Un’opportunità nel nome della tutela e dello sviluppo sostenibile
Il Faro on line – Presso l’auditorium del Centro Visitatori del Parco Nazionale del Circeo è stato presentato il Piano del Parco la cui adozione da parte del Consiglio Direttivo dell’Ente è prevista entro la fine dell’anno. Il Piano è composto dalla relazione vera e propria di Piano con 5 tavole di progetto tra cui quella della zonizzazione, da un atlante con 24 tavole tecniche di riferimento, dalle norme tecniche di attuazione e dal regolamento. Il Presidente dell’Ente Parco, Gaetano Benedetto, ha svolto la relazione generale in cui ha illustrato i punti salienti del Piano affermando che “questo rappresenta un’opportunità per tutti e che dopo moltissimi anni è il primo strumento di programmazione che dà una visione d’insieme, organica e coerente, alla gestione del territorio”; ha inoltre sottolineato che il Piano “unisce tutela e sviluppo e mira a rendere le attività di promozione economiche e sociali sinergiche a quelle di conservazione affrontando e risolvendo in una chiave di sviluppo sostenibile, nel rispetto della legislazione vigente, questioni annose”. Benedetto ha quindi sostenuto la necessità di “trasformare i vincoli in opportunità uscendo dall’inutile e rischiosa battaglia di azzeramento o aggiramento di questi “; in particolare ha sostenuto che occorre “individuare nelle procedure vincolistiche gli strumenti per realizzare gli interventi” ed “affermare con fierezza ed orgoglio i valori alla cui tutela sono preposti i vincoli”. In questo modo secondo il Presidente del Parco è possibile “rafforzare e promuovere un’identità territoriale coerente con i valori esistenti e quindi trasferire quest’identità a prodotti ed offerta turistica”. Per raggiungere questo obiettivo fondamentale e strategico occorre però “costruire una sinergia istituzionale che ancora per motivi meramente politici stenta ad affermarsi”.
Sulla base di quanto indicato dal Consiglio Direttivo, il Presidente Benedetto ha quindi illustrato come ci sia
una possibilità tramite il Parco di promuovere “tanti parchi”. Infatti il Parco Nazionale del Circeo rappresenta una straordinaria “sintesi” dei beni culturali ed ambientali italiani che può consentire una promozione differenziata rivolta a target di pubblico eterogenei. Dopo aver illustrato le varie opportunità di questo approccio, e dopo soprattutto aver evidenziato come esista un’enorme potenzialità che ancora non si coglie a pieno legata alla promozione delle attività sportive e più ingenerale alle attività all’aria aperta, il Presidente dell’Ente Parco ha relazionato come lo sforzo fatto per la zonizzazione sia stato proprio in funzione di una “flessibilità che rendesse possibile anche gli interventi a sostegno delle attività economiche sostenibili attraverso uno snellimento delle procedure autorizzative”. La zonizzazione proposta supera così lo schematismo rigido della legge quadro, che prevede solo 4 differenti tipologie di aree con relativi vincoli, e tramite le sottozone arriva ad identificare 14 differenti tipi di aree con vincoli modulati e differenziati. Per
arrivare a tale risultato il Presidente ha ricordato come sia stata tenuta in debito conto la normativa comunitaria e la pianificazione regionale, come siano state prese a riferimento ben 24 carte tecniche oltre i piani regolatori.
Dopo l’illustrazione generale della zonizzazione Benedetto ha quindi illustrato alcuni comparti cruciali del Piano iniziando dal sistema dei laghi e del lungomare per i quali il Piano ritiene necessiti “di significativi interventi di riqualificazione che rafforzino le caratteristiche ambientali e diminuiscano gli impatti della fruizione”. Tra gli obiettivi specifici quello di implementare il percorso importante già avviato con i Comuni per la salvaguardia delle dune, quello della valorizzazione del miglioramento della tutelare dell’area della “strada interrotta” e del Lago Monaci, quello della gestione di ambiti di alta naturalità anche sulla fascia dunale, quello del contrasto ad ogni forma di espansione del sistema delle ville. In relazione alla strada lungomare è stato con chiarezza affermato che il Piano no ne prevede la chiusura bensì un intervento modulare, progressivo e partecipato, per diminuire la pressione veicolare nei periodi di punta. In particolare viene
ipotizzata una fase sperimentale limitata che prevede una ZTL oraria e stagionale con un sistema di posteggi a pettine. Il Piano ritiene poi che il lungomare del Parco debba essere caratterizzato da una pista ciclabile per tutta la sua lunghezza.
In relazione alla Foresta si è illustrato come si sia cercato un meccanismo che rafforzi la tutela del sistema senza far venire meno i presupposti della fruizione e come siano state quindi individuate tre diverse gradazioni di vincolo. Riguardo il problema della Migliara 53 il Piano supera il dibattuto problema della chiusura affermando che ad oggi non esistono le condizioni per prevederla e poterla gestire; il Piano indica quindi una serie di misure per diminuire l’impatto della strada (limite di velocità, dossi di rallentamento, limitazione notturna) e ipotizza soluzioni strutturali possibili per risolvere il problema della continuità ecologica quali la realizzazione di “pontonate” di attraversamento. Una zonizzazione simile a quella della Foresta, cioè funzionale a mantenere il massimo della tutela senza ledere la possibilità di fruizione, è stata predisposta per l’Isola di Zannone. A tale proposito è stato richiamato il Protocollo d’intesa sottoscritto con il Comune di Ponza.
