Il pasto gentile, alimentazione nonviolenta e saggezza tibetana

14 giugno 2012 | 15:49
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Il pasto gentile, alimentazione nonviolenta e saggezza tibetana

Il Faro on line – Che cosa c’è nel nostro piatto? Quanta crudeltà e violenza si cela dietro una frittata, un antipasto di mare, una cotoletta…! L’uomo addomestica la natura per favorire lo sviluppo di alcune piante a scapito di altre; con gli innesti modifica i frutti, grazie alla concimazione stimola la pianta a produrre di più. Con il supporto della tecnologia, della genetica e della chimica seleziona semi più resistenti e prodotti più gradevoli alla vista. Gli allevamenti intensivi provocano sulla terra un devastante impatto con la produzione di deiezioni, con l’elevato consumo di cereali e acqua. Che cosa accadrà se non cambiamo tutto questo?

“Nessun animale, nemmeno quello meglio trattato durante la sua esistenza nel migliore degli allevamenti biologici, desidera morire di morte violenta: di fronte al mattatoio tutti gli esseri senzienti – nessuno escluso – provano terrore e implorano soccorso. Non esistono, in quel contesto, differenze di alcun tipo. La fiaba della fattoria felice, con uomini e altri animali che convivono spensierati, è per l’appunto una fiaba, priva di qualsiasi riscontro nella realtà, se l’epilogo è l’uccisione per futili motivi di alcuni protagonisti della storia: e uccidere animali per nutrirsi o vestirsi, al giorno d’oggi, è un motivo futile, assolutamente non necessario”. (Lorenzo Guadagnucci)

“L’attitudine di chi aderisce alla “filosofia” vegana, è l’apertura: apertura al mondo, agli altri esseri umani, agli esseri viventi, alla natura che ci circonda. Apertura è il contrario dell’arroccamento su tradizioni e abitudini che si finisce per assimilare senza farsi domande; è il contrario dell’adesione conformista e irriflessiva ai comportamenti della maggioranza; è una propensione a riconoscere nell’altro una diversità preziosa, una soggettività con la quale confrontarsi, escludendo a priori ogni possibilità di gerarchia e sopraffazione”. (Lorenzo Guadagnucci)

“Scegliere uno stile di vita vegan nella pratica di tutti i giorni significa scegliere prodotti e servizi che non hanno comportato l’uccisione o lo sfruttamento degli animali. Significa evitare di partecipare a eventi, feste e altro basati sullo sfruttamento animale. Non si deve pensare a una vita di rinunce, ma basata su scelte diverse e consapevoli, grazie alle quali si scoprono nuove opportunità. Ci sono poi delle conseguenze ‘indirette’ da non sottovalutare. Seguire uno stile di vita vegan comporta un risparmio delle risorse della terra, significa inquinare meno, significa più cibo per tutti. Tutte motivazioni importanti, anche se quella fondamentale è non voler uccidere e sfruttare altri animali” (Dora Grieco)

L’autore

Giuseppe Coco, fisioterapista, appassionato di cucina, grazie alla formazione in Medicina Tradizionale tibetana ha approfondito il rapporto fra alimentazione vegana e salute. 
In collaborazione con l’Accademia Internazionale per la Medicina Tradizionale Tibetana (IATTM) tiene i corsi di Karse Rigpa (Dietetica Tibetana).
Partecipa al primo gas vegano di Firenze (GasVegando) e con alcuni amici cura la trasmissione radiofonica Restiamo Animali (www.controradio.it).
Ha scritto Il tesoro della salute (Infinito edizioni, 2009) e, con Franco Battiato, Sowa Rigpa (Infinito edizioni, 2010).

Il pasto gentileAlimentazione nonviolenta e saggezza tibetana
(Infinito Edizioni – pag 142 € 12,00)