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Leader che si “candidano” in Europa: così il voto diventa un maxi-sondaggio

1 maggio 2024 | 20:28
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Leader che si “candidano” in Europa: così il voto diventa un maxi-sondaggio

Sono tanti i leader di partito che hanno deciso di mettere il proprio nome sulla scheda elettorale in vista delle prossime Europee, ma che non occuperanno il seggio in caso di vittoria: il vero obiettivo è contarsi

Bruxelles, 1 maggio 2024 – “Giusto o non giusto? Questo è il problema”, avrebbe detto Shakespare se avesse assistito alla preparazione della campagna elettorale in vista delle Europee, parafrasando una sua celebre frase. Ma tant’è, il poeta inglese non è più tra noi, quindi difficile dare una risposta. Ma il tema sta scaldando la politica italiana e l’opinione pubblica: sono tanti i leader di partito che hanno deciso di mettere il proprio nome sulla scheda elettorale in vista delle prossime elezioni Europee, che si svolgeranno l’8 ed il 9 giugno. Si candideranno, dunque. Ma poi ad occupare il seggio non ci andranno. E così il voto europeo si trasforma in un maxi-sondaggio politico. Già, perchè il vero obiettivo è questo: contarsi.

Europee e leader che si candidano: l’analisi

Intanto diamo il quadro: a “candidarsi” tra i leader sono Giorgia Meloni, Elly Schlein, Antonio Tajani e Carlo Calenda. Anche Matteo Renzi si presenterà, ma qui il discorso cambia: in caso di vittoria, a Strasburgo ci andrà, lasciando l’incarico al Senato. Questa pratica ha suscitato molte polemiche e dibattiti sull’eticità e la responsabilità dei politici che scelgono di candidarsi, senza avere intenzione di assumere l’incarico. “E’ una truffa agli elettori”, gridano i più duri. Intanto, gli italiani non approvano.

Secondo un sondaggio di Quorum/YouTrend per SkyTG24 realizzato tra tra il 23 e il 26 aprile) a un campione di 803 intervistati, il 61% degli elettori non apprezza. Solo una piccola percentuale del 19% approva. Sia chiaro: il campione è piccolo. Ma la proiezione è evidente. Ma allora, perchè i leader si candidano?

Obiettivo dei big è quello di contarsi, misurare il consenso dopo quasi 2 anni dalle elezioni politiche, spostare gli equilibri (spera qualcuno) o mantenere lo status quo (spera qualcun altro). Le Europee, infatti, non mentiranno: si vota con un sistema interamente proporzionale, quindi ogni voto conta. La speranza dei leader è che, mettendoci la faccia (solo teoricamente, dato che in Europa non ci andranno), si possano mobilitare le basi, convincere gli indecisi. Perchè oggi più che mai, in un mondo dove la personalizzazione del partito è sempre più forte, il leader è il partito. E porta i voti.

L’esempio della scorsa tornata elettorale

Le ultime elezioni Europee si sono tenute nel 2019, un anno dopo le politiche del 4 marzo 2018. Ebbene, dalle urne uscì una vittoria schiacciante della Lega che ottenne oltre il 34%, doppiando il Movimento 5 Stelle fermo a 17%. Un vero e proprio rovesciamento di fronti rispetto alle Politiche 2018, dove il M5S trionfò con un plebiscito. Risultato? Il Governo Conte I (M5S-Lega) si paralizzò e, poche settimane dopo, Salvini fece cascare il Governo al famoso Papeete. Il leader del Carroccio, all’epoca  ministro dell’Interno, tentò di battere il ferro finchè era caldo, chiedendo elezioni anticipate, facendosi forza dell’incredibile risultato elettorale in Europa. Tutto ciò per testimoniare, tramite cronaca storica, quanto sia decisivo il voto europeo (anche se in quell’occasione non gli andò poi così bene…).

Salvini fece un buco nell’acqua. Niente elezioni: nacque il Governo Conte II, di stampo M5S-Pd. E il consenso della Lega, ai massimi storici, crollò a picco. Un crollo da cui la Lega non riuscirà più a rialzarsi (alle scorse Politiche ha preso intorno all’8%).

