Revocato l’appalto alla Icem di Minturno, per i lavori all’antico porto Neroniano

19 aprile 2014 | 01:57
Share0
Revocato l’appalto alla Icem di Minturno, per i lavori all’antico porto Neroniano

Soddisfazione, a seguito dell’ufficialità della notizia, è stata espressa dai cittadini e dal Comitato di Tutela e Valorizzazione della Villa e Grotte di Nerone

Il Faro on line – Era nell’aria da qualche giorno, alla fine è arrivato ufficialmente oggi lo “stop” da parte della Regione Lazio alla Icem srl, la ditta aggiudicataria dei lavori per l’antico Porto Neroniano di Anzio. A seguito della comunicazione da parte della Prefettura di Roma agli uffici regionali della interdittiva antimafia nei confronti della società Icem Srl, con sede a Minturno, in provincia di Latina, la Direzione regionale Ambiente ha provveduto, dunque, alla “predisposizione degli atti necessari alla rescissione del contratto – si legge nella nota della Regione – e alla liquidazione dei costi per le opere già eseguite, così come previsto dalla legge in materia”.
Soddisfazione, a seguito dell’ufficialità della notizia, è stata espressa dai cittadini e dal Comitato di Tutela e Valorizzazione della Villa e Grotte di Nerone, che da mesi, ormai, si stanno battendo per la salvaguardia di questo tratto di litorale e dell’area archeologica che su di essa insiste. Proprio domenica scorsa, durante un’assemblea pubblica convocata proprio davanti ai resti archeologici che nel mondo tutti ci invidiano, i rappresentanti del Comitato cittadino avevano ribadito, ancora una volta, la propria contrarietà alla realizzazione del “mostro”, come è stato soprannominato, il ponte in calcestruzzo che fa bella mostra di sé sotto le Grotte, zona Turcotto, proprio a ridosso dei ruderi. Un’opera, a forte impatto ambientale, che era stata avviata dalla Regione Lazio, con il benestare dell’Ardis, l’Agenzia regionale per la difesa del suolo, e della Soprintendenza ai Beni archeologici, per “tutelare” l’antico porto di Nerone e i resti della Villa imperiale. Una decisione contestata da più parti: la visione di quella “ruspa” sui resti della Villa imperiale non è mai andata giù alla cittadinanza; non solo per l’impatto ambientale, ma anche per quell’interdittiva antimafia ricevuta nel novembre scorso dalla ditta che stava portando avanti i lavori su quella barriera, la Icem, appunto, in seguito a irregolarità nei lavori eseguiti nella provincia di Crotone.
Un provvedimento questo che però, avevano tuonato durante l’assemblea pubblica i portavoce del Comitato, Francesco Silvia, Silvia Bonaventura e Chiara di Fede, “non ha fermato il cantiere sulla nostra costa, dove i mezzi stanno proseguendo il lavoro di dragaggio e di realizzazione di una barriera di cemento in mare, a ridosso dell’area archeologica del porto imperiale. Se altri lo fanno, noi non possiamo tacere. La realtà è una ed una soltanto: attendiamo ancora risposte che, in assoluta omertà, l’Amministrazione comunale, la Regione, la Soprintendenza rifiutano di darci, negandosi al confronto richiesto”. Oggi la Regione di fatto si è pronunciata, dando fondamento alle notizie circolate in questi giorni, bloccando i lavori e chiudendo i rapporti con la ditta aggiudicataria. Ma ora, a ragion veduta, la domanda che si pone è un’altra: che fine farà il “mostro”? E, ci si chiede, come mai non si è provveduto, al momento dell’affidamento dell’appalto, alle verifiche necessarie ad ottemperare alla normativa in materia? In realtà, secondo quanto risulta, la  Icem era sottoposta a interdittiva antimafia, ma gli atti dalla Prefettura sono stati trasmessi solo di recente. Sulla vicenda, nel dicembre scorso, grazie anche al contributo del Comitato che aveva lanciato una petizione popolare e scritto alla Soprintendenza per avere delucidazioni riguardo al rimpallo di responsabilità,  era intervenuto il Consiglio comunale di Anzio che, all’unanimità, aveva approvato un ordine del giorno. Dov’erano contenuti, tra l’altro, gli impegni assunti dall’Amministrazione per preservare l’area archeologica. Tra questi spiccava la convocazione di una Tavola rotonda tra Regione, Comune, Soprintendenza e rappresentanti dei cittadini. Un’assemblea che avrebbe dovuto dare i necessari chiarimenti, ma che ad oggi non è stata né richiesta né convocata.
“Abbiamo lottato senza smettere mai di credere in ciò che facevamo – rendono noto i portavoce del Comitato di tutela dell’area archeologica -. Ma non ci fermiamo qui, la battaglia continua, la prossima tappa sarà l’Ardis e il Comune: aspettiamo ancora che l’Amministrazione mantenga le promesse, rendendosi parte attiva nella organizzazione di un tavolo pubblico di confronto. Promessa ancora disattesa. Un ringraziamento va ai consiglieri regionali che, silenziosamente, ci hanno ascoltati e supportati: De Paolis (Sel) Valeriani (Pd) e Righini (Fratelli d’Italia), che ci stanno ancora affiancando. Il molo, la spiaggia libera, l’intera area archeologica, sono e restano tra le priorità del Comitato per il sano rilancio di Anzio”.
Katia Farina