LA RECENSIONE

“Independence day – Rigenerazione”. L’ennesima invasione aliena in salsa anni ‘90

19 agosto 2016 | 21:37
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“Independence day – Rigenerazione”. L’ennesima invasione aliena in salsa anni ‘90
“Independence day – Rigenerazione”. L’ennesima invasione aliena in salsa anni ‘90
“Independence day – Rigenerazione”. L’ennesima invasione aliena in salsa anni ‘90
“Independence day – Rigenerazione”. L’ennesima invasione aliena in salsa anni ‘90
“Independence day – Rigenerazione”. L’ennesima invasione aliena in salsa anni ‘90
“Independence day – Rigenerazione”. L’ennesima invasione aliena in salsa anni ‘90

Le soluzioni su schermo, la consecutio degli eventi e persino l’estetica sono copiate e incollate dal film precedente

“Independence day, rigenerazione”. L’ennesima invasione aliena in salsa anni ‘90

Il Faro on line – Da qualche tempo sta succedendo qualcosa di strano nel panorama dell’intrattenimento indirizzato ai fenomeni cosiddetti pop. Pop inteso come quelle storie che non hanno età e saranno sempre attuali, che hanno colpito all’uscita lasciando segni indelebili nelle generazioni future e a cui il mondo giovanile di ogni decade fa riferimento. Gli anni 2016/2017 verranno ricordati come il biennio che ha segnato il ritorno di quel magico periodo per la produzione cinematografica e non solo che va dall’inizio degli anni ’80 fino alla fine dei ’90.

Se nel mondo dei videogiochi tornano remake e rivisitazioni di cult che hanno segnato un’era come Final Fantasy VII del 1997 e in tv si appresta a tornare Twin Peaks con un’inedita stagione a distanza di più di 25 anni dall’ultima, per non parlare di fantastiche rivisitazioni degli ‘80s come Stranger Things o Kung Fury, al cinema stiamo assistendo al ritorno di saghe e brand in stand by da tanto tempo. Dal ritorno del cast originale di Star Wars, ai reboot di Stark Trek passando per l’estetica anni ’80 dei Guardiani della Galassia e la riproposizione in gonnella delle gesta dei Ghostbusters, i trentenni di oggi stanno vivendo l’occasione e l’emozione di tornare bimbi di dieci anni venendo ricatapultati in quella decade, i  ’90, in cui i topoi derivavano dal decennio precedente, traducendosi nel mito trascinante dei nineties.

Il film

Figlio di quest’operazione nostalgia è proprio Independence Day  – Resurgence, approdato nei cinema statunitensi il 4 luglio e atteso in quelli del Belpaese il prossimo 8 settembre con il sottotitolo di Rigenerazione.

Prosieguo del cult del 1996 che rappresenta ancora oggi uno dei film di maggior incasso della storia cinematografica osannato da schiere di amanti della fantascienza e dei film catastrofici con una forte morale nazionalistica, questa Rigenerazione aliena proveniente dallo spazio siderale porta con sé un carico di aspettative e affetto incondizionato appartenenti ormai solo ai franchise in continua espansione con cadenza annuale, come i film Marvel e DC.

Ancora una volta la Terra è in pericolo, ancora una volta gli alieni vogliono spazzarci via, ancora una volta l’appuntamento per l’invasione è il 4 luglio, data in cui gli americani commemorano il giorno in cui, nel 1776 le tredici colonie a stelle e strisce si liberarono dal giogo della Gran Bretagna ratificando una dichiarazione di Indipendenza.

Ogni anno l’evento in America si festeggia tra barbecue e fuochi d’artificio, quest’anno, dopo vent’anni di silenzio e pace globale i botti saranno quelli della guerra interstellare.

