“Ciociaria, quante ricorrenze dimenticate”

23 agosto 2012 | 15:00
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“Ciociaria, quante ricorrenze dimenticate”

Riceviamo e pubblichiamo l’appello di un nostro lettore

Il Faro on line – Un personaggio di qualsiasi livello e corrente politica che viene insignito di una carica pubblica, immediatamente viene fatto oggetto di saluti e auguri e encomi ecc. da tutti i personaggi politici principalmente e non, in vista o non. E’ commovente questo reciproco rispetto che hanno tra di loro e per gli incarichi rivestiti! E’ una vera e propria gara a chi saluta per primo!  E queste salutazioni occupano, in generale, le prime pagine sia dei siti web  sia della carta stampata, prevaricando su qualsiasi altra notizia sicuramente  più interessante per il lettore che non il saluto di Ponzio per Caio.

Intanto l’anno scorso si è dimenticato in tutta la Ciociaria storica di salutare  chi lo avrebbe meritato veramente e cioè Ferdinand Gregorovius, primo etnografo della Ciociaria: stiamo parlando dello studioso che per primo, già nel 1850 circa,  ha parlato della Ciociaria, che per primo ha descritto le cioce e il cappello a punta, che per primo ha evidenziato e sottolineato il cromatismo acceso e unico dei vestiti indossati da donne e uomini, che per primo ha parlato di quella specie di busto fatto di stecche di legno indossato dalle donne, che per primo ha evidenziato il mestiere del modello, che per primo ha descritto e ammirato il costume ciociaro e la grazia delle donne ciociare in una processione a Cassino, che per primo per lunghi mesi e non una volta sola, ha battuto a cavallo o a piedi tutta la regione per scoprirne e registrarne gli aspetti e la situazione economica e sociale e folklorica ma anche le antiche città di Anagni di Alatri di Veroli di Priverno di Norma, di Capo Circeo…

Quest’anno abbiamo speso migliaia di saluti per i personaggi più variegati, quasi tutti inutili per la comunità,  ma abbiamo dimenticato di dare i saluti ad Anacleto Verrecchia, un altro grande ciociaro, stimato e considerato negli ambienti accademici e culturali del mondo intiero, ebbene qui nella sua terra non vi è stata una  istituzione che lo abbia commemorato e ricordato e additato alla pubblica attenzione e riconoscenza. Nessun saluto: effettivamente è morto. A chi vuoi che interessi? Dai morti, si dice, non vengono favoritismi, tangenti,  appannaggi…

Qui appresso una serie di ricorrenze per quest’anno, già abbondantemente iniziato, senza nulla vedere e sentire in merito. Ricadono il ventennale della morte di Giovanni Colacicchi e di Severino Gazzelloni, il quarantennale della morte di Giuseppe Micheli, il cinquantennale della morte di Domenico Mastroianni, i centotrentanni della nascita di Rodolfo Graziani e di quella di Amleto Cataldi, i centosessanta anni della nascita di Egidio Coppola e di Pasquale Fosca, i centosettanta anni della morte di Luigi Angeloni, e i duecentosessanta della nascita di Antonio Cavallucci e altre ancora a proposito di Tina Lattanzi, di Luigi Pietrobono, di Romeo Cavi e sicuramente altro ancora. E non stiamo parlando di personaggi legati al loro paesello o alla loro città bensì di figure che hanno dato un contributo alla cultura e all’arte e alla scienza  a tutta l’Italia e, sovente, non solo all’Italia. Internet credo che darà tutte le informazioni su ognuno.  Epperò sono gli anniversari il modo più semplice e meno impegnativo, tra l’altro, per tenere sveglia e desta la memoria dei grandi personaggi della Ciociaria e quindi l’interesse, cioè di fare storia e cultura e educazione. Se si perdono queste possibilità, è finita. E’ un deserto. 

Naturalmente le autorità provinciali che ne dovrebbero essere il motore propulsore e il promotore intelligente, si preoccupano solo di ‘grandi eventi’ e di ‘grandi progetti’ che di ‘grande’ di norma hanno sole le aggettivazioni che distribuiscono generosamente i  tromboni ufficiali e i soldi pubblici elargiti. E quindi sempre agli ultimi posti nelle graduatorie nazionali.

Non sono stati in grado di incentivare e favorire studi e ricerche sul costume ciociaro, sulla emigrazione, sui ciociari all’estero, istituendo incentivi e sussidi e borse di studio e riconoscimenti: siamo zero, l’unica provincia d’Italia dove non vi è, per esempio, non dico un museo o una pinacoteca, ma una modesta  attiva associazione degli emigranti alla quale poter fare riferimento non solo quale sentimento di gratitudine per i loro sacrifici e rinunce e rimesse di soldi ma  almeno  per fornire  informazioni e storicità: zero. E dire che la emigrazione l’ hanno inventata i ciociari.

Michele Santulli