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A #Latina la chiusura del Giubileo della Misericordia

28 novembre 2016 | 07:28
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A #Latina la chiusura del Giubileo della Misericordia

Il Vescovo: “La misericordia invocata, celebrata e sperimentata deve diventare compagna assidua del nostro cammino di vita”

A #Latina la chiusura del Giubileo della Misericordia

Il Faro on line – Venerdì sera, nella cattedrale di S. Marco, il vescovo Mariano Crociata ha presieduto la Santa Messa per la chiusura del giubileo, una celebrazione in onore anche di santa Maria Goretti, patrona di Latina e dell’Agro pontino. L’urna, con il corpo della piccola santa, è stata esposta nel pomeriggio alla Casa del martirio, a Le Ferriere, e poi in corteo è arrivata in cattedrale. Ad attenderla una folla di fedeli. Suggestiva anche la processione tenuta al termine della Messa, con l’urna accompagnata dai celebranti, le Autorità cittadine e i fedeli, fino in piazza del Popolo prima della ripartenza della reliquia.

Il vescovo Crociata ha ricordato nell’omelia che “la misericordia invocata, celebrata e sperimentata deve diventare compagna assidua del nostro cammino di vita. Solo questa assiduità dirà in quale misura l’anno santo è stato una grazia per ciascuno e per le nostre comunità”. Poi, ha spiegato la scelta di “legare questa chiusura a S. Maria Goretti perché la sua figura di santità è un emblema della misericordia. La vostra partecipazione così affollata dichiara quanto sentiamo forte la sua presenza, come se fosse stata lei personalmente a invitarci e a suggerire delicatamente di raccoglierci qui, mostrando ancora una volta in maniera palpabile di voler proteggere la città di Latina e l’Agro pontino”.

La tragica vicenda umana di Maria Goretti è stata anche occasione, per Crociata, di ricordare la coincidenza del giorno della celebrazione con la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne promossa dall’Onu. “In lei il tentativo di violenza diventa occasione di santificazione e di redenzione – ha detto il vescovo Crociata- ma ciò non può nascondere o attenuare la gravità estrema del gesto del suo aggressore, che nasce non solo da un disordine morale frutto di un vuoto educativo ma anche da una cultura, soprattutto maschilista, che continua a non considerare la donna una persona, bensì la riduce a un oggetto, a una macchina, a una proprietà. C’è da rivedere l’impianto educativo, ancora una volta, del rapporto con le nuove generazioni e da far crescere una cultura della dignità assoluta di ogni persona e del valore uguale e intangibile della donna rispetto all’uomo”.