Satta: “Porto Commerciale, bisogna fare chiarezza”

25 aprile 2014 | 00:50
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Satta: “Porto Commerciale, bisogna fare chiarezza”

“L’intervento infrastrutturale servirebbe in primis a dare ormeggio sicuro alla flotta peschereccia di Fiumicino”

Il Faro on line – “Come si inizia a parlare di porto commerciale, c’è il solito commento negativo che tenta di gettare ombre su un progetto ormai non più rinviabile, un intervento infrastrutturale che serve in primis per dare ormeggio sicuro alla flotta della pesca di Fiumicino che vive in uno stato di continua emergenza. Infatti il primo step del progetto prevede la realizzazione della darsena peschereccia che servirà a porre fine ai problemi di attracco che si verificano in condizioni meteo avverse durante le quali gli addetti alle manovre di ormeggio e dello sbarco del pescato rischiano la vita a causa del violento moto ondoso che si forma con i venti del terzo e quarto quadrante”. Sono le parole del leader della lista civica Noi Insieme, Luigi Satta che spiega: “La flotta è formata da circa 60 unità tra imbarcazioni della piccola pesca, draghe meccaniche per la pesca dei molluschi bivalvi e motopesca per la pesca a strascico con una forza lavorativa di circa 300 addetti e un indotto di altre 200. Solo per inciso: a causa di una serie di motivi il porto non può sopportare un eventuale aumento di unità di pesca proprio a causa dell’insicurezza e della carenza di spazi. Se qualcosa non verrà fatto la categoria sarà costretta a trasferirsi in altri porti”.

“La futura infrastruttura portuale da progetto prevede l’ormeggio giornaliero di circa 4 navi, divise in 2 navi traghetti e 2 navi da crociera di limitata stazza, questo perché i fondali limitano l’accesso al porto a motonavi che hanno un pescaggio superiore ai 7 metri in condizioni di calma. Da questi dati, forniti dall’Autorità Portuale e non da Luigi Satta o chissà chi, si deduce che i numeri snocciolati da qualcuno in questi giorni sono totalmente errati e privi di fondamento”.

“E potrei andare avanti ancora per un po’ di tempo. La nave traghetto della Tirrenia che va in Sardegna per esempio carica 900 tra auto e autocarri. La Grimaldi invece 700 tra auto e autocarri. Le navi da crociera che potranno entrare nel futuro porto hanno un carico al massimo di 1200 passeggeri. Se tutti optassero per il trasferimento vero Roma servirebbero circa 24 pullman. Non mi pare si stia parlando di centinaia di movimenti”.

“È proprio qui Fiumicino che dovrà essere brava: evitare che i 1200 passeggeri si trasferiscano in massa a Roma ma sostino a Fiumicino, magari cercando di attrarli con le tante bellezze che abbiamo: la necropoli, i porti imperiali, gli scavi di Ostia Antica, il nostro entroterra. Se l’amministrazione poi riuscisse a chiudere un pacchetto turistico unico allora saremmo a cavallo”. 

“È normale e comprensibile che un’iniziativa di rilevante importanza possa far emergere preoccupazioni e remore, ma mettersi di traverso a un’opera che darebbe lavoro, occupazione e risolleverebbe tanti problemi sarebbe delittuoso. Diverso invece il discorso sull’importanza di vigilare sulle prescrizioni che verranno date. Su questo pienamente d’accordo.  Mi chiedo come mai quando venne realizzato il porto di Ostia, che sorge appena a un chilometro dal nostro territorio, non si sollevò alcun tipo di contrarietà. Evidentemente i disfattismi ci sono solo quando un’opera deve essere realizzata qui nel nostro Comune e non in altre località anche limitrofe”.

“Per quanto riguarda poi l’erosione della costa è ora che la Regione Lazio vari un decreto che protegga le nostre spiagge e le nostre coste ogni anno prese di mira dallo spiaggiamento dei rifiuti, magari attraverso il posizionamento di barriere del tipo Tecno Reef che oltre a riguadagnare metri di spiaggia, creano il ripopolamento delle specie ittiche già in crisi per l’inquinamento che il Tevere ci propina tutti i giorni e metterebbero fine a un continuo sperpero di denaro pubblico che ogni anno viene gettato a mare per interventi che poi non risolvono nulla. Evidentemente c’è proprio una volontà di non risolvere questo problema. Io credo che si si vuole il bene della città bisogna darsi tutti da fare, ma non vietando le opere, ma facendo in modo che le opere vengano realizzate per bene e per il bene della comunità e non di qualche imprenditore”.