Salvini non si candida e manda avanti Vannacci

A proposito di Salvini, ha deciso di non candidarsi: “Faccio il ministro, quindi non mi candido” ha recentemente dichiarato. A vari osservatori politici, è parsa essere l’ennesima frecciata a Meloni, che invece si candida e come. Il candidato di spicco per la Lega sarà Roberto Vannacci, scelta che fa discutere anche internamente al Carroccio. Specie la base del Nord-Italia, storica roccaforte leghista. Le ultime frasi sulle “classi separate per i disabili”, di cui Salvini ha subito preso le difese (leggi qui), hanno solo che peggiorato la situazione. Ma ormai la scelta è fatta.

Leader

Salvini e Vannacci (Foto: social media Matteo Salvini)

Il voto europeo sarà uno spartiacque per la Lega e, forse, per lo stesso Salvini. Lontani, lontanissimi i tempi in cui ottenne il 34% precedentemente citato e quelli in cui i sondaggi lo davano oltre il 40%. E ora deve guardarsi alle spalle, perchè Forza Italia punta al sorpasso. Alle ultime elezioni in Basilicata e Calabria, il partito azzurro ha doppiato la Lega in entrambe le circostanze. Impensabile, 5 anni fa. Ma i tempi sono cambiati. Ed un eventuale sorpasso di Forza Italia potrebbe cambiare le carte in tavola. I numeri parlano chiaro, e in politica contano i voti. Quanti ne otterrà la Lega?

Conte si smarca da Schlein. Marcia indietro di Calenda

Chi ha rinunciato a candidarsi è stato anche il presidente del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. L’ex premier non ha usato mezzi termini: Sarebbe un inganno agli elettori“. Un attacco a Meloni, certo. Ma anche e soprattutto ad Elly Schlein. La segretaria Pd, alle prese con le correnti interne (leggi qui), ora deve vedersela anche con Romano Prodi. In un’intervista rilasciata a Repubblica qualche giorno fa, l’ex premier ha detto: “La candidatura dei leader in Ue è una ferita alla democrazia”.

Giuseppe Conte ed Elly Schlein

Parole inequivocabili, e Prodi è uno che al Nazareno ascoltano sempre con grande attenzione. Schlein ha provato a metterci una pezza: “Meglio la verità che le pugnalate alle spalle” ha replicato la leader dem. La quale non avrà nemmeno il suo nome nel simbolo, dato che la Direzione Pd si è opposta. E Conte trova terreno fertile non candidandosi e lasciando il Pd al suo destino, qualunque esso sia. Obiettivo: differenziarsi, superarli. Diventare leader dell’opposizione: non in Parlamento (i numeri sono a vantaggio del Pd), ma nell’opinione pubblica.

Non mi candido, anzi sì: i dubbi di Calenda

Carlo Calenda aveva annunciato di non candidarsi. Ed anzi, era uno dei più duri su chi si candidava per Strasburgo, senza poi andare ad occupare il seggio, sollecitando i leader di partito a firmare un accordo per non candidarsi alle europee . Ma in politica le parole volano via come il vento, a quanto pare: il leader di Azione si candiderà in tutte le circoscrizioni. Pare sia stata una scelta dell’ultimo secondo, presa dopo la kermesse di Fratelli d’Italia a Pescara, dove Meloni ha annunciato la sua candidatura: “E’ necessario rispondere a questa sfida antieuropea” ha detto Calenda.

Nei mesi scorsi ho più volte sollecitato pubblicamente tutti i leader politici a firmare un accordo per non candidarsi alle europee. #Schlein e #Tajani hanno già scelto la strada della candidatura diretta.
Ma la discesa in campo della Presidente del Consiglio e la sua… pic.twitter.com/uM71gBOYeD

— Carlo Calenda (@CarloCalenda) April 28, 2024

Che però ha un avversario molto più temibile, dato che riguarda il suo schieramento politico centrista: Matteo Renzi. La classe dirigente di Italia Viva non aspettava altro ed hanno messo subito messo nel mirino Calenda, accusandolo di “incoerenza”. Anche qui, il Terzo Polo sembra un lontano ricordo (eppure sono passati solo pochi mesi).

In conclusione: la pratica di candidarsi alle elezioni europee senza intenzione di occupare il seggio è una questione controversa che suscita dibattiti sull’eticità e la responsabilità dei politici coinvolti. Ma quel che emerge è che si tratta di un vero e proprio scontro politico, quasi paragonabile a quello delle Politiche. Chi vince va in paradiso, chi perde dovrà navigare in un mare in burrasca. 

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