“La città fragile”: l’urbanistica al servizio delle utenze deboli

18 febbraio 2014 | 17:02
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“La città fragile”: l’urbanistica al servizio delle utenze deboli

Presentazione del libro dedicato all’accessibilità degli spazi urbani al centro culturale Spazio Durango

Il Faro on line – Progettare la città a partire dalle esigenze delle categorie più deboli. E’ il principio in base al quale  è stato scritto il libro “La città fragile” di Paolo Moscogiuri, un architetto di Pomezia che si interessa da anni di temi dell’urbanistica e dell’accessibilità urbana.
Con questo piccolo volume, presentato sabato al centro culturale Spazio Durango e dedicato non solo agli esperti della materia, ma anche ai cittadini e alle associazioni che vogliono approfondire l’argomento della fruibilità degli spazi pubblici, l’autore cerca di generare nei lettori  la consapevolezza sul fare urbano, per poter diventare artefici della città nella quale vivono.
Moscogiuri infatti, attraverso uno stile di scrittura comprensibile, non tratta solo argomenti tecnici,  ma offre anche un quadro teorico di riferimento con il quale si può imparare a conoscere l’urbanistica e partecipare alla costruzione di una città che tenga conto innanzitutto delle esigenze delle categorie più fragili, come disabili, bambini e anziani.

Il libro presenta in copertina una bella frase: come restituire dignità alla città e ai cittadini. Da questa affermazione si deduce quindi che nelle città moderne la qualità di vita non sia eccellente secondo lei

La situazione non è uguale ovunque. Nelle città del nord Europa per esempio la qualità urbana è senza dubbio molto elevata. Nel mio libro critico la modernità così come viene interpretata in Italia, ovvero solamente con l’innovazione progettuale, le grandi opere e le realizzazioni delle archistar.
C’è invece oggi una corrente di pensiero urbanista che sta cominciando a capire, grazie al contributo dell’ecologia che modernità significa anche riscoprire il concetto di limite come risorsa, perché se  un centro urbano si estende troppo comincia lo scollamento tra la città e i cittadini, con il conseguente aumento dell’alienazione sociale.

Quali sono in particolare i fattori che rendono una città fragile?

Ci sono una serie di indicatori collegati tra di loro: la crescita edilizia incontrollata, di carattere speculativo, uno scarso controllo del territorio da parte dei piani regolatori, la scarsa motivazione della classe politica nel trovare una legittimazione, come avveniva in passato, costruendo luoghi caratterizzati da una notevole bellezza. La trasformazione dell’organizzazione familiare in funzione del lavoro inoltre, ha trasformato la città da luogo di relazione a spazio di transito e dormitorio.
Gli agglomerati urbani dell’Italia moderna sono sempre più rappresentati dagli spazi di risulta di edilizia di basso valore estetico che da spazi architettonici rappresentativi e in funzione dello spazio esistenziale.

La soluzione che propone nel suo libro è radicale…

Parto dalla constatazione che un amministratore non può accontentare tutti, perché ogni categoria di persone hanno esigenze diverse. Il bisogno di mobilità di un adolescente o di un bambino non può essere lo steso di un adulto o di un anziano, così fra le disabilità, quelle di un disabile motorio non sono le stesse di quello visivo. Perciò credo che la progettazione degli spazi urbani debba seguire il principio secondo il quale va presa a modello la categoria più debole. Se le risoluzioni vanno bene per questa allora vanno bene per tutte le altre.

Marco Orlando