Gaeta, vetrai dell’ex Avir sul piede di guerra

31 agosto 2010 | 23:59
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Gaeta, vetrai dell’ex Avir sul piede di guerra

Il legale: ‘Doveroso tutelare il diritto alla salute e alla salubrità dell’ambiente’

Il Faro on line – Oltre cinquanta ex dipendenti della vetreria Avir attendono fiduciosi in questi giorni l’esito dell’esposto presentato il 4 agosto scorso ai Carabinieri di Gaeta nei confronti delle società Avir Spa e Gaim Srl e nei confronti del Comune di Gaeta per una serie di inadempienze inerenti al controllo dell’area.

Più che di esposto si tratta di una vera e propria denuncia penale presentata dall’avvocato Fabio Maria Vellucci, con studio a Gaeta proprio nei pressi dell’ex fabbrica del vetro “incriminata”. Motivo: “tutelare il diritto alla propria salute e alla salubrità dell’ambiente, requisiti che, secondo gli ex vetrai, evidentemente non erano stati sufficientemente rispettati dalla proprietà”.
La decisione di adire alle vie legali, benché a distanza di qualche decennio, è scaturita dal decesso di una decina di loro colleghi, dovuto a patologie legate ai materiali altamente tossici presenti nell’ambiente lavorativo e negli utensili del processo di lavorazione e produzione del vetro. Oltre all’amianto, i vetrai dichiarano di aver inalato anche boro, ossido di arsenico, di piombo e di rame, manganese, antimonio e grafite.
“Alcune componenti delle sostanze liquide – secondo quanto si legge nella denuncia – sono penetrate nel suolo di origine sabbiosa fino a travasarsi nelle falde acquifere presenti nella zona al punto da inquinarle”.

“Considerata la pericolosità dei rifiuti in questione, l’Avir avrebbe dovuto svolgere le operazioni di bonifica in modo da evitare la dispersione nell’ambiente di queste sostanze ed in particolare delle fibre libere dell’amianto, fortemente cancerogene se inalate. In questo modo avrebbe salvaguardato la salute dei lavoratori coinvolti. Questa operazione non sembra essere stata effettuata dai responsabili dell’Avir, ma nemmeno dalla Gaim srl, società subentrata nel 2001 come acquirente dei suoli e del patrimonio aziendale. La nuova società non ha mai comunicato di aver proceduto allo smaltimento dei rifiuti tossici in idonee discariche e quindi alla bonifica dell’area. Tutt’altro. Eppure questi «rifiuti» si sono accumulati nell’ambiente e nel suolo a partire dal 1911, anno in cui l’Amministrazione Militare dello Stato Italiano cedeva parte dell’antica Piazza d’Armi alla Società Anonima Cooperativa Vetreria Federale. Le altre aree dell’antico Demanio dello Stato si sono aggiunte dal 1911 al 1937 alla proprietà attuale”.

Oltre al danno ambientale – peraltro aggravato dalla circostanza che gran parte del territorio di Gaeta è stato dichiarato sotto tutela paesaggistica e quindi sottoposto a vincolo ambientale – l’avvocato Vellucci ha evidenziato anche che “si sono verificati degli abusi edilizi”. “Difatti, la concessione edilizia n. 799 del 1977, ottenuta per il mantenimento del patrimonio industriale, è carente dei presupposti di legge”. Non solo. “Invece di richiedere un nuovo permesso di costruire, la Gaim ha depositato una denuncia di inizio attività (DIA) per i lavori di straordinaria manutenzione edilizia da effettuare sul Palazzo Rosso. Questo edificio, originariamente realizzato per ospitare gli alloggi degli operai della vetreria, ha subito recentemente una trasformazione: vi è stato effettuato un vero e proprio rifacimento, con modifiche strutturali e volumetriche, ritenute illegittime dagli ex dipendenti Avir”.

“Tali abusi – spiega l’avvocato Vellucci – sono oltremodo aggravati dal fatto che insistono su zona in massima parte ad uso industriale e non edilizio abitativo”. Le unità abitative ricavate dalla “ristrutturazione del fabbricato rosso sono state vendute a privati”. Il tutto, in contrasto con il progetto che la Gaim medesima aveva presentato al Comune di Gaeta nel 2008. Quel progetto non prevedeva costruzione di appartamenti ma un “intervento qualificato per la realizzazione di un auditorium, di uno spazio pubblico e di tanti parcheggi interrati”.
Dov’è finito questo progetto? Perché non è stato realizzato? Perché devono essere gli ex operai a dover pagare in prima persona il mancato rispetto delle leggi (bonifica dell’area) e di una trasformazione (realizzazione di civili abitazioni) che ritenuta illegittima? Una risposta a questi interrogativi potrebbe venire dal sindaco Raimondi. Intanto gli ex vetrai aspettano una risposta dal magistrato penale che, auspicano, faccia finalmente luce su una vicenda che si è trascinata per decenni e che ha visto solo e sempre soccombere i più deboli.

Anche il coordinatore cittadino del Pdl Cristian Leccese chiede che “il sindaco intervenga al più presto su una vicenda che presenta molte ombre”. “Noi – aggiunge – ribadiamo che siamo per la riqualificazione dei 24mila ettari dell’area ex Avir ma vogliamo che l’interesse pubblico prevalga sulle speculazioni edilizie che privilegiano pochi a discapito della collettività; vogliamo che quell’area diventi un polo di sviluppo e di crescita sociale, commerciale, turistica e culturale”.