Parenti, affini e collaterali. Lo stipite della politica 

30 marzo 2015 | 06:00
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Parenti, affini e collaterali. Lo stipite della politica 

Un articolo pubblicato da Il Giornale solleva un vespaio di polemiche. E qualche riflessione

Il Faro on line – “Chi si sposa coi parenti, poca vita e assai tormenti”, dice un vecchio proverbio popolare. Sgombriamo il campo da un equivoco di fondo: il vizio di sistemare amici e parenti è un malcostume che l’Italia si potra dietro da sempre, a tutti i livelli. E non conosce bandiere: destra, sinistra, centrodestra, centrosinistra, ogni volta che hanno agganciato un pezzo di potere lo hanno gestito – per così dire – in proprio, favorendo imprenditori amici, cooperative di area, inserendo nella macchina amministrativa sodali, parenti e affini. Lo dico sapendo bene ciò che affermo, e pregherei tutti i politici, locali e non, di evitare la stucchevole difesa d’ufficio di una purezza che non esiste invocando professionalità conclamate. Non si discutono le persone, ma le opportunità politiche.

La bufera mediatica che ha coinvolto il sindaco Montino avrebbe tranquillamente potuto essere scatenata sia sulla precedente gestione comunale (perché a pensarci bene, ad li là dei cambi di casacca, sono tanti a essere stati presenti sia nella vecchia che nella nuova amministrazione), sia su altre Amministrazioni italiane. Ma il punto non è questo.

La cosa che proprio chi fa politica non vuole capire, è che il cambiamento in atto nella società, è ormai irreversibile. Per due ragioni: il flusso di informazioni che con Internet, e segnatamente con i social network, passa al pubblico è enormemente più alto di qualche anno fa, e trova mediamente un pubblico più preparato dall’altra parte. Il secondo motivo è che la crisi economica che ha prosciugato le tasche delle famiglie non solo non è finita, ma proseguirà ancora per anni, azzerando di fatto lo spirito di sopportazione che una volta c’era in quanto i soldi giravano un po’ per tutti.

Ignorare questo vuol dire o essere fuori dal mondo oppure sentirsi “sopra” il mondo. Ecco allora che se si inseriscono persone con lo stesso cognome di politici presenti in una maggioranza, familiari stretti, personaggi trombati alle elezioni, giovani rampanti di partito il gioco è talmente scoperto da provocare un irritamento inevitabile nell’opinione pubblica. Usare poi i social network proprio per auto-pubblicizzare incarichi o finanziamenti è strategicamente una mossa suicida.

Però… C’è un però. Mettere in croce chi utilizza i soldi pubblici per sistemare questo o quell’amico, familiare, parente, collega di partito è assolutamente sacrosanto. Ma attenzione, perché il popolo bue può essere facilmente gabbato con un pò di furbizia, mettendo l’amico al posto del parente. E allora aspettiamo a dare la patente di verginità a chi non sembra coinvolto solamente guardando un registro di classe con annesso elenco alfabetico.

Perché qui non c’è da cambiare la mentalità di questo o di quel politico, ma un sistema. Quello per cui vincere le elezioni equivale – chissà perché – a vincere alla lotteria; altrimenti non si spiegherebbero tutti i festeggiamenti del dopo voto.
Angelo Perfetti