I “nemici invisibili” colpiscono un’altra bambina di 4 anni di Ostia

29 ottobre 2012 | 04:15
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I “nemici invisibili” colpiscono un’altra bambina di 4 anni di Ostia

Per la piccola diagnosticato il Cvc, catatere venoso centrale: una forma di leucemia

Il Faro on line – CVC, questo l’acronimo del Catetere Venoso Centrale… Quando viene diagnosticata la leucemia a tuo figlio, ti crolla tutto addosso e non riesci a stare in piedi. Il mondo ti passa davanti con tutto il suo carico d’ingiustizia che ti si riversa addosso inesorabile. Poi in un modo o in un altro la forza te la devi far venire e quindi ti aggrappi ai medici. Ma la leucemia va attaccata subito e non c’è tempo da perdere. Ti dicono che al bambino verrà impiantato un CVC appunto. Una operazione che i bravi chirurghi dell’ospedale Bambino Gesù, ma anche di altri ospedali romani, eseguono con dimestichezza. Si incide il collo del bambino all’altezza di una vena centrale per inserire un tubicino che arriverà fino al cuore, per poi riuscire sul petto. Quando ti spiegano questa procedura per avere il consenso ad operare, nuovamente la paura prende il sopravvento e diventa panico. Nel lungo tempo delle cure imparerai però a conoscere il CVC come un utile strumento dal quale mandare in circolo tutte le chemioterapie e i trattamenti necessari per salvare tuo figlio…

“Questo – afferma un comunicato a firma Minerva PELTI Onlus – è solo una parte di quello che sta accadendo in questi giorni ad una bambina di 4 anni di Ostia alla quale è stata diagnosticata la leucemia e alla sua famiglia; ultimo caso di una purtroppo già lunga serie. A lei e alla sua famiglia va il nostro più profondo e sincero sostegno e l’augurio che tutto vada per il meglio. Un nuovo caso che lascia atterriti perché purtroppo sembra confermare la preoccupante situazione che abbiamo più volte denunciato, e cioè che a Ostia i bambini tra 0 e 14 anni si ammalano di leucemia 4 volte di più rispetto alla media nazionale, e che solo grazie alla riapertura delle indagini disposto dalla Procura della Repubblica di Roma, dopo il nostro esposto, può cominciare ad essere indagata, sia pur con un pesante ritardo.

Riteniamo sia giunto il momento di indicare da parte nostra, con le necessarie cautele, quelle che riteniamo essere le possibili, e ribadiamo possibili, principali fonti di rischio presenti sul territorio. Si tratta di fonti che devono essere indagate da personale esperto e con i necessari strumenti per confermarne i livelli di pericolosità anche in relazione ai loro effetti sinergici e moltiplicatori, dovuti appunto alla loro azione congiunta. Purtroppo in questo ambito anche le attuali leggi sono carenti, in quanto spesso indicano limiti per una singola sostanza o singola fonte di emissione senza essere in grado di stabilire gli effetti e quindi i danni causati dalla loro azione congiunta. Quello che a noi viene indicato in maniera tranquillizzante come limite di legge, spesso non è un limite adeguato per la tutela della salute, soprattutto quella dei più piccoli.

Eppure nella giurisprudenza è invece chiaramente inquadrata l’associazione a delinquere che è una aggravante rispetto al compimento di un determinato fatto delittuoso; per la tutela della salute questo sembra essere sfuggito al legislatore nonostante la scienza lo abbia ormai dimostrato inequivocabilmente.

Perché – prosegue il comunicato – parliamo di effetti sinergici o addizionali o moltiplicatori? Perché su Ostia abbiamo verificato esserci molteplici possibili fonti di rischio, a cominciare da quei noti campi elettromagnetici a bassa frequenza generati dalle linee elettriche di media ed alta tensione che ancora, anacronisticamente, attraversano parte dell’abitato di Ostia passando tra l’altro vicino a scuole, abitazioni o sopra giardini pubblici. I campi elettromagnetici a radiofrequenze dovuti alla straordinaria elevata presenza di stazioni radio-base per la telefonia mobile strutturate e potenziate per servire i picchi di utenti presenti durante tutto il periodo estivo e nei weekend, sul litorale (diverse centinaia di migliaia di persone che si aggiungono alle normali 85.000 residenti). Un esempio per tutti le installazioni sopra la torre Acea che tante malattie hanno causato così come denuncia da anni il locale Comitato Cittadino.

Che dire poi delle tonnellate di pesticidi che da anni vengono utilizzati nella vastissima area di produzione del “prato pronto” che si estende dal cimitero di Ostia Antica fino a dietro la pinetina di Procoio, per arrivare sino al Canale dei Pescatori, e ancora decine di ettari nell’entroterra del 13° municipio? E’ urgente in questo caso verificare la preoccupante ipotesi che i pesticidi utilizzati, finendo nelle falde acquifere sottostanti e nelle acque superficiali sversino il carico venefico in mare, che a sua volta restituisce i veleni per effetto dell’aerosol marino con impatto principalmente su tutto il litorale stesso di Ostia e la sua popolazione. E ancora strane presenze di livelli elevati di radiazioni ionizzanti sulle “nuove” massicciate frangiflutti poste in zona Lungomare Duca degli Abruzzi e sull’uscita a mare del Canale dei Pescatori.

Insomma un cocktail di “Nemici Invisibili” che ha già attaccato quella che per noi tutti era, e dovrà tornare ad essere, una zona meravigliosa dove vivere a contatto con la natura e concepire e crescere i figli in un ambiente sano e accogliente. Attendiamo ora fiduciosi l’esito delle indagini della magistratura e, insieme alla Rete di Associazioni che si sta raccogliendo intorno al fondamentale tema della Tutela della Salute, continueremo a vigilare e a promuovere la Prevenzione Primaria e quel Principio di Precauzione per troppo tempo calpestati in nome di logiche puramente economiche”.

Fin qui il comunicato. Per dovere di cronaca va sottolineato come lo stesso comunicato parli di “possibili” cause, peraltro mettendole in correlazioni una con l’altra. Restiamo anche noi in attesa che la magistratura faccia il proprio corso, e accanto alla battaglia per la salute. In mancanz adi riscontri oggettivi, però, non possiamo fare di tutt’erba un fascio e descrivere come “colpevoli” aziende o attività che magari nulla hanno a che vedere con le malattie denunciate. Dunque ribadiamo il principio della presunzione d’innocenza che vale fino a prova contraria. Spetterà ai magistrati trovare quelle prove.