La trama

Insomma, la trama di fondo è ancora quella: gli alieni cattivi, invasori, esterni e privi di qualsivoglia sfumatura vogliono togliere la libertà agli esseri umani buoni, virtuosi, pacifici, ognuno con il suo superficiale e telefonato dramma personale da dipanare nel corso delle due ore di film. Dopo 20 anni dalla prima invasione l’umanità non è più impreparata: ha retroingegnerizzato la tecnologia extraterrestre recuperata dai rottami nemici della precedente guerra, creando nuove armi e misure di difesa, così da somministrare agli alieni, nel caso di future invasioni, la loro stessa medicina. Riusciranno le nuove risorse belliche umane e l’aiuto di un inedito e misterioso alleato a risollevare le sorti del conflitto? Lo scopriremo al costo di un biglietto in sala.

Non solo i temi sono gli stessi del film del 1996: anche i personaggi, al netto di qualche new entry e di qualche clamorosa assenza non cambiano. Ci si sente a casa sin da subito, quando viene inquadrato il rassicurante volto dell’ormai ex Presidente Whitmore (Bill Pullman), e chiunque è rimasto in qualche modo segnato dalla prima iterazione di  vent’anni fa si emozionerà a rivedere lo scanzonato professor David Levinson (il sempre istrionico Jeff Goldblum) e lo spassoso dottor Okun (Brent Spiner, l’indimenticato Data di Star Trek: Next Generation) che in vent’anni non sembra invecchiato di un giorno.

Per il resto ci sono (quasi, il personaggio di Will Smith viene subito dichiarato morto per eventi che non ci è dato direttamente conoscere su schermo) tutti, da Judd Hirsch ancora nei panni del divertente Lenvinson Senior a Viviva A. Fox in quelli abbastanza sfuggenti (apparirà per pochi minuti in sequenze dimenticabili) della vedova Hiller.

Nostalgia

E’ proprio l’effetto nostalgia che questi attori e soprattutto questi personaggi portano con se il vero motivo per lasciarsi trascinare da quest’ennesima invasione. I personaggi nuovi, interpretati dai ragazzi “rivelazione” dell’industria cinematografica hollywoodiana, da Liam Hemsworth (fratello del più famoso Chris, il Thor della Marvel) alla brava Maika Monroe (vista in bei film recenti come The Guest e It Follows), passano sullo schermo fra l’indifferenza generale, segno questo di una scrittura relativa ai soggetti in scena non proprio brillante come quella del film originale. Quando una pellicola si preoccupa solo di toccare il cuore di chi ha amato l’opera originale vuol dire che non ha fatto veramente centro.

I limiti

E’ proprio questo il difetto principale di questo Rigenerazione: le soluzioni su schermo, la consecutio degli eventi e persino l’estetica sono copiate e incollate dal film precedente, persino i vecchi personaggi si comportano esattamente nella stessa maniera, ma una volta levato l’effetto nostalgia a questo film non rimane niente, se non una summa di tutto ciò che è stato negli anni ’90 il film catastrofico di serie B dai sicuri incassi.

Può il solo effetto ricordo salvare un film che alla sostanza risulta vuoto e totalmente derivativo? Non potrà che deciderlo lo spettatore una volta varcato l’ingresso della sala, quando le luci cominciano a calare e i titoli di testa a scorrere sullo schermo.

Gli ultimi anni dell’intrattenimento si dimostrano sempre più debitori degli anni ’80 e ’90, cercando di carpirne i segreti, l’estetica, i riferimenti per riuscire a rielaborarli per le nuove generazioni. Il cinema in particolare è affamato, ha bisogno di riportare la gente in sala e il guardare al passato per riconquistare il futuro è ormai diventata più che una necessità l’ultima speranza.

Independence Day – Rigenerazione non è riuscito però a prendere esempio per reinventarsi, ma si è limitato a proporre ciò che abbiamo già visto vent’anni fa scordandosi di infondere alla nuova creatura l’anima, l’essenza che aveva reso il capostipite il cult che è ancora oggi per milioni di appassionati.

Consigliato a chi vuole rivedere certi personaggi prendere di nuovo vita sullo schermo e a chi ama l’estetica dei film catastrofici anni ’90, sconsigliato a tutti gli altri, specialmente agli amanti della fantascienza di un certo spessore.