Porto commerciale, l’Udc “chiama” il referendum

11 dicembre 2011 | 04:11
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Porto commerciale, l’Udc “chiama” il referendum

“Troppe promesse non mantenute negli anni”

Il Faro on line – “Siamo stufi che Fiumicino venga considerata terra di conquista. Raddoppio dell’aeroporto, Interporto, porto turistico, centri commerciali, discariche, inceneritori. E ora anche il porto commerciale. Ma quali vantaggi abbiamo avuto da queste opere. Qualcuno si è preoccupato dei cittadini? Qualcuno ha fatto i conti con l’inquinamento ambientale e acustico? Con una viabilità al collasso? Con l’erosione che rischia di cancellare le spiagge di Focene e Fregene?” L’analisi è del gruppo consiliare Unione di Centro. “La crescita di questa città – afferma l’Udc – non può avvenire in maniera disordinata come accaduto fino a oggi, ma coinvolgendo i cittadini. Come? Attraverso un referendum popolare. Fiumicino deve essere coinvolta nelle scelte strategiche o rimarremo in preda dei grandi imprenditori che fanno affari d’oro sulle spalle dei cittadini. L’Udc locale non è contraria alla crescita. Ma dice no alle false promesse. Basta con la leggenda dei posti di lavoro facili. Stop alle bugie delle aziende locali coinvolte nella realizzazione di queste grandi opere. Stop con il benessere economico che poi si trasforma sempre in guadagni per gli imprenditori e nessuno per i cittadini e la città. Basterebbe dare un’occhiata all’aeroporto. I nostri giovani vengono sfruttati con contratti da fame per tre mesi l’anno, poi lasciati a riposto sei mesi e ripresi ancora per tre mesi. Le aziende? Ancora peggio, guardare cosa è successo all’Argol. Risposte concrete in questi casi non ce ne sono. Fino a oggi non c’è stata alcuna regolamentazione e nessun vantaggio per Fiumicino, perché il porto commerciale (nella foto il progetto) dovrebbe essere diverso? Chi ci assicura che i 2mila posti di lavoro sventolati vadano a tamponare l’emorragia occupazionale che vive la nostra città? Siamo convinti che la Darsena pescherecci sia fondamentale per dare sicurezza a un asset, quello della pesca, che fino a oggi ha vissuto di false speranze. Ma prima di dare il via a una nuova mastodontica opera che cambierà la fisionomia del nostro comune per sempre, occorre il consenso della città”.