Dal “Comitato Fuoripista” un altro no al raddoppio dell’aeroporto

2 febbraio 2015 | 12:00
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Dal “Comitato Fuoripista” un altro no al raddoppio dell’aeroporto

Per il Comitato la priorità è la definizione del Piano Nazionale degli aeroporti e trovare soluzioni meno dannose per i cittadini

Il Faro on line – Il Comitato Fuoripista, in risposta alle recenti notizie sull’aumento dei voli a Fiumicino, lancia un appello ai membri del Consiglio Regionale denunciando lo stato reale della situazione del traffico aereo a Fiumicino e le strategie utilizzate per continuare a sostenere la necessità del raddoppio dell’Aeroporto. Il Comitato chiede alla Regione di contribuire, come prevede la legge, alla definizione del Piano nazionale degli aeroporti, in modo tale da tutelare la salute dei cittadini di Fiumicino e Ciampino e salvaguardare l’ambiente, impedendo lo scempio della Riserva che sarebbe di enormi proporzioni.

Nell’appello che il Comitato rivolge ai Consiglieri Regionali si legge: “Documentiamo una volta di più la situazione reale del traffico aereo a Fiumicino e descriviamo i marchingegni messi in atto per sostenere l’esigenza del raddoppio dell’aeroporto, malgrado il fatto che lo scalo sarà in grado di soddisfare una domanda di oltre 70 milioni di passeggeri all’anno, come già prevedeva Aeroporti di Roma nel suo Piano industriale del 2000 e come risulta dai documenti dell’Enac. Vi chiediamo di intervenire in qualità di membri che siedono nell’attuale Consiglio della Regione Lazio, assumendo la responsabilità di una decisione che l’art. 117 della Costituzione vi affida, e di contribuire alla definizione del Piano Nazionale degli aeroporti per la parte competente alla Regione Lazio, indicando per i voli low cost una soluzione alternativa a Fiumicino e Ciampino, che sia meno dannosa per i cittadini, che già ora subiscono l’impatto sulla salute degli inquinamenti atmosferico ed acustico prodotti dall’aeroporto, e che sia meno devastante per l’ambiente. Vi chiediamo di non rendervi corresponsabili di un gioco che andrebbe a vantaggio solo dei grandi interessi speculativi, danneggiando irrimediabilmente un bene comune quale è la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano che verrebbe cementificata per 1300 ettari.