
La miopia e l’arroganza della vecchia politica liquida senza riserve la protesta popolare. Ma sbaglia a sottovalutare il messaggio che c’è dietro
Il Faro on line – Un “manifesto” non è soltanto un pezzo di carta appeso a un muro, ma l’espressione di un’idea, l’adesione a dei principi, la nascita di qualcosa di più grande, lo sfogo di chi non ha altro mezzo per far sentire la propria voce e dunque testimonia la mancanza di democrazia in un certo luogo e in un certo tempo. Quando è clandestino, poi, assume un significato ancor più profondo, che solo chi è profondamente ripiegato su se stesso, i propri interessi e il proprio modo di vedere le cose può non capire.
Tanto per dare un’idea di cosa vogliamo dire, si chiamò “Manifesto” anche il documento “Per un’Europa libera e unita. Quel progetto di un manifesto fu redatto da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi durante il periodo di confino negli anni ’40. In quel tempo di prigionia, di assenza di libertà, ci si rese conto che era necessario creare una forza politica esterna ai partiti tradizionali, inevitabilmente legati alla lotta politica nazionale, e quindi incapaci di rispondere efficacemente alle sfide della crescente internazionalizzazione. Questa forza politica nacque poco tempo dopo: il Movimento Federalista Europeo.
Facile obiezione: quello era un manifesto intriso di idee, qui a Fiumicino abbiamo visto solo manifesti pieni di offese. Obiezione respinta: fermarsi alla sola forma vuol dire per l’ennesima volta essere quantomeno miopi. In quei manifesti per i B4a – in particolare – c’è espressa tutta l’amarezza per un modo di amministrare che ha badato più ai grandi interessi che a quelli della miriade di piccoli possidenti locali che hanno un pezzo di terra spesso frutto solo eredità familiari; denunciano l’arroganza di chi ha tenute le carte nei cassetti credendo che alla fine la propria personale forza politica avrebbe sistemato le cose comunque, segnalano l’incapacità di prevedere cosa sarebbe accaduto. Altro che offese… – Guarda la fotogallery –Manifesti che ovviamente non sono stati graditi ai piani alti i quali – raccontano voci di corridoio – hanno pensato bene di alzare la voce brandendo il proprio ruolo come fosse un maglio pronto ad abbattersi sui contestatori. Altro fulgido esempio… di democrazia compiuta. Ecco perché quei “manifesti” non sono poi così distanti da quello di Ventotene. Nel quale – guarda caso – due dei tre capitoli parlavano della “crisi della civiltà moderna” e della “riforma della società”. Non notate anche voi qualcosa di estremamente attuale in questi “capitoli”?
E tanto per non essere codificati in una parte politica, ricordiamo un altro importantissimo “manifesto” della storia italiana, quello di Marinetti. Il Manifesto del futurismo fu scritto da Filippo Tommaso Marinetti e rilasciato in forma declamatoria per fornire una raccolta concisa di pensieri, convinzioni e intenzioni dei Futuristi il 20 febbraio 1909. Uno degli articoli più particolari è il numero 9, nel quale la guerra viene definita come una specie di bisogno per lo spirito umano, una purificazione che permette e favorisce l’idealismo. E’ stato sottolineato come questa definizione data dai Futuristi abbia in seguito influenzato i movimenti di massa che pochi anni dopo hanno dato consistenza al totalitarismo, principalmente in Italia, Germania e, in forma differente, in Russia. Nel testo si legge anche: “canteremo le maree multicolori e polifoniche delle rivoluzioni nelle capitali moderne”. Mettendo insieme il richiamo alle armi e quello alla rivoluzione, pensare a cosa sta accadendo in questi giorni fa scorrere un brivido lungo la schiena.
Forse accostare Fiumicino a cotanta Storia è un’operazione in qualche modo forzata. Ma il richiamo alla morte fatto per le strade di Isola Sacra, con i manifesti funebri, pur senza voler essere un’esplicita minaccia dà il senso dell’esasperazione. Che non trova sponda nel dialogo – vista l’incapacità di confronto pacato da parte di certa “alta” politica locale – e che genera una reazione uguale e contraria. Una cosa è certa: dietro quei pezzi di carta attaccati ai muri non c’è l’esuberanza giovanile di qualche scapestrato, ma l’amarezza compiuta di chi ha già fatto un percorso di vita ed è profondamente deluso. Per questo – fosse anche solo per questo – quei manifesti non vanno ignorati, né nascosti, né criminalizzati, né sottovalutati. Certo si può dissentire, ma vanno analizzati, compresi e, se si è capaci – superati con i fatti e con risposte concrete rispetto alle esigenze dei cittadini.
Angelo Perfetti
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I commenti
I manifesti di Fiumicino su B4a, ICI, IMU difendono interessi personali più o meno leggittimi, non voglio entrare nel merito, accostarli al manifesto di Ventotene che difendeva interessi di intere popolazioni nel rispetto della collettività mi sembra come minimo azzardato. Riguardare il testo del manifesto di Ventotene per una attenta rilettura.un saluto
Maria Carla Mignucci
♦ In home page la puntata settimanale di “Dentro Fiumicino”, approfondimento del Faro on line sull’attività politica locale. Per una visione senza interruzioni si consiglia di cliccare sull’icona YouTube appena sotto al video.