Depurazione ancora in forte crisi: 17 campionamenti su 24 risultati fuorilegge

1 agosto 2013 | 18:00
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Depurazione ancora in forte crisi: 17 campionamenti su 24 risultati fuorilegge

Tre bandiere nere: all’Immobiliare Gualandri per la vendita di una porzione del Circeo, alle Amministrazioni e al gestore Acea ATO2 per la pessima condizione del Fosso Zambra, a Minturno per la cementificazione selvaggia della fascia costiera

Il Faro on line – Depurazione ancora in forte crisi: su 24 punti monitorati nel Lazio, ben 17 sono risultati “fuorilegge”. Le acque campionate dai biologi di Legambiente evidenziano la presenza di scarichi non depurati adeguatamente con presenze di valori di escherichia coli e enterococchi intestinali al di sopra dei valori consentiti dalla normativa vigente, in particolare per i campionamenti effettuati in prossimità di foci di fiumi, torrenti e canali. Ma anche le acque prelevate nei pressi di alcune spiagge -dov’era notevole la presenza di bagnanti- hanno raggiunto preoccupanti livelli di carica batterica. Le maggiori criticità sono state riscontrate lungo il litorale romano e in provincia di Viterbo. Criticità che mettono ancora una volta in luce l’urgenza di tutelare l’ecosistema marino e fluviale di questa regione, messo a dura prova da scarichi non depurati adeguatamente ma anche dall’aggressione del cemento. Legambiente chiede a Regione e enti territoriali, sia costieri che dell’entroterra, di affrontare immediatamente questa sfida. 

È questa la fotografia scattata da Goletta Verde, la celebre campagna di Legambiente dedicata al monitoraggio ed all’informazione sullo stato di salute delle coste e delle acque italiane, realizzata anche grazie al contributo del COOU, Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati, che ha fatto tappa nel Lazio oltre che per verificare lo stato di salute del mare, anche per puntare l’attenzione sulla cementificazione delle coste, l’erosione costiera e il consumo di suolo e sul mare “negato” ai bagnanti. L’istantanea regionale sulle analisi dell’equipe di biologi di Legambiente è stata presentata questa mattina, in conferenza stampa a Roma, presso la sede di Legambiente Lazio, da Stefano Ciafani, vicepresidente Legambiente; Lorenzo Parlati, presidente Legambiente Lazio; Roberto Scacchi, direttore Legambiente Lazio, alla presenza di Cristiana Avenali, consigliere Regione Lazio. 

L’obiettivo del monitoraggio di Goletta Verde è quello di individuare i punti critici di una regione, analizzando il carico batterico che arriva in mare. Anche nel caso del Lazio, dunque, l’attenzione è stata focalizzata soprattutto alle foci, senza però tralasciare tratti di spiaggia “sospetti” segnalati dai cittadini, attraverso il servizio SOS Goletta, o dai circoli locali di Legambiente. Goletta Verde, è bene ribadirlo, effettua un’istantanea che non vuole sostituirsi ai monitoraggi ufficiali. È evidente, però, che i punti critici evidenziati dai nostri monitoraggi meritano un approfondimento da parte delle amministrazioni competenti per individuarne le cause e risolvere il problema. 

“È passato un anno, Goletta Verde è tornata nel Lazio ma il problema delle carenze della depurazione è sempre lì. Si tratta di una sfida da affrontare senza più tentennamenti – afferma Stefano Ciafani, vicepresidente nazionale di Legambiente – che di certo non è nuova, visto che anche secondo l’Istat nel 2008 la performance depurativa del Lazio era tra le peggiori tra quelle delle regioni costiere del centro Italia, con appena il 65% del carico prodotto trattato. È evidente, dunque, che non si può continuare a compromettere la salute dei nostri corsi d’acqua e del nostro mare. Anche perché le carenze del sistema di depurazione non solo danneggiano ambiente e salute ma rischiano di farci spendere inutilmente soldi pubblici per pagare le sanzioni europee che potrebbero essere utilizzati per dare il via a cantieri per il trattamento dei reflui fognari. Regione e Comuni, sia costieri che dell’entroterra, si attivino per colmare finalmente questo gap, perché investire sulla tutela dell’ambiente è condizione indispensabile alla stessa economia della regione”. 

