“Focene, è ora risolvere la questione Pua”

20 dicembre 2013 | 19:37
Share0
“Focene, è ora risolvere la questione Pua”

Riceviamo e pubblichiamo una lettera a firma di Luca Marini membro del Comitato “Difendi Focene” indirizzata al Presidente della Commissione Ambiente del territorio

Egregio Consigliere dell’Amministrazione della Città di Fiumicino, Presidente della Commissione Ambiente del territorio, sono Luca Marini cittadino di Focene e membro del Comitato Difendi Focene ed è  con rammarico e disappunto che mi vedo costretto a scriverle tramite questa Redazione Locale spostandomi dalle pagine di Facebook, dove sto invece ricevendo sue continue, insistenti e irritanti provocazioni, e dove ancora ultimamente vi abbiamo letto “dichiarazioni ufficiali” rese per conto dell’Amministrazione, almeno come pare di intendere dal tono utilizzato, e per le quali ci riserviamo opportune verifiche.
Il tema al quale le Sue poco pertinenti domande e risposte, come dimostrerò in questa mia lettera aperta, sarebbero dirette,  è tra l’altro a tutti noto, giacché riguarderebbe il PUA ed il patrimonio collettivo dell’importante demanio costiero del nostro Comune rivierasco, oltre il ricorso mosso da ben 33 cittadini e che ha come obbiettivo principale  l’annosa vicenda della “dividende” della nostra località;  come Lei ben sa, con l’ultima stesura del PUA la precedente Amministrazione ha allegato una cartografia secondo la quale  si sarebbero temporaneamente  riportate nella linea demaniale dello Stato almeno 500 unità abitative di Focene, costruite invece con regolare licenza. 

Le “urgenze”

Dal tenore della Sua comunicazione ai cittadini, appare che Lei fa diventare “urgenze” quelle priorità già sul tavolo dell’Amministrazione, sorvolando sulla questione dei termini posti dal Tribunale, in forma e sostanza, dimenticando forse che le scadenze fissate di Giudici e ben note all’Amministrazione risultano difficili  da rimandare per chi davvero vuole e deve tutelare gli interessi della cosa pubblica e della collettività: da ciò, un imbarazzo generale che cade anche in un momento delicato, in cui il corpo elettorale, la Giunta e tutto il buon governo della Città dovrebbe fare quadrato, piuttosto che aizzare e soffiare sui temi caldi.
Essendo stato Lei uno dei principali artefici della sollevazione del grave problema, come vedremo, indicendo sulla questione della “dividente demaniale” almeno due assemblee cittadine, risulta poco comprensibile ora il suo atteggiamento, che denota una certa “immaturità” nella misura in cui da Presidente del Comitato Cittadino, Lei è riveste ora la carica di  membro dell’attuale Governo della Città, e risulta quindi investito di una diretta responsabilità nell’agire e nelle scelte politiche: Lei sembra provocare quella parte di medesimi cittadini, che abbandonati due volte, prima dal Comitato da Lei presieduto, poi come Consigliere, si sono visti “costretti” a fare prima ricorso contro la precedente Amministrazione e, da alcuni mesi, ad interloquire sul problema con altre e più responsabili figure dell’attuale Amministrazione.

La polemica

In questo modo Lei genera irritazione nei cittadini della località, che si chiedono cosa allora Lei abbia fatto, in questo anno, laddove conosciuta la notizia sin dal 2011, nulla fu attivato per la soluzione del problema, al di fuori di interviste e articoli in cui si pregiava di aver avuto rassicurazioni dal sindaco Canapini che tutto sarebbe stato risolto a breve, e ancora nel corso di tutto il 2012 e 2013, e successivamente nella veste di Consigliere,  figura che dovrebbe e potrebbe davvero essere vicina alla località ed al delicato problema; Lei genera conflittualità tra i Comitati locali e sdegno tra chi si è impegnato nella sola rivendicazione dei diritti dei cittadini ed è ricorso allo strumento giuridico più necessario nelle uniche modalità rimaste (visto lo scadere dei termini derivato dalla procrastinazione…); Lei inoltre con impudenza sembra portare la discussione ad un livello più basso e solo conflittuale, invece di assurgerla al giusto livello, che ad essa discussione compete, peraltro a quel livello ove è  già in essere un reciproco impegno tra le parti a lavorare per risolvere la questione, essendo coinvolti attivamente alcuni dei  ricorsisti attuali del PUA di concerto insieme a figure dell’Amministrazione
Ma procedendo per gradi e ripercorrendo le tappe della vicenda, come Lei richiede, mi preme fare alcune considerazioni di carattere generale sul Pua, sul demanio, sul turismo e sulla mia personale competenza a tale riguardo, al fine di rimuovere ogni volontà di equivocare il mio atteggiamento.

