La consegna del silenzio

21 settembre 2015 | 06:15
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La consegna del silenzio

Per le amministrazioni l’imperativo categorico è: non parlare. Qualunque sia l’evento che accade sul territorio. Drammi esclusi, ovviamente

Il Faro on line (Appunti di viaggio) – E’ accaduto, tanto per citare solo gli ultimi episodi, per la marcia a favore dei migranti, e poi per le dimissioni del delegato del sindaco per la Sicurezza. Prima ancora era già successo per la storia dell’epatite, salvo poi recuperare dopo che Il Faro aveva pubblicato la notizia. Di cosa parliamo? Del silenzio. Una mancanza di prese di posizione assordante, visto che in tutti i casi si parla di argomenti che toccano da vicino la collettività.

Il silenzio è d’oro, dice un vecchio proverbio. Riguarda un po’ tutti, ma non dovrebbe riguardare le istituzioni, che al contrario dovrebbero avere il dovere di affermare chiaramente la propria posizione sui temi più importanti, visto che le conseguenti decisioni riguarderanno giocoforza la vita dei territori.

Per amore di verità è un atteggiamento che non riguarda soltanto Fiumicino. La quasi totalità dei comuni evita – in qualità di Amministrazione – di prendere posizione, se non in casi eccezionali. Di solito ci si ferma a generiche affermazioni del tipo “il controllo del territorio è importante”, “la legalità è un valore non negoziabile”, “l’accoglienza è un principio di umanità”. Quando però si tratta di scendere in strada al fianco dei cittadini che prendono posizione su un tema specifico, ci si nasconde, e la presenza evapora.

Ancor più la consegna del silenzio vige nel momento in cui una notizia potrebbe arrecare fastidio al normale evolversi della routine amministrativa. Il caso dell’epatite A, che ha interessato una scuola comunale dell’infanzia, è evidente: pur avendo fatto tutti i passi che il Comune riteneva corretti sotto il profilo delle competenze, e dunque dal proprio punto di vista senza avere nulla da temere quanto a efficienza amministrativa, la notizia non era stata comunicata pubblicamente.

Andiamo avanti. Si dimette il delegato alla sicurezza, e lo fa con motivazioni certamente dirompenti: scarsa attenzione. Eppure, dopo questa presa di posizione urbi et orbi, nulla di nulla. Il sindaco non parla, l’amministrazione non emette alcun comunicato ufficiale, i vertici del partito sono silenti. La replica è affidata a un singolo consigliere, ma nulla più. Nemmeno un consiglio comunale urgente, per andare a capire le ragioni di una siffatto episodio e coprire immediatamente il vuoto.

Questo “silenzio” viene contestato – infine – anche da alcune categorie di cittadini, costituiti per lo più in associazioni, che lamentano l’assenza di feedback dopo aver fatto sollecitazioni tramite i giornali; e che dire di quest’ultimi, anch’essi non sempre visti come sale della democrazia ma come spezie a volte troppo piccanti da rovinare il gusto della pietanza amministrativa.
Angelo Perfetti

I commenti

Buongiorno Direttore, sono un attivista del collettivo no porto, volevo ringraziarla per l’analisi svolta nei suoi sempre interessanti appunti di viaggio, soprattutto quelli poi di questa mattina che parlano del silenzio.
Silenzio assordante che fa male a chi vorrebbe delle risposte , risposte a domande chiare e precise alle quali nessuno si dovrebbe permettere di far finta di niente soprattutto chi é pagato e rappresenta l organo preposto al dialogo con la cittadinanza.
Ci domandavamo spesso, alle nostre assemblee, se avesse senso scrivere ancora qualcosa , o se forse sarebbe stato giusto scrivere qualcosa sul silenzio di comodo dopo l uscita del nostro articolo, che lei pensò ben ricorderà,comunque dentro di noi rimaneva un forte senso di frustrazione.
Quindi oggi la ringrazio da parte mia e da parte di tutti gli uomini e le donne che fanno parte del collettivo, che spendono gran parte della loro giornata e vita  a combattere contri i muri di cemento e gomma , la ringrazio di essere la voce dei deboli in un mondo di furbi giganti, sordi e muti a bisogno. Grazie di farci sentire un po più forti e meno soli, di darci ancora un motivo per no n smettere di crederci.
Emiliano Bovo