Caso Del Balzo, chiesto lo scioglimento del consiglio

25 ottobre 2010 | 22:36
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Caso Del Balzo, chiesto lo scioglimento del consiglio

Tra le violazioni negli appalti, mezzi non assicurati e niente differenziata

Il Faro on line – Un fiume di attestati garantisti, di richieste di dimissioni e polemiche, quello che dal momento dell’arresto del consigliere regionale Romolo Del Balzo, sta vorticosamente inondando giornali e web. Deciso, in particolare, il commento di Pedica. “Insieme al segretario di Minturno Vito Romano ed al segretario provinciale di latina Enzo De Amicis come Italia dei Valori a seguito dell’arresto del consigliere Romolo del Balzo chiediamo lo scioglimento del consiglio comunale di Minturno”, a chiederlo è il senatore Idv del Lazio Stefano Pedica. “Più volte – aggiunge Pedica – abbiamo denunciato l’esistenza di una forma organizzata di mafia nel Lazio e soprattutto nell’hinterland di Latina, la notizia degli arresti inerenti il traffico di rifiuti che vedono coinvolto il consigliere del Pdl e gli amministratori omunali non ci ha lasciati sorpresi. La gestione dei rifiuti è un settore dove la criminalità organizzata riesce a subentrare anche grazie ai favori e al coinvolgimento di alcuni politici. Fino alla conclusione del lavoro della magistratura Del Balzo faccia un passo indietro e si dimetta dalla carica di consigliere regionale. Chiediamo al pdl di fare opera di pulizia all’interno del proprio partito visto e considerato che i suoi esponenti dal locale al nazionale hanno a che fare più con le aule di giustizia che con quelle delle istituzioni”.
‘Galantuomo’, così definisce invece Del Balzo, Antonio Paris, capogruppo del Gruppo Misto alla Regione Lazio. “Ritengo – precisa Paris – che in casi come questo prima di proclamare sentenze attraverso comunicati stampa, si debba attendere con serenità e fiducia che la giustizia faccia il suo corso. Mi meraviglio di come esponenti di partiti noti per il loro autodefinirsi garantisti siano pronti a condannare prima del giudizio. Sono convinto che Del Balzo, che io considero un galantuomo – conclude Paris – dimostrerà la sua estraneità ai fatti”.
“L’operazione che si è compiuta nel sud del Lazio e che ha visto l’arresto del consigliere regionale e presidente della Commissione lavori pubblici e della casa del Consiglio regionale Romolo Del Balzo, ha, a quanto apprendiamo, delle basi robuste, poiché una serie di fatti oggettivi e incontrovertibili sono stati riscontrati dagli investigatori in un’inchiesta durata due anni”, ha affermato invece il presidente e capogruppo regionale dei Verdi del Lazio per la Costituente Ecologista, Angelo Bonelli. “Se da un lato, infatti, c’è da aspettare il compimento delle indagini per identificare le responsabilità effettive delle persone sottoposte a procedimento cautelare – continua – dall’altro bisogna dire che i segnali e gli indizi riscontrati dagli inquirenti tracciano un panorama inquietante e per certi verso analogo a ciò che successo negli ultimi 16 anni in Campania. Finta raccolta differenziata, evasione contributiva, presenza di discariche abusive, attrezzature non idonee e obsolete, sub appalti senza regole, sono tutti gli ingredienti che sono all’origine della crisi Campana e che troviamo anche nell’inchiesta di Minturno. Queste crisi che troppo spesso si rinfacciano agli ecologisti per la loro opposizione alle insalubri e pericolose discariche e agli inquinanti e cancerogeni inceneritori, sono in realtà provocate dagli omessi controlli da parte degli amministratori, dalla commistione con la criminalità organizzata e dall’affidamento di questi servizi a imprese senza scrupoli. Questa vicenda, inoltre, ribadisce che i servizi di gestione dei rifiuti non possono essere affidati ai privati, poiché troppe sono le zone d’ombra che si formano nel rapporto tra imprese e politica. Ora in attesa che gli inquirenti lavorino è indispensabile che il consigliere Del Balzo rassegni le dimissioni da tutte le cariche anche perché sarebbe impensabile discutere in consiglio regionale sul piano rifiuti del Lazio con un simile macigno sulla testa”. “Siamo certi che il consigliere Romolo del Balzo sarà in grado di dimostrare l’estraneità ai fatti – ha dichiarato al contrario Luca Malcotti, assessore alle Infrastrutture e Lavori Pubblici della regione Lazio. “E – aggiunge – siamo fiduciosi nella magistratura”.

Eccolo, in versione integrale, il comunicato ufficiale della Guardia di Finanza di Formia, relativo all’inchiesta sui rifiuti, in cui, tra l’altro, si evita di nominare i soggetti coinvolti.

“Questa mattina (ieri, ndr) i Baschi Verdi del Gruppo della Guardia di Finanza di Formia hanno dato esecuzione a sette ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti soggetti coinvolti nell’inchiesta sull’appalto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani del comune di Minturno.
L’attività era iniziata nell’agosto del 2008 con l’individuazione ed il sequestro di due aree, ubicate nel comune di Minturno, illecitamente adibite a stoccaggio e smaltimento di rifiuti industriali, pari a mq. 30.000, nonché di un quantitativo di scarti pari a circa kg 84.000. Le ordinanze di custodia cautelare, richieste dal Pubblico Ministero della Procura di Latina che dirige le indagini, il dott. Giuseppe Miliano, sono state disposte dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Latina, dott. Costantino de Robbio e fanno seguito a quelle già applicate nel dicembre dello scorso anno nei confronti di un imprenditore di Cassino e di un pubblico funzionario del Comune di Minturno.
Ai soggetti coinvolti (due imprenditori di Cassino, due di Minturno e tre pubblici funzionari del Comune) vengono contestati i reati di concorso in frode nell’esecuzione di pubblici appalti  e pubbliche forniture nonché di truffa ai danni di Enti Pubblici. Il Giudice per le Indagini Preliminari ha inoltre disposto il sequestro per equivalente di 3 società aventi sede in Roma ed operanti su tutto il territorio nazionale, nonché di beni mobili, immobili e conti correnti per un valore di circa 15 milioni di euro. Gli accertamenti hanno permesso di acclarare che le società coinvolte eseguivano le prestazioni in difformità da quanto sottoscritto nell’appalto. Più in particolare, sono stati riscontrati la mancata corresponsione dei contributi previdenziali ai dipendenti, la mancata o difforme esecuzione del servizio, la mancata esecuzione della raccolta differenziata, l’impiego di mezzi ed attrezzature obsoleti e non funzionanti, il trasferimento di mezzi e mano d’opera da un appalto all’altro, l’esercizio del servizio con automezzi privi della prevista copertura assicurativa, il tutto pur ricevendo, con la compiacenza di funzionari e pubblici amministratori, regolari liquidazioni e spettanze”.