente compatibile anche con una diversa ricostruzione dei fatti, essendo raggiunta sicuramente la prova dell’offesa ma rimanendo il contenuto gravemente discriminatorio confinato alle parole del soggetto offeso”, il giudice conclude che “non si raggiunge nella fattispecie il livello minimo di ragionevole certezza circa il contenuto sicuramente discriminatorio dell’offesa recata.

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