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Roma 2024, Pancalli: “Mi sento derubato di una speranza. Non abbiamo avuto l’occasione di parlarne”

14 ottobre 2016 | 08:00
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Roma 2024, Pancalli: “Mi sento derubato di una speranza. Non abbiamo avuto l’occasione di parlarne”

Non solo un’occasione persa, quella delle Paralimpiadi. Ma anche una possibilità sfumata, di veder trasformata, Roma. E la Bianchedi, commossa, si chiede il perché di una decisione presa in fretta

Roma 2024, Pancalli: “Mi sento derubato di una speranza. Non abbiamo avuto l’occasione di parlarne”

Il Faro on line – Anche il mondo paralimpico ha avuto una risposta per il no alla candidatura di Roma, della Sindaca Raggi. Lo ha fatto attraverso il suo presidente e vice presidente di Roma 2024, Luca Pancalli. Insieme al Direttore Generale del progetto della Capitale olimpica, Diana Bianchedi, olimpionica di Barcellona e Sydney, nella scherma, anche lui è stato presente, alla conferenza stampa al Coni, dell’11 ottobre, con Giovanni Malagò.

Con quest’ultimo, Pancalli ha tentato fino alla fine di sbloccare una situazione complicata che, secondo lo stesso Malagò, ha messo in cattiva luce, lo sport italiano nel mondo. Anche lui era presente con la massima autorità del Comitato Olimpico, in Campidoglio, quando i due, lo scorso 28 settembre, attesero l’arrivo della Raggi. E Diana Bianchedi, trattenendo lacrime di commozione, ha spiegato il valore di un atleta che non molla mai, insistendo fino all’ultimo. E allora, nasce la sua domanda, per la Sindaca Raggi.

LUCA PANCALLI: MI SENTO DERUBATO DI UNA SPERANZA

“E’ mortificante non arrivare al traguardo e dimostrare che potevamo farlo, anche senza salire sul podio. Sento una profonda amarezza. Come rappresentante di questo mondo, mi sento derubato di una speranza. Da cittadino, dico che si è persa un’occasione per dimostrare veramente, che questo Paese poteva cambiare. Si poteva farlo, evitando gli errori del passato e lasciando un’eredità costruttiva e pacifica. Il mondo paralimpico italiano è tornato da Rio, con tante medaglie. Ed il movimento internazionale è diventato una sorta di tsunami, in termini di cultura e di possibilità di contagiare tutti i Paesi. Ho dentro la mortificazione di non essere riuscito a confrontare il mio pensiero con quello dell’Amministrazione, su quello che era il mio ed il nostro punto di vista, circa la candidatura. Noi potevamo creare qualcosa di molto più importante. Non abbiamo avuto l’occasione di parlarne. Forse non siamo stati bravi noi a comunicarlo, ma allo stesso tempo, non abbiamo avuto la possibilità di poterlo amplificare. Stavamo tuttavia facendo un lavoro sul territorio che, vi assicuro, era utile. Eravamo ai confini delle periferie romane. Mi sarebbe piaciuto potermi confrontare, non proprio sull’evento sportivo in sé, ma su quel meccanismo che si mette in moto per coinvolgere i bambini di oggi, facendoli crescere, attraverso questo accompagnamento, verso il futuro. Significa, investire su chi sarà cittadino di domani. La Paralimpiade non è stata solamente un’occasione persa di un grande evento sportivo, ma sarebbe stata una grande possibilità per trasformare questa città. Nessuna città al mondo, prima di candidarsi e prima di vedersi assegnata una Paralimpiade, è adatta ad ospitare un evento del genere. Tutte le città sono diventate più vivibili e a misura di tutti, dopo averlo fatto. Si sono in esse, innescati dei meccanismi culturali e di inclusione. Il rammarico allora è quello di non aver potuto confrontarsi con questo”.

DIANA BIANCHEDI, ALLA SINDACA RAGGI: PERCHE’ TUTTA QUESTA FRETTA ?

“Non è facile essere lucida, assolutamente ed analizzare quanto è accaduto. In tanti mi hanno chiesto cosa avrei detto alla Sindaca Raggi, dopo il nostro mancato incontro. Non penso che sarei entrata nel tema del dossier. Le avrei chiesto semplicemente, il perché della sua fretta. Sapevamo tutti della rinuncia alla candidatura. Gli atleti fino all’ultimo hanno provato a combattere, come ho fatto io. Tuttavia, nonostante il clima che si respira in conferenza, qualcosa abbiamo dimostrato, in termini di cambiamento. Certamente, abbiamo inviato la seconda parte del dossier, perché dopo la fase 1, abbiamo lavorato a ritmi serratissimi, per produrre un lavoro serio e credibile. Lo abbiamo consegnato per dimostrare, la profondità dell’analisi fatta, insieme alla nostra serietà. Conosco le difficoltà quotidiane degli atleti, nei loro allenamenti e preparazione. Ci sono passata anche io. I fratelli Abbagnale vinsero le loro medaglie olimpiche perché alle sei del mattino, prima di andare a scuola, si allenavano tutti giorni e quando alle Olimpiadi, mi sono infortunata, ho detto che ci sarei tornata su quella pedana per vincere l’oro e l’ho fatto. Questo è il carattere di un atleta”.