Scoppiano le carceri del Lazio

30 agosto 2012 | 19:18
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Scoppiano le carceri del Lazio

Il Faro on line – Continuano a crescere i detenuti reclusi nelle carceri del Lazio. Secondo il Dap, il 28 agosto i reclusi presenti nei 14 istituti della Regione erano 7.068, oltre 2.200 in più rispetto ai 4.838 posti disponibili e ben 33 in più rispetto all’ultima rilevazione diffusa, solo due settimane fa.  Il dato è stato reso noto dal Garante dei detenuti del Lazio Angiolo Marroni che ha invitato a guardare oltre le cifre: “A Regina Coeli i detenuti in sovrannumero sarebbero circa 300, ma non si tiene conto che sono state chiuse due sezioni, la V e la VI, e dunque i posti disponibili sono molti di meno. A Velletri per accogliere i nuovi giunti è stato aperto anche il terzo piano del nuovo padiglione detentivo ed anche a Paliano, considerata un’oasi immune dal sovraffollamento, per la prima volta da molto tempo le presenze sfiorano effettive sfiorano i posti disponibili”. Nelle 206 carceri italiane sono recluse 66.138 persone (2.834 le donne) a fronte di 45.588 posti disponibili. Nel Lazio sono reclusi 6.595 uomini e 466 donne. I detenuti stranieri sono quasi il 40%. Ulteriori spunti di riflessione sono dettati dalle posizioni giuridiche dei reclusi. Quasi la metà è, infatti, in attesa di giudizio definitivo. Di questi, quasi il 60% è rappresentato da detenuti stranieri.

Numeri sempre più preoccupanti perché si sommano alla cronica carenza di risorse finanziarie – necessarie a garantire il funzionamento degli istituti e le manutenzioni ordinarie – e a quelle di personale. “Come ogni estate – ha detto il Garante – il personale di polizia penitenziaria si assottiglia per il necessario e doveroso godimento delle ferie. Non è infrequente imbattersi, all’interno delle carceri, in padiglioni con più sezioni controllate da un solo agente. Una situazione, questa, che produce l’autogestione da parte dei detenuti”. “Ormai non ha più senso – ha concluso Marroni – parlare di presenze record visto che ogni rilevazione è superiore alla precedente. Ma non sono solo i numeri a renderci pessimisti: in questi abbiamo registrato molti casi di persone di scarsa pericolosità sociale costrette, dopo tempo, a tornare in carcere per scontare residui pena di poche settimane o addirittura di persone malate che in cella proprio non dovrebbero stare. E’ sotto gli occhi di tutti che una legislazione che produce troppo carcere e i lunghi tempi della giustizia hanno creato un corto circuito che sta portando al collasso il sistema. In queste condizioni, era inevitabile che ogni misura adottata, in questi anni, dai governi per ridurre il sovraffollamento si rivelasse inefficace”.