Ma è l’intero “sistema mare” a dover essere tutelato in questa regione, visto che anche il recente rapporto “Mare monstrum 2013” di Legambiente, evidenzia un aumento delle infrazioni legate all’inquinamento del mare in questa regione. Nello scorso anno, infatti, sono state accertate 111 illegalità, che hanno fatto salire il Lazio dall’undicesima alla settima posizione, il 4,3% del totale nazionale. Proprio per denunciare i fenomeni di mancata depurazione e di cementificazione del territorio Legambiente assegna oggi tre bandiere nere, i vessilli della vergogna che attribuisce a chi si macchia di abusi e gravi mancanze ai danni del mare e delle coste italiane. La prima all’Immobiliare Gualandri, che sta gestendo con trattative riservate la vendita di una porzione del “Parco del Circeo”, 2 milioni di metri quadri, che includono anche il “Picco di Circe”, il punto più alto di tutto il promontorio. La seconda, alle Amministrazioni del comprensorio (Cerveteri e Ladispoli) e al gestore del servizio idrico Acea ATO2, per la pessima condizione del Fosso Zambra, fortemente compromesso dallo stato di inquinamento nel quale versa ormai da troppo tempo, come il vicino Rio Vaccina, a causa dell’insufficienza degli impianti di depurazione del territorio e di scarichi incontrollati. La terza, all’Amministrazione Comunale di Minturno (Lt), per lo stato di cementificazione selvaggia in cui versa la sua fascia costiera di alto valore paesaggistico, stretta nella morsa del cemento tra stabilimenti balneari e abitazioni private costruite a ridosso del mare in molti casi abusivamente, a destra della foce del fiume Garigliano. 

“Al mare servono finalmente politiche per la depurazione e la tutela delle coste, bisogna smettere subito di pensare che la costa sia una risorsa da sfruttare allo stremo –dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio– Per questo con la Goletta Verde, Legambiente torna a sollecitare le istituzioni e gli enti preposti, serve un impegno immediato e risolutivo per l’adeguamento delle condotte fognarie e della depurazione. Servono, però, soprattutto nuove politiche regionali per tutelare una delle risorse più importanti, sul fronte ambientale ma anche su quello economico. Dalla nuova amministrazione della Regione Lazio ci aspettiamo un rilancio degli interventi del piano di tutela delle acque con nuovi investimenti anche di fondi europei, l’approvazione del piano paesistico con una fascia di inedificabilità su tutta la costa e subito nuovi sforzi per gli abbattimenti degli abusi edilizi, con un deciso cambio di rotta anche nei numeri sovrabbondanti del piano porti. Sono queste le sfide che questa Regione deve affrontare e, visto lo stato di attenzione nel quale versano i nostri fiumi, il nostro mare e le nostre coste, si tratta di sfide che non sono più rinviabili, vanno vinte al più presto”. 

Nel Lazio, il viaggio di Goletta Verde non ha riguardato solo la qualità delle acque, ma anche la qualità complessiva del litorale. A partire da Sabaudia (Lt), dove Legambiente ha presentato i dati sul consumo di suolo sulle coste: dal 1988 nel Lazio sono stati cancellati quarantuno chilometri di costa, su un totale di 329 km oggi, da Minturno a Montalto di Castro, ben 208 risultano essere trasformati ad usi urbani e infrastrutturali, ossia oltre il 63%, un boom del cemento che non accenna a diminuire. A Fiumicino (Rm), il cigno verde ha rilanciato un secco no al vecchio piano porti della Regione Lazio che prevede numeri da capogiro: ben 4.551 nuovi posti barca fra ampliamenti ed opere ex novo, da aggiungere ai 9.402 esistenti, un business di nuovi porti che corre a ritmi forsennati. A Ostia (Rm), nuovo blitz contro il “lungomuro” fatto di stabilimenti che bloccano l’accesso e impediscono persino la visuale, un mare sempre più “privato” con 77 strutture in 9 chilometri di costa, delle quali ben 57 completamente inaccessibili, l’87% del totale. 

“Le coste del Lazio hanno bisogno di qualità, idee e progetti innovativi piuttosto che di nuovo cemento –dichiara Roberto Scacchi, direttore di Legambiente Lazio–. Il viaggio della Goletta Verde ha toccato luoghi bellissimi, fragili, dove si percepisce la necessità di scelte e di politiche nuove. Bisogna fermare definitivamente gli appetiti cementificatori che emergono dalle centinaia di osservazioni “ammazza paesaggio” presentate dai Comuni al piano paesistico regionale, invertire la rotta bloccando una nuova inutile colata di cemento sui porti, restituire ai cittadini il diritto a fruire del mare e delle spiagge eliminando barriere, muri e cancelli. Sono queste alcune delle priorità che la Regione con i Comuni, le parti sociali e le imprese deve affrontare subito, per dare un futuro diverso al mare del Lazio.” 

