Racconti di intercultura all’Anco Marzio

7 aprile 2011 | 00:30
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Racconti di intercultura all’Anco Marzio

La scrittrice e giornalista italo-somala igiaba scego osipte del liceo

Il Faro on line – Ancora una volta il Liceo Anco Marzio si è dimostrato all’avanguardia nelle scelte formative e ha offerto a studenti e docenti la possibilità di riflettere insieme, come ha affermato in presentazione la docente organizzatrice dell’evento Tina Del Monaco, “in chiave interculturale sull’essere italiani e l’essere migranti nel 150° anniversario della nostra unificazione”.
Questa mattina, per aggiungere un prezioso contributo in tal senso, nell’aula magna della sede centrale è stata ospite d’onore Igiaba Scego, scrittrice e giornalista ( collabora con l’Unità e l’Internazionale ) di origine somala che ha raccontato la sua esperienza di figli di migranti venuti in Italia. “ All’inizio non sapevo molto del perché fossi nata qui – ha detto la Scego – da grande ho poi scoperto di essere legata, nel mio piccolo, alla Storia”. Infatti, suo padre è stato un noto politico somalo prima del colpo di Stato militare in seguito al quale fu costretto all’esilio come molti suoi connazionali che non volevano essere conniventi col nuovo regime.
“Con il tempo ho capito che potevo essere sia italiana sia somala senza stabilire una gerarchia – ha continuato la scrittrice – e mi sembra assurdo che nel nostro Paese dopo 150 anni di unità non ci si sappia pensare con nazione “. Dopo aver letto alcuni passi dal suo ultimo libro La mia casa è dove sono pubblicato con Rizzoli, Isaba Scego si è resa disponibile ad un fruttuoso scambio di pensiero con docenti e studenti visibilmente attenti ed interessati ai temi dell’immigrazione e dell’incontro di culture. E non sono mancati inviti diretti di letture e sviluppo del senso critico perché “ l’unica arma che abbiamo per comprendere, almeno in minima parte, il mondo odierno è l’informazione”. 
“Per capire l’immigrazione di oggi – ha affermato la giornalista rispondendo alle domande – l’Italia ha bisogno di ricordare gli anni del suo colonialismo, di affrontare il suo razzismo non elaborato, di cominciare un lavoro sull’immaginario collettivo per cancellare gli stereotipi deficitarii alla costruzione di un Paese migliore”.
Purtroppo, sembra che ormai l’homo italicus abbia perso la sua capacità di indignarsi, stia perdendo il senso minimo dell’umanità. Isaba Scego ha poi concluso criticando la Carta di Dublino e lanciando una provocazione che speriamo venga accolta al più presto: “Forse dovremmo costruire una società globale dove il diritto al viaggio sia annoverato nella schiera dei diritti umani”.
Daniele Taurino