Tra gli argomenti spinosi trattati da Benedetto quello delle serre a Molella e quello della darsena del lago di Paola. Per Molella gli obiettivi di Piano tendono a salvaguardare le attività esistenti aumentandone la compatibilità ambientale e quindi guidare un sviluppo progressivo del sistema agricolo verso produzioni biologiche; il tutto aumentando il livello di protezione del sistema spondale del lago e diminuendo l’impatto paesaggistico. Benedetto ha riferito di un lavoro molto proficuo svolto con gli agricoltori di Molella che, dopo una complessa verifica delle legittimità delle attività esistenti, ha portato ad una condivisione generale delle soluzioni ipotizzate dal Piano: viene fissata una fascia di rispetto di 150 m dalla rive del lago entro cui è vietata ogni tipologia di nuova serra fissa mentre sono ammesse le serre stagionali e/o removibili con esclusione di una fascia di 50 metri dalla sponda. Fatto salvo l’esistente accertato come legittimo, la copertura a serre di qualunque natura e tipo non può superare il 20% per le proprietà superiori ai 3 ettari e il 40% per quelle inferiori ai 3 ettari; le percentuali potranno aumentare al 30% e al 50% qualora anche quelle esistenti a produzioni biologiche; le serre fisse nuove sono ammesse solo per produzioni biologiche (o in avviamento al biologico). Inoltre ogni tipologia di serra nuova non è ammessa entro il 50 m dalla Foresta Demaniale e ogni nuova autorizzazione dovrà considerare un piano aziendale che tenga conto di mitigazione ambientali e paesaggistiche oltre che di disciplinari certificati di produzione.
In relazione alla darsena il presidente Benedetto ha illustrato nel dettaglio la situazione vincolistica
esistente, ho documentato la posizione espressa dall’Unione Europea, ha fatto vedere con le aerofotogrammetrie come l’unica possibilità compatibile esista se si prende in considerazione l’ex avanotteria sita nei pressi del Canale Romano. Benedetto ha sottolineato con forza che questa è una scelta oggettiva, fortemente supportata sul piano tecnico giuridico, essendo l’area interessata fori dal lago e già interessata da interventi di artificializzazione. Ha ribadito che questa scelta può avvenire solo nell’immodificabilità dei luoghi e previa ogni valutazione ambientale preventiva da farsi al progetto.
Infine e’ stata trattata la problematica di una riperimetrazione del Parco che porti al di fuori di questo
alcune delle aree urbanizzate. Queste richieste, sostenute in particolare dalla Provincia di Latina e dal
Comune di San Felice per la zona della Cona e più in generale per l’area urbana esterna al centro storico e
verso il porto, non trovano il consenso del Parco. Benedetto non solo ha ricordato una serie di motivazioni
storiche e giuridiche (la nascita di Sabaudia contestuale al Parco, la natura delle legge quadro sulle aree
protette che prevede i centri abitati posano essere all’interno dei parchi per meglio gestirne servizi e
coglierne le opportunità), ma sempre con le aerofotogrammetrie ha illustrato i rischi di un eventuale
addensamento dell’edificato; ha quindi ribadito che i piani regolatori esistenti sono fatti salvi dalla legge
istitutiva dell’Ente Parco e che quindi se le richieste avanzate non erano finalizzate alla concessioni di
volumetrie ulteriori, ogni risposta si poteva trovare all’interno della regolamentazione. A tal fine il
Presidente del Parco ha affermato che per queste zone fortemente urbanizzate il regolamento non prevede il nulla
osta per tutti gli interventi che non abbiano incrementi di cubatura, cambi di destinazioni d’uso, cambi dei
prospetti estetici.
Il Direttore del Parco, dott. Giuliano Tallone, ha presentato l’ipotesi dell’ampliamento a mare del Parco, già
accolta con attenzione dagli enti locali, con l’idea di utilizzare i vincoli già esistenti europei (ZPS e Siti
di Importanza Comunitaria a mare) per attivare una gestione di conservazione delle risorse marine e di sviluppo
turistico delle attività subacquee e del diporto, come è già stato fatto in numerose altre realtà italiane e
estere. In relazione agli aspetti naturalistici, il Dott. Riccardo Copiz (collaboratore dell’Ente Parco), ha illustrato il lavoro svolto, in parallelo al Piano, finalizzato alla definizione della Rete ecologica del suo territorio. Attraverso questo studio è stata analizzata e sistematizzata tutta la mole di informazioni derivanti dalle ricerche precedenti, sia quelle svolte a scala di specie (flora e fauna), sia a livello di comunità (habitat) che di paesaggio. Inoltre, molti dati sono stati integrati e aggiornati con informazioni inedite raccolte durante il lavoro. E’ stato così possibile definire le aree di maggior importanza in termini di biodiversità (aree core e buffer della rete ecologica) e quelle funzionali alla connettività (connessioni primarie e secondarie), oltre agli elementi che rappresentano ad oggi delle barriere più o meno impermeabili. Queste indicazioni sono state fondamentali per poter redigere la carta della zonizzazione del Parco, un territorio riconosciuto come nodo fondamentale della Rete ecologica europea Natura 2000 e comprendente 4 Zone umide di importanza internazionale (Riserve Ramsar) e 1 Riserva della Biosfera (Programma Man and Biosphere – Unesco), oltre a 5 Riserve Naturali Statali.