Ecco nel dettaglio i risultati del monitoraggio scientifico di Goletta Verde. 

I prelievi e le analisi di Goletta Verde vengono eseguiti dalla squadra di biologi di Legambiente che anticipa il viaggio dell’imbarcazione. I parametri indagati sono microbiologici (enterococchi intestinali, escherichia coli) e vengono determinati inquinati i risultati che superano i valori limite previsti dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010) e fortemente inquinati quelli che superano di più del doppio tali valori. 

Sui quattordici campionamenti effettuati in provincia di Roma solo in tre punti le analisi hanno evidenziato livelli di carica batterica entro i limiti di legge. Le acque degli altri prelievi, invece, sono risultate tutti “fortemente inquinati”. A partire dalla Capitale, dove sono “fuorilegge” due dei tre campionamenti eseguiti a Ostia (alla foce del fiume Tevere e alla foce del canale nei pressi della spiaggia situata all’altezza del cancello numero uno). Nella norma, invece, il prelievo effettuato alla spiaggia sulla destra del canale dei Pescatori, sempre a Ostia. Cariche batteriche elevate anche a Marina di Cerveteri, alla foce del fosso Zambra; a Ladispoli, alla foce del rio Vaccina; a Fiumicino, alla foce del canale dei Pescatori; a Ardea, alla foce del fosso Grande; a Nettuno, nei pressi della spiaggia a sinistra del porto canale in via Matteotti. Tre su tre “fortemente inquinati” i prelievi effettuati a Pomezia, uno alla spiaggia alla foce del rio Torto e due a Torvajanica (alle foci dei canali all’altezza di via Filadelfia e via Siviglia). Dei due prelievi effettuati a Anzio, uno è risultato “fortemente inquinato”: quello prelevato alla foce del fosso Cavallo Morto, lungomare delle Sterlizie, in località Lido dei Gigli. Entro i limiti di legge la carica batterica riscontrata, invece, alla spiaggia all’incrocio tra via Genova e via Venezia, sempre ad Anzio e nel comune di Santa Marinella, località Santa Severa, al lungomare Pyrgi (angolo viale Olimpia). 

Sette i prelievi effettuati dai tecnici della Goletta Verde, invece, in provincia di Latina, tre dei quali “fuorilegge”. L’unico campionamento risultato “fortemente inquinato” è quello effettuato a Formia, in località Gianola, alla foce del rio Santacroce, al lungomare città di Ferrara. “Inquinate”, invece, le acque prelevate a Latina (Foce Verde, incrocio tra strada Valmontorio e Strada dell’Argine) e quello a Marina di Minturno (alla foce del fiume Garigliano). Entro i limiti di legge, invece, i campionamenti a San Felice Circeo (spiaggia a 400 m alla sinistra idrografica del torrente Vittoria, presso viale Europa), a Terracina (foce canale Sisto, località San Vito), a Fondi (foce canale Sant’Anastasia, nell’omonima località) e a Gaeta (spiaggia in corrispondenza del torrente Longato – fronte via Sant’Agostino). 

Tre, infine, i campionamenti in provincia di Viterbo, tutti con cariche batteriche oltre i limiti di legge. Fortemente inquinati i prelievi a Tarquinia (foce del fiume Marta, località Voltone) e a Montalto di Castro (foce fiume Fiora, località Marina). In quest’ultimo comune è risultato “inquinato” anche il prelievo alla foce del fosso Chiarone in località Pescia Romana. 

Anche quest’anno il Consorzio Obbligatorio degli Oli Usati è Main Partner della storica campagna estiva di Legambiente. “La difesa dell’ambiente, e del mare in particolare, rappresenta uno dei capisaldi della nostra azione”, spiega Antonio Mastrostefano, responsabile Comunicazione del COOU. L’olio usato è ciò che si recupera alla fine del ciclo di vita dei lubrificanti nei macchinari industriali, ma anche nelle automobili, nelle barche e nei mezzi agricoli di ciascun cittadino. “Se eliminato in modo scorretto – continua – questo rifiuto pericoloso può danneggiare l’ambiente in modo gravissimo: 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, se versati in mare inquinano una superficie grande come sei piscine olimpiche”. A contatto con l’acqua, l’olio lubrificante usato crea una patina sottile che impedisce alla flora e alla fauna sottostante di respirare. Nel 2012 nel Lazio, il Consorzio ha raccolto 10.518 tonnellate di oli lubrificanti usati, 6.696 delle quali in provincia di Roma.