Giudice di Pace, tutti in piazza a Ostia per scongiurarne la chiusura

25 febbraio 2014 | 01:15
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Giudice di Pace, tutti in piazza a Ostia per scongiurarne la chiusura

Gli organizzatori della manifestazione chiedono che il comune si faccia carico dei costi necessari per tenere aperto il tribunale

Il Faro on line – Pochi mesi ancora e a Ostia chiuderanno gli uffici del Giudice di Pace. Ci sono alcune persone però che non  hanno accettato il taglio di un servizio così importante per il dove vivono e si sono mobilitati, quasi da un anno, per far valere il loro diritto, sancito dalla costituzione, a una giustizia accessibile.
Sabato si sono riuniti a Piazza Anco Marzo per tenere alta l’attenzione sulla questione e fare il punto della situazione, in attesa della sentenza della corte costituzionale, prevista per il 26 febbraio, sulla legittimità della legge 156/2012, che ha decretato la soppressione di due terzi degli uffici giudiziari in Italia.
Marco Camberoli, uno dei promotori della manifestazione, spiega i risultati che sono stati raggiunti in seguito alle numerose iniziative intentate per riuscire a far rimanere il tribunale di pace nel litorale: “La legge emanata dal governo Monti prevede che il comune può farsi  carico, se vuole, dei costi necessari per mantenere in attività il Giudice di Pace. Il consiglio del comune di Roma ha approvato recentemente una mozione, presentata dalla lista Marchini, che prevede il mantenimento degli uffici del Giudice di Pace a Ostia. A livello ammnistrativo però non è successo nulla”.
Se non ci saranno novità positive verso la fine di aprile l’ultimo tribunale rimasto a Ostia chiuderà.
Alla manifestazione era presente anche il giudice Fiorentino, ultimo esponente della magistratura ancora in attività a Ostia, che ha fornito alcune cifre sul lavoro che veniva eseguito ogni anno negli uffici di via Casana: “Negli ultimi tempi in cui l’attività del Giudice di Pace si è svolta in forma ridotta, a causa delle carenze d’organico, sono arrivate oltre 2000 pratiche l’anno inerenti il diritto civile e  più di 300 di diritto penale. A pieno regime invece le cause civili arrivavano a 6.500. ” Polemiche le sue considerazioni finali:” Gli uffici che rischiano la chiusura sono luoghi delle istituzioni e presidi della legalità. Forse ci si sta preoccupando troppo dell’immagine di affidabilità che deve dare l’Italia all’estero e poco di quella che invece dovrebbe dare ai cittadini.”
Marco Orlando