La storia

La mia personale posizione sulle “attività ludico-ricreative” date in concessione a privati sul patrimonio collettivo demaniale costiero della nostra penisola è cosa nota nell’ambito della Categoria Balneare Italiana, giacché è mio interesse da alcuni anni soprattutto nella veste di presidente dell’AFIB (associazione fornitori italiani balneari) che raggruppa oltre 100 Aziende specializzate nel Made in Italy. Tale ruolo mi ha portato al fianco delle battaglie e vicende della categoria che, da alcuni anni, si sono abbattute sull’intero comparto, che hanno visto dibattiti ed  incontri sia in seno alla C.E. (Bruxelles) che in quelli ben più numerosi con i Governi Nazionali, le Amministrazioni Regionali, gli Enti preposti (ANCI, UPI), insieme ai dirigenti Sindacali (8 le sigle della categoria) ed ai Leader della Associazioni. La mia analisi prima e posizione poi è quella di riconoscere la Categoria come uno dei Pilastri del Turismo Italiano, quello Balneare appunto, con un gettito del 12% circa del fatturato turistico, il quale incide del 12% sul PIL globale dell’Italia. Tale costola del Turismo si è sviluppata come evidente specificità nostrana da almeno la seconda metà del 1700. Dopo un secolo arrivavano le prime stazione elioterapiche e balneari al mondo e le principali sono proprio in Italia, mentre i grandi viaggiatori dell’800 scoprivano il nostro paese.

Le concessioni Balneari sono cresciute con il consenso dello Stato, delle Amministrazioni Locali, degli organi competenti (Dogana, Cap. di Porto…) e con leggi e regole emanate dal Codice Civile della Navigazione. Ora una “volontaria e negativa interpretazione” della direttiva europea le vedrebbe all’asta nel 2015-20, con davvero poca chiarezza sul BENE complessivo che è diventato l’Esercizio di Impresa e Commerciale. Ritengo che il progetto, così come smascherato nella dirigenza attuale della regione Emilia, sia quello di mandare via gli Italiani per far venire gruppi stranieri e davvero distruggere le nostre coste: preferisco allora le piccole imprese a carattere familiare italiane, messe a regime e normate per il “giusto” (ora dal 2007 sono arrivati dei canoni aumentati del 1.000 %), che vedere cedere un altro pezzo della nostra primaria industria: il turismo. 

A mio modesto parere la Categoria è un volano formidabile che si caratterizza, anche qui da noi a Fiumicino, per interpretare un asset strategico della nostra offerta, la quale se anche si indirizza per ora al solo passaggio dei romani, fa dei numeri eccezionali con punte di 500 mila presenza a weekend. E’ qui che la Città deve accettare la sfida di crescere turisticamente: dare servizi e preordinare l’organizzazione cittadina a ricevere il flusso di passaggio, sviluppando una fertile economia locale sostenibile di qualità, laddove questo migliori piuttosto che peggiorare le condizioni di vita dei cittadini residenti.

