Braccio di Ferro ha compiuto 80 anni

19 gennaio 2009 | 01:49
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Braccio di Ferro ha compiuto 80 anni

Il 17 gennaio del 1929, nasceva Braccio di Ferro, Popeye. 


Un personaggio orbo e sdentato, con due  grandi e forti avambracci, iracondo, attaccabrighe e ignorante ma con un gran cuore e con molta  generosità, pronto a mettersi ogni volta nei guai per aiutare chi ne ha bisogno o per difendere i suoi cari. Le avventure del prode marinaio, si svolgono insieme a personaggi coloriti ed atipici come sua moglie, Olive Oyl cioè Olivia, compagna formidabile e allampanata, il vicino di casa innamorato da sempre di quest’ultima, Bruto, ma anche suoceri e  compari come Poldo Sbaffini, alias J. Wellington Wimpy ed un figlioletto adottivo, Pisellino (Swee’ Pea) . 


 Popeye inizialmente, apparve con un ruolo minore nella striscia “The Thimble Theater” di Elzie Crisler Segar ma pochi mesi dopo l’esordio, grazie alle pressanti richieste dei lettori.


Nella striscia The Thimble Theatre (nata nel 1919) il personaggio Castor Oyl (cioè, sgrammaticamente, “olio di ricino”, fratello di Olive) cerca un equipaggio per un lungo viaggio in nave. Lo trova (tutto) in un solo marinaio dal naso lunghissimo, sdentato e senza un occhio, mingherlino ma con due avambracci portentosi e tatuati con un’ancora ciascuno, con la pipa quasi sempre in bocca e un linguaggio da semianalfabeta.


A Castor che gli chiede se fosse un marinaio, lui risponde (nella traduzione di Luciano Guidobaldi): “Che ti credi che ero un cowboy?”.  Da quel giorno e fino al 25 giugno, Popeye accompagna Castor, Olive e Ham Gravy (il primo fidanzato di Olive) in un’avventura sgangheratamente poetica, scritta e disegnata dall’allora trentacinquenne Elzie Crisler Segar seguendo il corso delle proprie invenzioni (sedici anni prima lo stile di Segar non era affatto piaciuto a Chaplin, che aveva fatto chiudere la striscia, da lui realizzata, su Charlot).  In quest’avventura Popeye, dopo essersi rivelato scontroso, coraggioso e fortissimo, si ritrova sedici pallottole in corpo. Sedici ferite invisibili (non c’è traccia di sangue) per le quali il marinaio chiede di essere lasciato morire sul ponte della nave. Quattro giorni dopo, come se niente fosse, partecipa alla striscia che festeggia il ritorno dei personaggi a casa.
Nelle strisce successive del Thimble Theatre di Popeye non si ha più traccia. Ma quel personaggio era entrato nel cuore dei lettori dei quotidiani di “Hearst”, le redazioni ricevettero migliaia di letetre per rivederlo.


Nei primi giorni di agosto riappare Castor alla ricerca di Popeye sulle banchine del porto.


Da allora Braccio di Frìerro diviene  protagonista assoluto della striscia. Con lui Segar continua a raccontare storie avventurose e bizzarre in un’America fantastica e senza leggi, dominata dalle paure e dai fantasmi della crisi, che Popeye combatte con un atteggiamento rilassato e disincantato.


Nel 1933 Max Fleischer, produttore di cartoni animati, realizza un cortometraggio per verificare la riuscita di Popeye sullo schermo. Lo fa senza la collaborazione di Segar. Già in questo primo film, ovviamente in bianco e nero, c’è tutto quello che avrebbe dato al personaggio la grande popolarità cinematografica: il motivetto “I’m Popeye the sailor man”, con le due note suonate con la pipa, la simpatia e la forza di Braccio (che a un certo punto tira su la camicia di marinaio e mostra un corpetto da donna), la corte con Olivia e la lotta con Bruto a suon di spettacolari cazzotti, il gran finale con la scatola di spinaci (e, prima, la partecipazione straordinaria di Betty Boop che si esibisce in un balletto con il marinaio, con i seni coperti da una collana di perle).


L’avventura lineare alla Mark Twain di Segar diventa con Fleischer un efficace gioco di ripetizioni. Bluto (da noi Bruto), che nei fumetti è solo un personaggio tra i tanti, nei cartoni viene eletto avversario fisso di Popeye. E poi ci sono gli spinaci, mai apparsi nei fumetti di Segar come elemento fondamentale per la sua vittoria finale. Nelle strisce di Segar, Popeye dichiara occasionalmente di aver ottenuto la sua forza osservando una dieta vegetariana a base di spinaci. E sono in molti a sostenere (e non è un azzardo) che l’autore abbia utilizzato la parola spinach per riferirsi alla marijuana, come si faceva in certo slang dell’epoca.


In questi giorni sta facendo molto notizia che in Europa il fumetto di Elsie Crisler Segar, morto nove anni dopo, nel 1938, diventi di dominio pubblico. La legge prevede che a settant’anni dalla sua scomparsa l’opera di un autore non sia più protetta dal copyright, che i suoi eredi non possano pretendere diritti d’autore .
Speriamo che questi non comporti una cattiva pubblicità per l’amato marinaio.


Fabiana Traversi