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Da #formia alle Olimpiadi di #rio, lettera da brividi di Salvatore Rossini

31 agosto 2016 | 07:14
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Da #formia alle Olimpiadi di #rio, lettera da brividi di Salvatore Rossini

Dalle spiagge laziali all’argento di Rio: il giovane campione si racconta

Da #formia alle Olimpiadi di #rio, lettera da brividi di Salvatore Rossini

Il Faro on line – Da Formia a Rio ne ha fatta di strada Salvatore Rossini, pallavolista formiano medaglia d’argento. Ecco la commovente lettera indirizzata a tutti i suoi fan e agli amanti dello sport.

“Può la passione tramutarsi in qualcosa di concreto? Possono i sacrifici di una vita materializzarsi in un metallo? Avevo 15 anni quando ho conosciuto i protagonisti di questo racconto, uno in una palestra di una scuola media di Formia e gli altri sul lungomare di Sperlonga. Ero appena adolescente e ancora non sapevo bene cosa fare da grande, mi piacevano i numeri e tutti i tipi di sport con la palla: non avevo le idee ben chiare.

Poi un giorno in quella palestra incontrai un allenatore, severo ma giusto, molto severo e molto giusto, bisognava tendere al meglio, come nella vita. Si chiamava Giuseppe Costigliola, Peppino per gli amici, ma di piccolo quell’uomo non aveva nulla… Anzi, riusciva a trasmetterci una passione tale che ognuno di noi giovani pallavolisti sentiva ben chiaro, nitidamente. Tutti noi volevamo vincere e in qualche modo ce lo meritavamo per l’impegno e il sacrificio messo durante gli allenamenti. Dopo alcune partite vinte in modo agevole rimanevamo a fare allenamento, per la gioia dei nostri genitori, perché il tutto non ci aveva messo abbastanza in difficoltà o alla prova… era una fucina di piccoli e fieri spartani.

Gli altri due protagonisti di questa breve storia invece sono la mamma e il papà di una splendida famiglia, gestori di un lido a Sperlonga. Li ho conosciuti quando ero appena quindicenne, perché quella sì che era chiara, avevo una passione spudorata per il beach volley. Delfo e Patrizia infatti non solo gestivano un Lido, ma avevano anche un campo da beach dove giocavano tutti i più bravi atleti della zona e per me era come un invito a nozze. Ero lì in pianta stabile 4 mesi l’anno. Col passare del tempo miglioravamo, giocando sempre anche agli orari più improponibili, non ci fermava nessuno. La stessa passione era condivisa da Delfo e dalla moglie… Siamo diventati e spero resteremo sempre ottimi amici!

Tornando da Rio con la mia medaglia d’argento ho pensato tanto a loro… Al tempo passato insieme e tutto l’affetto che mi hanno sempre regalato. E’ anche un po’ merito loro se sono riuscito a diventare quello che sognavo di essere, è tanto merito loro! Sì, perché l’affetto non ha un peso specifico ne è quantificabile ma vi assicuro che conta. C’erano tanti miei amici, c’era la mia famiglia e c’erano loro. In un week end di pausa, tra una tappa e l’altra, prima di partire per il Brasile c’erano loro. Il mio è un grazie sentito, un grazie di cuore. Peppino Delfo e Patrizia sono un patrimonio per il nostro territorio e per l’Italia intera (non è un caso se anche Lupo-Nicolai freschi medagliati nel beach volley si sono preparati da loro): più importante di quella medaglia. Sarà l’aria che si respira, gli ottimi pranzi che si consumano, sarà la meticolosità invariata negli anni di Peppe, sarà questo e chissà cos’altro, ma loro sono stati per me un trampolino per l’Olimpo! Grazie”.