Piano utilizzo degli arenili

Ecco il vero Pua:il piano utilizzo degli arenili, che per la nostra città non è cosa di poco conto, ma anzi prioritaria, per la vocazione naturale della nostra cultura ed economia marinara. Rimanendo sulla dimensione concettuale, non può essere questa la sede per disquisire sul  “diritto amministrativo e demaniale”, sulle competenze dello Stato (una volta che questo proprio recentemente ha rivisto il potenziale del patrimonio del paese), sulla riforma del federalismo (art. 5 della Costituzione) per primo proprio quello demaniale, sulle attribuzioni che dal Governo Centrale son passate alle Regioni e da quest’ultime, in base alle recenti e già vigenti leggi, per sub-delega alle competenze dell’Amministrazione Locale (i Comuni).
Pur tuttavia, va detto che l’intera materia è mancante di una legge quadro nazionale (vuoto legislativo sottolineato dalla Categoria e che crea una maggiore ed equivoca interpretazione della Direttiva Europea) ed essendo gli imput del federalismo arrivati troppo caoticamente, le Amministrazioni e gli Organi competenti hanno accavallato competenze e poteri, generando non poca confusione e una visibile disomogeneità, tanto da predisporre uffici competenti sul demanio in seno all’ANCI ed al UPI (unione province italiane) e nelle Regioni stesse e avendo “forse” superato la sola prima fase del “recepimento” ma non quella della più concreta implementazione ed attuazione.  Le leggi, quindi, che insistono sul tema sono davvero tante, un vero ginepraio.

Una buona lettura del volume “Il Demanio Marittimo tra Stato ed Autonomie Locali”, potrebbe fornire un minimo di idea della complessità, sul piano normativo e giuridico, che insiste sul nostro grande patrimonio costiero (siamo una penisola). In questo passaggio caotico di competenze è chiaro che è rinato recentemente, e per ovvi motivi, un vivace interesse sul demanio costiero ed sul cospicuo gettito che da esso può derivare (oneri concessori della categoria balneare), mettendo in competizione Stato, Regioni e Comuni, confondendo gli ambiti delle competenze ed dell’Autorità.

Ma sia chiaro che è principalmente lo Stato che controlla, legifera e definisce il demanio, mentre Regione e Comune si occupano dell’ambito di regolazione delle concessioni turistico-ludico-ricreative (balneari) tramite lo strumento del PUA (piano utilizzo degli arenili). La Regione, preso in carico dallo Stato la gestione del demanio, per sub-delega invia le linee guida (a volte con accortezza a volte a briglia sciolta…ed è il caso della nostra regione con l’ex Ass. al Turismo Zappalà) al Comune che deve redigere il pua e poi rimandarlo alla regione per l’approvazione.

Idee ed equilibri

Ed invero, in merito alla questione che ci riguarda ed alle competenze regionali, la legge nazionale 296/2006 comma 254, specifica che: “Le regioni, nel predisporre i piani di utilizzazione delle aree del demanio marittimo di cui all’articolo 6, comma 3, del decreto-legge 5 ottobre 1993, n. 400, convertito, con modificazioni, dalla legge 4 dicembre 1993, n. 494, sentiti i comuni interessati, devono altresì individuare un corretto equilibrio tra le aree concesse a soggetti privati e gli arenili liberamente fruibili…“. Da questo punto di vista appare chiaro come tanti Comuni costieri (ma certamente non tutti) hanno finito la risorsa del bene naturale disponibile, al fine di dare ancora nuove concessioni, anche laddove la Regione lasci un po’ troppa carta bianca all’Amministrazione locale.                          

In questa cornice è opportuno calare la realtà di Fiumicino e della gestione degli ultimi due pua: dei quali l’ultimo è fermo e rigettato dalla Regione a causa delle incongruenze e di “tre” ricorsi (dei quali due degli stessi balneari…) come vedremo subito.

Ma la storia dei nostri Pua a partire dal 2000-2003 nasce da subito accompagnata da una lunghissima sequenza di ricorsi al TAR sia tra la Categoria Balneare stessa, sia tra la Categoria ed i Cittadini Residenti (almeno 20-30 ricorsi) e senza escludere l’Amministrazione sia come parte attiva che ricevente (il periodo Canapini). Il tutto fornisce esaustiva dimostrazione che “qual cosina” non ha funzionato, e ci porta decisamente fuori  dal “giudizio di quartiere” secondo cui può apparire che oggi 3 riscorsisti scemi si scaglino avventatamente sul pua: piuttosto, appare come una  costante storica, contrastare i Pua. Le rammento anche, signor Consigliere, per scendere sul “pezzo”, che le lamentele dei Cittadini sono state davvero tante (Lei avrà conosciuto le Associazioni di cittadini che tutelavano i propri diritti) tra le quali possiamo rammentare: poter posteggiare la propria auto, poter riuscire a smaltire i propri rifiuti, uscire normalmente dal perimetro di quartiere con il proprio veicolo piuttosto che essere paralizzati dal traffico dei bagnanti, riuscire a dormire la notte invece che passarla a chiamare i vigili, vedere rispettato il patrimonio ambientale e demaniale delle proprie spiagge con il certo diritto di non vedersele sottrarre tutte dalla libera fruizione (senza concessione a privati). Lei conosce tutte queste problematiche, che sono gli argomenti di fondo del PUA e qui a Focene e Fiumicino, però, da sempre disattesi.

