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“Chi e perché ha ucciso Aldo Moro”. Gli eventi raccontati dall’On. Gero Grassi

19 gennaio 2015 | 03:00
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“Chi e perché ha ucciso Aldo Moro”. Gli eventi raccontati dall’On. Gero Grassi

L’On. Grassi: “Raccontare la vita e la morte di Aldo Moro servirà per dare ai nostri figli e ai nostri nipoti un Italia più civile, più sicura, più democratica”

Il Faro on line – Si è tenuto, presso l’aula Consiliare, il convegno, “Chi e perché ha ucciso Aldo Moro”, il racconto di uno degli avvenimenti più bui della storia repubblicana italiana, attraverso la lettura dei documenti di stato, gli atti della magistratura e delle commissioni d’inchiesta. Sono intervenuti il presidente del consiglio comunale, Michela Califano, il sindaco di Fiumicino, Esterino Montino, l’On. Marietta Tidei e l’on. Bruno Astorre.  Relatore dell’evento l’on. Gero Grassi.  “Ho assistito per la prima volta a questa relazione a Civitavecchia e ne rimasi colpita tanto da sentire una stretta allo stomaco, forse per la mia formazione politica o per la mia sensibilità verso alcuni temi come la trasparenza e l’etica morale all’interno delle istituzioni – racconta Califano -. Quindi ho pensato che mi sarebbe piaciuto avere Gero Grassi a Fiumicino e patrocinarlo come Presidenza del Consiglio, perché penso che debba partire proprio dalle aule delle istituzioni, la ricerca della verità di una delle pagine più vergognose della nostra storia politica e della libertà del nostro Paese che forse ancora oggi stiamo pagando a caro prezzo”.

Aldo Moro fu sequestrato il 16 marzo del 1978 da un commando di brigatisti in via Fani, a Roma, ove persero la vita i cinque uomini della scorta. Dopo vari giorni di prigionia, caratterizzati da indagini rivelatesi inconsistenti, appelli del Papa, lunghi dibattiti politici sull’opportunità di trattare, messaggi delle Br e lettere dello stesso Moro, il presidente della Dc fu ucciso. Ad oggi, gli interrogativi e i punti oscuri che gravitano intorno a quei momenti, sono ancora molti, troppi, nonostante siano passati quasi 36 anni dal 9 maggio del 1978, quando, a Roma, in via Caetani, fu ritrovato, nel portabagagli di una Renault rossa, il corpo senza vita del Presidente della Democrazia Cristiana.

“Quando si affronta questo argomento bisogna tenere bene a mente le parole di Carlo Bo, rettore dell’università di Siena – spiega l’on.Grassi -, che definì il delitto Moro come un delitto di abbandono. Perché leggendo le carte, nei 55 giorni di prigionia fu effettivamente abbandonato da tutti, anche dal suo partito”.

Le verità sul caso, o almeno una parte di esse, sono racchiuse in 12.500 atti secretati e in una raccolta di 2milioni di pagine, derivanti da 8 processi, una Commissione Moro, una Commissione P2 e 4 Commissioni per terrorismo e stragi. A tal proposito – sottolinea Grassi – risultano emblematiche le parole dell’on. Tina Anselmi, che presiedé la commissione d’inchiesta sulla loggia massonica della P2, alla conclusione della quale scrisse: “Quando su alcune vicende che hanno interessato la vita politica del Paese rimangono aperti troppi interrogativi, vuol dire che a quegli interrogativi non si vuole dare risposta”.

Nel corso della sua relazione, l’On. Gero Grassi  ha riassunto i fatti e le testimonianze più rilevanti che portarono al rapimento e all’uccisione del Presidente della Dc ad iniziare da alcuni avvenimenti precedenti il sequestro, per passare attraverso le strane coincidenze intervenute la tragica mattina del 16 marzo e giungere infine, al mistero delle pagine scomparse del memoriale di Moro.
Una relazione minuziosa e di forte impatto tanto da riuscire a catturare completamente l’attenzione dei presenti.

“Ringrazio  l’on. Gero Grassi, per la straordinaria opera di informazione su un tema che rappresenta per il nostro Paese una ferita ancora infetta – dichiara il deputato Tidei -. Le istituzioni democratiche non possono lasciare dubbi sul coinvolgimento dei servizi segreti e sul peso che le potenze straniere ebbero sul caso”. Dunque una trama fitta di intrighi ed omissioni che rendono il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro un fascicolo ancora aperto e di forte impatto mediatico.

“Quando tornate a casa raccontate ai vostri amici e ai vostri parenti  la vita e la morte di Aldo Moro – conclude l’On. Gero Grassi -, non servirà per resuscitarlo ma servirà per dare ai vostri figli e ai vostri nipoti un’Italia più civile, più sicura, più democratica.
Pasolini diceva, io so ma non ho le prove. Io aggiungo, io so ma non ho ancora tutte le prove”.

Silvia Buoso