Maxi evasione da 26 milioni di euro, un arresto

8 aprile 2011 | 00:21
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Maxi evasione da 26 milioni di euro, un arresto

Imprenditore accusato di bancarotta. in cella due collaboratori

Il Faro on line – Imposte evase per 26,6 milioni e distrazione di capitali per 52,5 milioni. Queste le accuse mosse dalla Procura di Roma al costruttore Raffaele di Mario, titolare del gruppo Dimafin, arrestato nella capitale. Il gruppo Dimafin ha acquistato nel 2004, per 34 milioni di euro, Palazzo Sturzo, nel quartiere Eur, a Roma, che per 40 anni Š stato la sede della Dc. Al centro dell’inchiesta della procura capitolina la vendita per 108 milioni a Banca Italease del centro commerciale Dima Shopping Bufalotta, nella periferia nord-est di Roma. In manette, insieme a Raffaele Di Mario, anche Lucio Giulio Capasso e Paola Ronzio, titolari di cariche sociali all’interno del gruppo, dichiarato fallito dal Tribunale di Roma lo scorso 29 marzo. All’immobiliarista, originario di Isernia, vengono contestati i reati in relazione al fallimento, dichiarato lo scorso novembre, della società Niccodemi, riconducibile alla galassia Dimafin, e alla vendita per 108 milioni a Banca Italease del centro commerciale “Dima Shopping Bufalotta”.
Secondo gli inquirenti la Niccodemi non avrebbe pagato imposte per 26,6 milioni sulle plusvalenze ottenute dalla vendita e in seguito sarebbe stata svuotata del capitale e portata al fallimento con distrazioni per complessivi 52,5 milioni, per lo più in favore della società Primula, anch’essa riconducibile a Di Mario.
Gli uomini delle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Valutaria,, coordinati dai pm Maria Francesca Loy, Giuseppe Cascini e Maria Sabina Calabretta, e dall’aggiunto Nello Rossi, hanno anche effettuato sette perquisizioni e sequestri preventivi di beni immobili a Pomezia, dove Di Mario possiede, tra l’altro, il polo alberghiero Hotel Selene, affiliato alla catena Best Western e diversi impianti sportivi.
Le indagini hanno evidenziato condotte fraudolente in relazione alla vendita del centro commerciale dalla Niccodemi all’istituto di credito Italease, con un contratto di “sale & lease back”. La banca, secondo quanto spiegato dagli inquirenti, ha poi stipulato un contratto di leasing con la Dimafin per la gestione del Dima Shopping Bufalotta.
“Questa operazione immobiliare – si legge nel provvedimento cautelare – appare palesemente finalizzata ad imputare l’ingente plusvalenza realizzata e il relativo onere fiscale in capo alla Niccodemi, società formalmente estranea al gruppo Di Mario destinata ad essere completamente svuotata del suo patrimonio e a divenire inadempiente nei confronti dell’erario per 26 milioni e 630mila euro”.
Secondo il gip Marina Finiti “i flussi finanziari erogati da Italease alla Niccodemi per la vendita del centro commerciale Dima Shopping Bufalotta sono stati quasi interamente distratti in favore di società riconducibili al Di Mario”, intestate a prestanome. Circa 40 milioni sarebbero stati distratti in favore della società Primula e altri 11,7 alla società M2, in relazione a fatture emesse per operazioni inesistenti. Non si esclude che le somme fatte sparire dalle casse societarie siano ancora superiori a quelle finora accertate. In merito, infine, al fallimento di Dimafin (la holding del gruppo), Dima Costruzioni, Cogest e altre 7 società collegate, dichiarato lo scorso 29 marzo, la Procura di Roma ha aperto un nuovo fascicolo di indagine.

Per dovere di cronaca va specificato che un arresto, per quanto sensazionale, non equivale ad una condanna. Per ora resta in campo l’ipotesi accusatoria degli inquirenti, ma le eventuali prove di colpevolezza potranno essere definite solo nel corso di un dibattimento in Tribunale. E comunque la legge italiana prevede tre gradi di giudizio.