Spese pazze in Regione, indagini in chiusura. La parola passa al Gip

28 dicembre 2014 | 15:28
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Spese pazze in Regione, indagini in chiusura. La parola passa al Gip

Tra gli indagati anche il sindaco di Fiumicino, Montino. Nei prossimi gorni arriveranno le richieste di rinvio a giudizio e quelle archiviazioni. Le accuse sono pesanti: dal peculato alla truffa aggravata

Il Faro on line – Quello di cui tutti stanno parlando (dal Tempo al Messaggero, dal Corriere a la Repubblica, e poi Tg la7, Tg 5, Sky TG24) non è una vera e propria notizia: che il sindaco Montino – in qualità di capogruppo regionale Pd all’epoca dei fatti – fosse indagato per la storia dei rimborsi d’oro era cosa risaputa (l’inchiesta risale a circa un anno fa). Anche le contestazioni, cifre, date e beneficiari, erano per lo più conosciute. La novità sta nel fatto che le indagini sono state formalmente “chiuse”, cioè si è arrivati al momento in cui la Procura ritiene di avere in mano gli elementi per l’incriminazione di qualche soggetto. Ora però bisognerà aspettare le decisioni del Giudice per le indagini preliminari.

Nel caso specifico parliamo di 13 ex consiglieri regionali del Pd (41 in tutto le persone sottoposte ad indagini) con accuse che vanno dal peculato alla truffa aggravata. Per i 13 ex consiglieri regionali del Partito democratico nelle prossime settimane si deciderà per chi chiedere il rinvio a giudizio e per chi l’archiviazione. Nell’elenco degli indagati, compaiono nomi di peso del Pd attuale, come l’ex capo segreteria del sindaco Marino, Enzo Foschi, Marco Di Stefano già indagato per corruzione a Roma e altri cinque senatori. Infine, come detto, il sindaco di Fiumicino (allora capogruppo) Esterino Montino.

Le posizioni più pesanti, al momento, sarebbero quelle contestate proprio a Esterino Montino e al tesoriere Mario Perilli: 270mila euro per le cariche che ricoprivano, più una cifra che oscilla tra i 150 e i 260mila euro per Mario Perilli e per Montino da 50 a 100mila euro. L’indagine della procura di Rieti avrebbe permesso di scoperchiare un sistema in cui la cresta – secondo l’accusa – sarebbe stata all’ordine del giorno. Le spese “per fini non istituzionali”, negli anni compresi tra il 2010 e il 2013, sono oltre 2 milioni e 600mila euro, su un totale di 5 milioni e 400mila euro riconosciuti dalla Regione Lazio al gruppo consiliare Pd.

Adesso il Gip dovrà valutare le risultanze delle indagini e decidere se proseguire in giudizio, per chi, e con quali ipotesi di reato. Solo allora, con un eventuale rinvio a giudizio (che comunque non equivarrebbe a una condanna ma all’inizio di un processo, il primo di tre gradi) la notizia fino a oggi sparata dai quotidiani nazionali sarà effettivamente “compiuta”. Diverso è il discorso dell’opportunità politica, ma questo è un ragionamento che sarà oggetto degli Appunti di viaggio di domattina.
Angelo Perfetti