Fiume Sacco, la valle dei veleni

13 gennaio 2009 | 15:28
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Fiume Sacco, la valle dei veleni

Il Faro on line – Circa cinquecento cittadini residenti a ridosso del fiume Sacco convivranno probabilmente per tutta la loro vita con il beta esaclorocicloesano, una sostanza inquinante derivante dalla produzione nella zona al confine tra la provincia di Roma e di Frosinone, di un potente insetticida, il lindano, bandito dal 2001.


A riferirlo alla commissione Sanità, presieduta da Luigi Canali (Pd), è stato il responsabile del dipartimento di Epidemiologia dell’Asl RM/E, Carlo Perucci, a margine di una prima analisi a campione sulla popolazione per accertare lo stato di contaminazione causato dai rifiuti tossici degli insediamenti industriali insistenti nella Valle del Sacco a partire dagli anni ’50.


“I risultati sono a noi noti da qualche mese, ma abbiamo atteso per motivi etici e organizzativi che anche l’ultimo cittadino contaminato fosse stato contatatto di persona prima di diffondere pubblicamente il nostro studio – ha spiegato Perucci -. Finora abbiamo condotto test su 246 persone (delle 440 individuate e contattate), ma ne restano da analizzare almeno altre 700, che consideriamo ugualmente esposte al rischio. Secondo le nostre proiezioni, il 55% dei casi trattati dovrebbe risultare contaminato e in maniera praticamente irreversibile, dal momento che il beta esaclorocicloesano ha vita lunga, è solubile nei grassi, sembra ormai entrato nel ciclo alimentare e non viene metabolizzato dal corpo umano. Paradossalmente, può essere espulso, nelle donne, solo mediante allattamento, ma mettendo di conseguenza a rischio la salute del bambino”.


Una quadro molto preoccupante, che prefigura un disastro ambientale non circoscrivibile alle sole sponde del fiume Sacco. Sia negli uomini che negli animali, il principale bersaglio di una esposizione acuta è il sistema nervoso. Inoltre, molti studi correlano l’esposizione al beta esaclorocicloesano con l’insorgenza di diabete e con problemi alla funzionalità della tiroide e dell’apparato riproduttivo.


Perucci ha quindi esposto alla Commissione il programma di sorveglianza predisposto per fronteggiare l’emergenza ambientale e sanitaria. Saranno oggetto di tale programma tutte le persone residenti al 1° gennaio 2005 ad una distanza di un chilometro dal fiume Sacco, nei comuni di Colleferro, Segni, Gavignano, Sgurgola e Morolo.


Presso le Asl RM/G e di Frosinone verrà attrezzato uno sportello informativo e saranno organizzati incontri con i medici di base dell’area per fornire informazioni continue ed aggiornate sul livello di contaminazione del territorio. Presso la Asl RM/G sarà poi attivato un ambulatorio centralizzato per favorire i controlli periodici della popolazione e ciascuna persona analizzata riceverà informazioni sul proprio stato di contaminazione e risposte individuali sui controlli effettuati.


“Questo è il momento dell’azione, non delle recriminazioni o delle strumentalizzazioni – ha concluso Perucci -. Per noi è molto importante l’aspetto etico e la correttezza delle comunicazioni alla popolazione. Per questo tengo a precisare che non esiste, ad esempio, alcuna correlazione tra quanto da noi rilevato e l’attività di impianti di smaltimento rifiuti attuali o futuri, per citare un caso sul quale si sta facendo molta confusione in questi ultimi giorni”.


Alla seduta hanno preso parte, oltre ai componenti della commissione Sanità, il presidente della commissione Agricoltura, Mario Perilli (Pd) e numerosi capigruppo.


Il capogruppo di Forza Italia – Pdl, Alfredo Pallone, dopo aver apprezzato la tempestività e il senso di responsabilità del presidente Canali e del professor Perucci, ha posto l’accento sui picchi anomali di alcune patologie in Ciociaria e sui ripetuti allarmi lanciati in passato circa i rischi di contaminazione per la popolazione residente. “In tempi non sospetti – ha spiegato – avevo allertato, con delle missive che metto agli atti, sia l’Asl di Frosinone che l’Asp, ma mi è stato risposto che non c’era nulla di cui preoccuparsi. La Regione ha anche nominato un commissario straordinario per la Valle del Sacco: vorremmo tanto sapere come si è mosso e come intende muoversi per bonificare questa zona sulla quale storicamente insistono realtà inquinanti, che mettono a repentaglio finanche le falde acquifere”.


Il presidente Canali ha proposto di garantire a tutti i soggetti contaminati un monitoraggio vita natural durante, con controlli biennali e test, allo scopo di intervenire tempestivamente su eventuali patologie, ma ha anche chiesto immediatamente di estendere i controlli, finora a campione, a tutti i cittadini dell’area interessata. “Bisogna avere al più presto un quadro completo della situazione – ha argomentato – poiché la contaminazione avviene non più, come in passato, attraverso le acque del fiume, ma attraverso la catena alimentare (carni, latte, verdure, formaggi), esponendo al rischio di esposizione al beta esaclorocicloesano una fetta molto più consistente della popolazione finora presa in esame”.


In chiusura di seduta, il presidente Canali ha proposto un fondo di indennizzo per i cittadini contaminati e una riunione allargata alla commissione Agricoltura e Ambiente, con la partecipazione del commissario straordinario della Valle del Sacco, degli assessori competenti e dei tecnici dell’Arpa.