La mia posizione

Il mio personale e precedente impegno cittadino per Focene, prima del Suo, era chiaramente rivolto a trovare un equilibrio tra le forze produttive e quelle residenziali, al fine del decollo di un vero Turismo Locale capace di generare qualità delle vita ed Economia Sostenibile: la mia posizione è coerentemente rimasta la stessa. Non me ne voglia però, se Le rammento che quando Lei proprio Lei, ha chiamato all’adunata cittadina dopo un discreto periodo di tempo da quando aveva ricevuto la notizia, dando davvero importanza ed urgenza al tema, io sia accorso ed abbia appoggiato la causa e da li messo sul tavolo la mia personale competenza. Mentre Lei si spostava repentinamente a classificare le dune di Focene (si, quelle che i suoi concittadini residenti puliscono e curano come patrimonio locale e collettivo) come cumulo di macerie e riportando ai cittadini che lo stesso WWF le considerava in tal modo, dichiarazioni che poi la stessa Associazione ha dovuto più volte smentire, fino alle più recenti dichiarazioni della Dott.sa Villani riportate sulla stampa locale. Lei disse che avrebbe “occupato il Comune” e fatto ricorsi, se necessario, al fine di chiarire la questione della dividende, nata dall’ascrizione di documenti “sbagliati” nella realizzazione del pua, avvenuta lontano dalle stesse Associazioni di Categoria e dei Cittadini, ed ammiccanti ad ben altre 8 concessioni (ancora in itinere) che uscirebbero dalla ricerca di un equilibrio tra spiagge in concessione a privati e libere, come indicato a termini di legge dalla Regione stessa.

Qui  la  connessione! C’è da chiarire allora che, se anche erroneamente prodotte, le cartine della Focene anni ’30 hanno fatto ritenere che la superficie demaniale fosse ben maggiore, visto che allora non esistevano le case di gran parte di Focene e questa “ricognizione” (avvenuta anche in altre località) ha fatto lievitare complessivamente tutta l’area demaniale del nostro territorio. Da questo rigonfiamento “erroneo” è ovvio che non solo si riallentano i parametri imposti dalla regione e quindi si rende disponibile nuova risorsa naturale per nuove concessioni, ma si è cercato pure di inficiare la necessità della Vas (parametro di valutazione strategica ambientale) visto che i suoi parametri sono inversamente proporzionali al crescere della superficie demaniale disponibile in oggetto al pua. Tale inficiazione della vas, si è poi visto essere “volontaria&consapevole” proprio nella conferenza di servizi indetta tra il Comune e la Regione, durante la quale la giunta uscente chiedeva formalmente come mai la Regione si rendesse autorevole nel richiedere ed imporre la vas (ecco i conflitti di autorità tra le amministrazioni, come evidenziavo sopra) rispetto alla presunta autonomia del Comune di realizzare il pua stesso.

