Acilia, viaggio nella scuola di via dei Basaldella

28 febbraio 2013 | 00:40
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Acilia, viaggio nella scuola di via dei Basaldella

I residenti raccontano la storia di un immobile dove degrado e presunte attività illecite la fanno spesso da padrone

Il Faro on line – “Io sto qua dal 1999, in principio c’erano i polacchi e gli africani poi abbiamo occupato noi”. A parlare è Annarita Mastrella, 54 anni e una vita di stenti alle spalle. Lei è una degli abitanti di quella che inizialmente doveva essere una scuola materna per 60 bambini in via dei Basaldella ad Acilia sud. Qui tra degrado e presunte attività illecite spesso oggetto di operazioni di polizia, vivono in molti. Anna è una occupante storica. Sono quasi quattordici anni che risiede qui. Ci tiene a mostrarmi dove vive e in un freddo mattino di gennaio mi invita ad entrare nella sua dimora. “Sono 300 metri quadri che divido con mio marito, non ho nulla da nascondere è grande casa mia “mi dice fiera e aggiunge “non so però quanto potrò ancora starci”. La donna, infatti, è invalida all’80% e mentre dialoghiamo mi mostra un referto medico. Le hanno appena diagnosticato una gonartrite alle ginocchia. “Non ce la faccio a camminare e qui tra buche e umidità rischio ogni giorno. Non chiedo nulla solo un alloggio decoroso”.

“Ma non pensano neanche a chi sta male?”. E’ la domanda che si pone Roberta, nome di fantasia, dopo aver ascoltato assorta la signora Anna. Lei è italiana, madre di tre figli, disoccupata. “Io sono arrivata dieci anni fa in questa struttura. Ora ho messo su con mio marito, che fa l’imbianchino, una casa dignitosa, ma siamo considerati ancora abusivi e quindi non abbiamo diritti. Intanto, le fogne stanno straripando per i tanti allacci non a norma e, più volte, il mio appartamento è stato allagato. L’incolumità dei miei bambini è ormai a serio rischio. Eppure molti continuano a sostenere che non siamo in emergenza”. Roberta è esasperata, chiede dignità e rispetto. Voleva interventi urgenti per l’impianto fognario ormai infestato da innumerevoli ratti e zanzare. Ma ad oggi nulla è stato fatto: “Alcune ditte specializzate per lo spurgo delle fogne, si sono rifiutate di effettuare le pulizie straordinarie adducendo la scusa che gli operai, vista la grave situazione riscontrata, avrebbero rischiato la vita. Ma a noi chi pensa?”.

Una domanda legittima a cui ancora nessuno ha saputo dar risposta. “Nel frattempo qui molti si sono arrogati il diritto di vendere una casa che non gli apparteneva approfittandosi di chi versava in condizioni di forte indigenza”. Roberta denuncia un giro di compravendite che va avanti da anni. Molti, fra cui lei, hanno sborsato dai cinquecento fino a quasi mille euro per “acquistare” uno spazio all’interno della scuola. “Quasi tutti immigrati provenienti soprattutto dal Marocco. Ma prima erano tutti italiani. Le tensioni all’inizio sono state forti ma adesso tutto sembra essersi risolto, anche perché alcuni hanno avuto una casa popolare”.Tra i tanti stranieri mi imbatto in Fatima, trentenne marocchina, già madre di due figli. Con questa ragazza concludo la mia visita alla scuola. Anche lei è orgogliosa di casa sua. Un ambiente composto forse da due o più aule. Accogliente e pulito. “Sono arrivata qui dieci anni fa, volevamo solo un tetto sulla testa. Siamo brave persone, mio marito vende libri e si arrangia come può. Io tengo a bada i miei bambini, due studenti modello” A Fatima brillano gli occhi mentre mi mostra orgogliosa le pagelle del suo primogenito. Tutti nove e un dieci. “Certe volte i miei figli hanno problemi a dire che abitano qui, la cattiveria è tanta ed anche i pregiudizi. Si pensa che tutti quelli che hanno occupato abbiano qualcosa da nascondere. Ma non è così. Noi siamo disposti a regolarizzarci e ad andarcene anche domani restituendo così la scuola alla comunità, nessuno dovrebbe vivere in queste condizioni”. Fatima è integrata parla un buon italiano appreso nella limitrofa Scuola per stranieri Effathà. “Frequento il livello b1, il massimo per uno straniero” dice entusiasta. E’ anche una indefessa casalinga e con il marito, cerca di sostentare l’anziana madre ora in patria. Lei ha una speranza: “Assicurare una vita sempre migliore ai miei figli”.
Vincenzo Galvani