Roma, “armato” di accendino tenta di dar fuoco ad un distributore di benzina
L’intervento della polizia ha evitato il peggio. L’uomo, un 32enne, è stato arrestato
Roma, 5 aprile 2024 – Nella serata di ieri è giunta una segnalazione alla Sala Operativa della Questura di Roma, nella quale veniva indicato un uomo che, “armato” di accendino, era in procinto di appiccare un incendio presso un distributore.
All’arrivo degli equipaggi delle volanti e degli uomini del Commissariato Trastevere presso un distributore di benzina di viale Guglielmo Marconi, all’incrocio con Piazzale Tommaso Edison, l’uomo segnalato, subito individuato dagli agenti, era intento ad estrarre e gettare in terra tutti gli erogatori, facendo così uscire il liquido infiammabile, che era presente nelle adiacenze delle colonnine, sparso sul manto stradale. Immediatamente bloccato e identificato per un cittadino filippino, di 32 anni, gli agenti hanno potuto ricostruire quanto accaduto poco prima, grazie a due testimoni lì presenti, i quali hanno richiesto l’intervento dei poliziotti dopo aver contattato il numero unico di emergenza 112.
Infatti, gli stessi hanno raccontato agli equipaggi intervenuti che il fermato, una volta giunto presso il distributore, aveva preso ed estratto uno degli erogatori dalle colonnine presenti e, successivamente, una volta preso un accendino dalla tasca dei pantaloni lo aveva acceso per poi collocarlo all’interno dell’erogatore.
Ed è stato uno dei due testimoni che è riuscito in tempo a gettare in terra l’erogatore con un calcio prima che ne potesse scaturire un incendio; inoltre, subito dopo, sempre il 32enne ha danneggiato la custodia dove era riposto un estintore, rompendone il vetro, per poi lanciare lo schiumogeno sulla carreggiata.
Il 32enne, già conosciuto alle forze dell’ordine, è stato quindi portato presso gli uffici del commissariato Colombo dove è risultato, altresì, essere irregolare sul territorio nazionale.
Pertanto, l’uomo è stato arrestato poiché gravemente indiziato di tentato incendio e danneggiamento aggravato e l’Autorità Giudiziaria ha convalidato l’operato degli investigatori.
Per dovere di cronaca, e a tutela di chi è indagato, ricordiamo che un’accusa non equivale a una condanna, che le prove si formano in Tribunale e che l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio.
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