La teoria del perdono, ecco perché Mandela è Madiba

6 dicembre 2013 | 16:23
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La teoria del perdono, ecco perché Mandela è Madiba

Il Faro on line – “La nostra paura più profonda non è di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è di essere potenti ogni oltre limite. È la nostra luce, non la nostra ombra, a spaventarci di più. Ci domandiamo ” chi sono io per essere brillante , pieno di talento, favoloso? ” In realtà, chi sei tu per no esserlo? Siamo figli di Dio. Il nostro giocare in piccolo non serve al mondo. Non c’è nulla di illuminato nello sminuire se stessi così gli altri non si sentano insicuri intorno a noi. Siamo tutti nati per risplendere, come fanno i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è dentro di noi….. E quando ci liberiamo delle nostre paure, la nostra presenza automaticamente libera gli altri”.

Queste sono le prime parole di Mandela, tra le tante che segnano la mia formazione, che oggi mi sono balzate alla mente dopo la sveglia. Nei tanti articoli e discorsi che oggi lo ricordano come parte della coscienza del mondo, ci si sta soffermando, com’è legittimo, molto  sui 27 anni passati in carcere, sulla sua lotta contro l’apartheid e più in generale contro il razzismo. A tutto questo vorrei fare una libera aggiunta. “Madiba”. Così i suoi compagni sudafricani chiamano Nelson Mandela.

Il suo nome nel linguaggio arcaico dell’etnia Xhosa  ha un qualcosa di simile al nome dei capi popolo, degli uomini capaci di cambiare la storia con la forza della propria persuasione. E lui c’è riuscito non solo nell’opporsi al Potere ma soprattutto allorché la raggiunse dimostrò la vera forza rivoluzionaria e tramutante della nonviolenza istituendo la Commissione per la verità e la riconciliazione. Essa era dotata del potere di concedere l’amnistia a chi avesse reso confessione pubblica, precisa e dettagliata delle azioni criminose commesse, si trattasse degli Afrikaner bianchi o dei militanti neri dell’ANC (il partito di Mandela): il suo fine non era quindi la punizione dei colpevoli e la giustizia, ma la verità.

La giustizia particolare fu deposta in favore della riapertura di uno spazio comune, di una restaurazione generale grazie a una verità collettiva che possa essere patrimonio della nuova comunità politica per intero: una via giudiziaria e storica allo stesso tempo volta alla gestione nonviolenta della stasis, del conflitto civile. Questa è, a mio avviso, la lezione da Maestro della nonviolenza che ha lasciato in eredità al mondo intero. E dunque oltre l’omaggio nel giorno del lutto, altro ancora occorre fare per onorare la memoria di Mandela, e per esser fedeli alla sua testimonianza e al suo messaggio di libertà e di uguaglianza, di pace e di riconciliazione, di liberazione e di solidarietà, di responsabilità e di condivisione,  di perdono e verità: occorre proseguirne la lotta.Per questo Madiba, noi ti ringraziamo, ma non solo per questo: anche per quello che, nel segno della compresenza, continuerai a donarci in eterno, nel nostro cammino verso la liberazione dalla violenza.
Daniele Taurino
Coordinatore Gruppo Giovani del Movimento Nonviolento