Serve agire

Se non ne fosse a conoscenza, solo Lei però, perché l’Amministrazione lo è certamente, tale “piccata” della precedente giunta è stata “screstata” dalla sentenza di uno dei 3 ricorsi in essere al pua, che rispondendo al ricorsista (Associazione Balneare di Maccarese) chiosa chiaramente rigettando complessivamente l’impianto del pua ed intimando l’Amministrazione ad una migliore riformulazione entro 180 giorni, previa decadenza dell’autonomia Comunale a redigere il pua e quindi a specifico insediamento del Commissario; oltre, e fugando ogni dubbio, a ribadire che la vas ed i suoi parametri non sono un “optional”. Mi appare allora strano che Lei, dicente di rilasciare dichiarazioni per conto dell’Amministrazione ed arridendo ai Cittadini che lottano, avendo pure ricevuto sulle pagine del Comitato a Lei caro la suddetta sentenza con dovute spiegazioni, non sappia o non si voglia rendere conto della cospicua imperfezione dell’impianto del pua (bloccato in regione), della necessità della sua più piena riformulazione e del fatto che proprio la dividende che colpisce la località di Focene, dalla quale ha ricevuto gran parte del consenso elettorale, si  presta ad essere usata quasi totalmente a generare il falso computo del demanio dal quale ne dipartono effetti devastanti per il patrimonio residenziale dei cittadini e per l’eventuale rilascio di nuove concessioni, che chiaramente vedono terminata la risorsa del bene demaniale, come richiesto dalla legge nazionale prima menzionata.
Invece di fare luce su una strada già illuminata a giorno, Lei pare ironizzare all’idea che il nostro ricorso specifico abbia visto il rigetto sulla traslazione di uno dei chioschi nella nostra località, che è solo uno degli effetti di un pua nefasto (per me personalmente il meno interessante), utilizzando questa sentenza a totale copertura dell’altra, che rigettando il pua e salvando la vas ed i principi legislativi in atto, impone un nuovo iter all’Amministrazione che Lei rappresenta. Ma forse dimentica che allora c’erano ancora i tempi per fare un ricorso esclusivamente sul pua (la causa primaria della dividende), scaduti i quali non rimaneva che inserire un oggetto ed un’effetto specifico del pua stesso, sebbene di valore, per me, secondario. Purtroppo l’attesa, la procrastinazione, l’incertezza da Lei manifestata sulla questione hanno fatto si che solo 33 cittadini abbiano appoggiato il ricorso.
Non posso neanche condividere il suo “sommario” approccio alla giurisprudenza e diritto demaniale (materia davvero tra le più complesse), che Le farebbe sdoganare improbabili strategie e iter di richieste di incertezza demaniale che l’Amministrazione non è titolata a reclamare, perché le Autorità competenti sul demanio (tutte facenti capo allo Stato: Ministeri, Agenzia del Demanio, Capitaneria di Porto) non hanno certo aperto un “iter di demanializzazione”; va detto anche che qualora per motivi di ordine pubblico o sopraggiunti nuovi interessi collettivi (guerra, stoccaggio combustibili, porti&aeroporti, sicurezza strategica) Esse Autorità avessero inteso avviare tale iter, le avremmo viste indire preventivamente un incontro tra le parti al fine di trovare una strada di incontro con la popolazione, i proprietari, l’amministrazione.     

 In questo modo si dà importanza e corpo all’idea che qualcuno abbia il potere arbitrariamente di “demanializzare” e magari anche il Comune stesso, utilizzando allora indebitamente il solo “errore” dell’Amministrazione nell’annettere cartografie non realistiche al pua. In questo senso, colgo l’occasione per ribadire questo concetto: che la sponda dell’art. 32 del C.d.N. non è strada praticabile dall’Amministrazione, previo trovarsi in un vicolo cieco, in cui diventerebbe sempre più difficile scrollarsi di dosso l’ambiguità di fondo, che già aleggia sulle modalità attuate nel redigere il pua. Inoltre, appare come un’arrampicata sugli specchi, invece e piuttosto di mettersi politicamente e tecnicamente al lavoro per redigere un pua di migliore fattezza e secondo i crismi normativi di riferimento: quello che si aspetta da tanti anni.   E senza più prendere in giro nessuno, ne cittadini ne imprenditori.

