Il soffione di gas di Coccia di Morto pone un problema culturale prima ancora che tecnico
Il Faro on line ā Nella storia del soffione geyser a Coccia di Morto cāĆØ un poā la sintesi della vita, anche di quella politica locale. Eā la natura che riprende possesso del suo territorio, che mostra la sua forza (e per fortuna ha deciso di farlo solo con un buffetto), che rende piccole le diatribe localistiche. Accade dunque che quel punto della rotatoria di Coccia di Morto, Ā per una strana coincidenza, non sia solo lāincrocio di molte strade ma rappresenti lāinterconnessione degli argomenti piĆ¹ importanti degli ultimi tempi. Il gas uscito dal sottosuolo, infatti, inevitabilmente richiama alla mente i sondaggi che proprio a fine agosto finiranno per determinare le lāiter edilizio dei B4a possa andare avanti. Ma al contempo quella di Coccia di Morto dovrebbe essere la zona di uscita del nuovo sottopasso che dovrebbe collegare lāIsola Sacra alla zona aeroportuale. E dato che siamo in zona aeroporto, impossibile non pensare anche ai lavori che interesseranno lāadeguamento del Da Vinci, sia che siano solo nella zona sud sia che si allarghino anche a quella nord. Insomma, uno spruzzetto di gas ha richiamato tutti a una riflessione: B4a, comparto edilizio, (che sono da una parte), raddoppio dellāaeroporto, galleria sotto al Tevere (che sono dallāaltra parte)ā¦ Possiamo parlare per anni, ma dobbiamo fare i conti con la grande madre Terra che troppo spesso dimentichiamo.
E non ĆØ di conforto pensare che comunque cāĆØ la mano dellāuomo a garantire che la cosa sia possibile. Purtroppo cāĆØ la mano dellāuomo anche nel progetto per la quarta pista, cāera la stessa mano anche nella folle ipotesi di azzerare Pizzo del Prete per farla diventare unāenorme discarica, e cosƬ viaā¦
Considerazioni, le mie, solo considerazioni. Non voglio dire che quel piccolo soffione debba arrestare il processo di sistemazione di un territorio; ma ricordare a noi esseri umani che non siamo padroni del terreno sul quale camminiamo sƬ.
Tanto per essere chiari, io sono a favore delle grandi opere, ritengo che lo sviluppo economico, logistico e persino culturale passino per alcune ārivoluzioniā (penso alla ferrovia nei primi dellā800); e sono contro i vincoli ambientali messi ad arte per agevolare o ostacolare interi comparti locali. Ma dobbiamo ricordarci che calpestiamo una piccola parte della crosta terrestre, e senza avere idea precisa di cosa ci sia sotto. Ogni tanto siamo costretti a ricordarcene quando la Natura decide di muoversi, e quando lo fa non cāĆØ nulla in grado di fermarla. Salvo aver rispettato prima alcune regole di buon senso ed aver evitato di sovraccaricare lāambiente e mettersi in situazione di pericolo. Stavolta non siamo al dramma, per fortuna. Ma Ā la Terra ci ha dato un buffetto: hei? Ci sono anche ioā¦ Proprio nella settimana di fine carotaggi per lāedilizia. Proprio nel punto dove dovrebbe sbucare il sottopasso. Proprio a due passi dallāaeroporto.
Angelo Perfetti