Luigi Satta: “Ecco la mia verità sul porto e sulle dimissioni”

16 febbraio 2015 | 00:25
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Luigi Satta: “Ecco la mia verità sul porto e sulle dimissioni”

L’INTERVISTA – L’ex delegato alla Pesca entra nel dettaglio degli scontri con e per l’Autorità Portuale di Civitavecchia-Fiumicino-Gaeta

Il Faro on line – A una settimana dalle dimissioni ufficiali abbiamo chiesto un’intervista all’ex delegato ai problemi della Pesca e della Portualità, Luigi Satta. Troppi i “non detto”, troppe le domande rimaste senza risposte. Tante le congetture, i “si dice”, i retropensieri. E dato che il tema della portualità è di fondamentale importanza per lo sviluppo di Fiumicino, la cosa più giusta da fare ci è sembrata quella di chiedere al diretto interessato.

Perché queste dimissioni improvvise? “Guardi, sono quasi vent’anni che spendo la mia vita per un obiettivo in cui credo fermamente: la realizzazione del nuovo porto commerciale, che ritengo utile a sistemare la darsena pescherecci per aiutare il comparto, a mettere in sicurezza le uscite a mare dei mezzi di soccorso in caso di incidente aereo, la riqualificazione del waterfront per il turismo.  Il 31 luglio 1998 fu siglato un protocollo d’intesa tra Associazione operatori del porto, Comune di Fiumicino, Regione Lazio, Autorità Portuale. Sono passati 17 anni e adesso il Comune decide di fare dietrofrot. Con quale coerenza? Non potevo accettare di rinnegare quanto fatto fino ad oggi….”

Eppure il Comune sembrava intenzionato a proseguire nel cammino iniziato. Neanche un anno fa il sindaco stesso chiedeva di inserire il Porto nello Sblocca Italia… “Ha ragione. Lei sta facendo riferimento alla lettera datata 20 giugno 2014  al protocollo 46774 in cui Montino in persona scrisse al premier Renzi sottolineando come lo stop fosse causato da un’inerzia del ministero e non dell’Authority; non solo, ma definiva il nuovo molo – cito testualmente – un’opera che riveste importanza strategica per il teritorio della nostra città e che potrebbe essere a pieno titolo inserita nell’elenco di quelle che dovranno avvantaggiarsi del preannunciato decreto”.

E poi che è successo? “E’ accaduto che si sta andando incontro alla definizione della nuova terna per la guida dell’Autorità portuale, che sarà fatta agli inizi di marzo; è entrata in gioco la politica, le grandi manovre di cordata tra sinistra e destra, senza esclusione di colpi. E chi ci sta andando di mezzo come al solito è Fiumicino”.

Ma perché non limitarsi ad attaccare, criticare, evidenziare le mancanze del presidente Monti invece di decidere di uscire dall’Autorità portuale stessa? “Bella domanda… Ma non deve farla a me. Io non ho una risposta, la deve fare a chi guida questo Comune.”

Deluso dall’Amministrazione? “Di più. Deluso da tutta la politica locale. L’Amministrazione in carica ha fatto un’incomprensibile marcia indietro, ma anche l’opposizione non ha brillato per determinazione. Invece di stare dentro l’aula e assumersi la responsabilità di votare contro l’abbandono dell’Authority sono usciti dal Consiglio scegliendo di non scegliere. Mi aspettavo qualcosa di diverso…”

Lei però, mi consenta il termine, è “navigato”, conosceva personaggi e ruoli. Allora perché ha accettato l’incarico a suo tempo? “Perché ritenevo fosse la cosa giusta per proseguire il lavoro svolto con l’Associazione operatori del Porto di Fiumicino. Credevo fosse il modo migliore per tutelare il comparto, mantenendo un rapporto costruttivo con il Comune e con l’Authority. Ma cammin facendo mi sono accorto che le cose non andavano; pensi che l’Amministrazione comunale ha preferito non essere presente a diverse riunioni del Comitato piuttosto che mandarci me come delegato… Il Comitato Portuale è l’organo più importante dell’Autorità Portuale dove si decide il futuro dei tre porti, allora perché non presentare istanze o manifestare contro il modus operandi dell’ente portuale? Forse poteva essere lo strumento politico per aggiustare il tiro,prima di aprire il sipario del vecchio teatro e far recitare le comparse e attori su copioni di vecchia politica…”

E adesso? “Adesso resta tutta la pericolosità di un porto canale abbandonato negli anni, di un’uscita a mare impossibile in cattive condizioni meteomarine con tutto ciò che comporta avendo un aeroporto di riferimento; con i pescatori costretti a fre i conti con condizioni impossibili. Appena qualche giorno fa c’è stata una pericolosissima collisione tra una pilotina – che ha rischiato di affondare – e un tronco d’albero affiorante. La verità è che questo, e tanti altri, sono problemi che non interessano Si pensa solo ai grandi appalti, a gestire le mega opere, ma delle difficoltà del comparto non si interessa nessuno. Da troppo tempo chiediamo inascoltati una struttura mobile che impedisca l’arrivo al mare di tronchi, frigoriferi, rifiuti di ogni tipo; persino la carcassa di una mucca è giunta alla foce. Ma degli interventi sul Tevere non ne parla nessuno… Ecco perché a un certo punto ho detto basta”.

Angelo Perfetti