La critica

Non posso, quindi, condividere neppure la Sua condotta davvero poco coerente e complessivamente poco puntuale,  visto anche il ruolo che Lei riveste in forza di  Ambiente, dato anche che la questione demaniale non investe solo la spiaggia ma anche la Riserva, oggetto di interessi “forti”    o gli eventuali futuri siti di stoccaggio dei rifiuti di Roma. Ecco perché mi preme, pur partendo dalla specifica competenza del demanio costiero, scoprire le carte sul tavolo di una più profonda connessione delle principali “manovre” in corso nel nostro Comune, che hanno a che fare con “potentati” capaci di cambiare destinazioni di uso utilizzando la leva della demanializzazione e  della “fame” Amministrativa, per realizzare un duplice business complesso (vedi ADR-Benetton… ma non solo), pagato dai Cittadini con la distruzione dell’economia locale e sostenibile, con la perdita del patrimonio collettivo ed ambientale e sopra ogni cosa con la SALUTE stessa.    
Un crogiuolo di forze negative ed oscure che, in men che si dica, potrebbe strasformare la Città in un inferno “industriale”, vecchio piano che vola sulle nostre teste e mai davvero abbandonato, ma anzi accelerato con il distacco da Roma e con la nascita della classe politica e dirigenziale della Città, tradendo così l’originale mandato dei Cittadini di tutela della qualità della vita e di sviluppo delle naturali vocazioni del territorio: agricoltura, pesca, turismo locale (il vero e ricco flusso dei romani), servizi, terziario. Per porti&aeroporti Fiumicino rimane e rimarrà ancora a lungo una sola e semplice ultima “fermata”per la destinazione della Capitale, della Città Eterna, di ROMA! La Città non è pronta ne qualificata per partecipare all’offerta turistica internazionale, pur agganciandosi a Roma. Ma anche se ci dovesse arrivare (dopo un suo PRIORITARIO e massiccio restayling architettonico e di servizi), piegando il flusso aeroportuale-portuale, pagherebbe un dazio devastante in termini di impatto ambientale, inquinamento e sulla salute. Insomma, abbiamo uno dei più grandi “banchi di sardine” alle spalle, il più grande indotto di tutta l’area mediterranea con oltre 5 milioni di persone residenti nell’interland di Roma, che si riversano per lunghi mesi nelle nostre località balneari e ambientali e questo è il nostro primo obbiettivo: servirle bene ed a “costo zero”. Ipotizzare di fare pesca di altura con grandi costi e i ricavi nelle mani di pochi, non è la migliore strategia Turistica per Fiumicino. Peschiamo le sardine che sono da decenni prelibate, economiche e sicure, se posso parlare metaforicamente.
Mi duole davvero, visto il delicato momento che attraversa la nostra Città, vedermi costretto a questi chiarimenti, ma tanto dovevo visto le Sue insistenti provocazioni  a dire la verità, che per me equivale allo stato oggettivo della realtà e della concreta misurazione dei fatti che la generano e costituiscono, in base a precise competenze acquisite. Vorrei sottolineare che, nell’esposizione, mi sono tenuto stretto alla sintesi ed al merito, evitando una rassegna di giurisprudenza e diritto amministrativo-demaniale, che avrebbe visto moltiplicare almeno per 10 la presente relazione. 
Nelle battaglie importanti come quella dell’Aeroporto (guidata da Comitato Fuori Pista), il materiale prodotto e lo studio protratto da anni è davvero cospicuo ed è visibile sia l’impegno che le competenze acquisite. Il materiale è a disposizione di tutti (i Comitati che lottano nella Città ne producono tanto per comprendere i temi e gli scopi) i Cittadini che vogliano farsi sia una semplice idea che un’approfondito studio. Senza questo certosino lavoro, il rischio è che ricadiamo in mano delle promesse, degli slogan e della pubblicità degli “interessati”, molto spesso in antagonismo ai veri bisogni e diritti dei Cittadini. E’ necessario produrre informazioni di qualità, veicolate attraverso “visioni d’insieme” chiare e facilmente comprensibili da tutti: QUESTA e’ informazione! Questo è un diritto e le persone serie vi si attengono.
Detto questo, approfitto per comunicare che la mia competenza sui temi “demaniali”, almeno nelle linee concettuali (quelle giuridiche le lascio ai legali), messa a disposizione nella località in sostegno al Comitato Cittadino di Focene ed altri, è giunta al termine ed anche con un buon grado di soddisfazione, visto la sentenza che intima all’Amministrazione il rifacimento del pua in questione, inserendo inoltre la valutazione ambientale mancante.          
Un doveroso ritiro, che lascia lo spazio alla volontà politica nelle sue prossime responsabili scelte, con la speranza che in futuro si seguano criteri in linea con le normative vigenti e che i Cittadini, i Comitati e le forze Produttive Locali perseguano gli obiettivi comuni per vedere tutelati sia il patrimonio collettivo che quello economico, in un unico disegno di sviluppo equilibrato e sostenibile.

Cordiali saluti,

Luca Marini