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Le diatribe da bar non aiutano la Citta’

Siamo una città di circa 80.000 persone, ma a volte le diatribe politiche a cui assistiamo assomigliano alle scaramucce di un paesino di campagna

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Il Faro on line (Appunti di viaggio) – Troppo spesso il livello della discussione trascende sul personale, sul confronto diretto con l’avversario, quasi mostrando i muscoli; si arriva al limite del turpiloquio, dell’offesa, della denuncia. Ma alla città, cosa viene da tutto questo? Nulla, assolutamente nulla. L’ultimo scontro c’è stato tra il presidente dell’associazione Crescere Insieme, Roberto Severini e il consigliere Giuseppe Pavinato, ma in passato ne abbiamo visti molti altri.
La dinamica è sempre la stessa: si parte da un’analisi (di parte, ovviamente) dell’azione politica sul territorio, si risponde nel merito aggiungendo una buona dose di presunta ironia, si replica ancora aumentando la dose di permalosità e lasciando indietro i problemi della città.  E alla fine ci si confronta non più per la collettività ma per dimostrare di essere più forti (o furbi) dell’altro.

Così non si va da nessuna parte. Eppure Severini come Pavinato, come chiunque in Consiglio e fuori, hanno capacità di analisi che potrebbero portarli ad affrontare nel merito questioni fondamentali come sicurezza, rifiuti, trasporti, ambiente, inquinamento, lavoro, turismo, porti, aeroporto.
Senza trascendere, proponendo anche tramite i giornali la propria idea di città, si può dare un contributo importante.

Va comunque dato merito, pur se con modalità da rivedere, di aver provato a intervenire pubblicamente sul presente e sul futuro dei nostri luoghi.
Loro almeno lo hanno fatto. Per il resto… il deserto.

Angelo Perfetti

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