Stupro di gruppo a Montalto: indagati rinviati a giudizio

10 febbraio 2011 | 00:37
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Stupro di gruppo a Montalto: indagati rinviati a giudizio

Due delle famiglie avrebbero messo in vendita tutti i loro beni per evitare di pagare il risarcimento danni

Il Faro on line – Sono stati rinviati a giudizio otto ragazzi di Montalto di Castro, in provincia di Viterbo, accusati di stupro di gruppo ai danni di una quindicenne di Tarquinia, avvenuto la notte tra il 31 marzo e il primo aprile 2007, durante una festa di compleanno. Lo ha deciso oggi il Gup del
tribunale dei minori di Roma. La prima udienza del processo si terrà il 23 giugno prossimo.
I giovani, ora tutti maggiorenni, in un primo momento furono sottoposti alla cosiddetta ‘messa in prova’ per 28 mesi. Si tratta di una norma che prevede la sospensione del processo e l’affidamento ai servizi sociali dei minori responsabili di gravi reati. Alla fine del periodo di osservazione, se l’esito è giudicato positivo, il reato viene dichiarato estinto. Ma il beneficio fu revocato dopo alcuni mesi perchè l’ambiente in cui vivevano i ragazzi non venne ritenuto idoneo al ravvedimento. In particolare, a indurre i giudici a sospendere la prova fu una trasmissione televisiva i cui partecipanti, tutti loro concittadini, solidalizzarono con gli imputati e insultarono la vittima.
In precedenza, decine di donne avevano indetto una manifestazione di piazza in difesa del sindaco di Montalto Salvatore Carai finito al centro di roventi polemiche per aver anticipato alle famiglie dei ragazzi le spese legali, circa 6mila euro ciascuno. Una decisione per la quale la Corte dei Conti, nell’aprile scorso, lo ha condannato a risarcire 15mila euro alle casse comunali. La famiglia della ragazza e alcune associazioni si costituiranno parte civile.

Stando a indiscrezioni sembrerebbe che almeno due delle famiglie degli otto ragazzi avrebbero messo in vendita tutti i loro beni. Lo ha rivelato il legale della famiglia della vittima, l’avvocato Leonardo Paciotta, durante l’udienza preliminare conclusa con il rinvio a giudizio di tutti gli indagati. Secondo il legale, le due famiglie avrebbero voluto liberarsi dei propri patrimoni per evitare di pagare il risarcimento danni alla ragazza stuprata in caso di condanna dei rispettivi figli. L’avvocato Paciotti ha anche esibito al Gup del tribunale dei minori di Roma la richiesta di blocco dei beni presentata al tribunale civile di Civitavecchia e ha precisato che i giudici si pronunceranno in merito nel giugno prossimo.