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Intervista ad Augusto Barbini Sambucioni. La crescita degli atleti, attraverso la pratica del kata

12 dicembre 2016 | 19:18
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Intervista ad Augusto Barbini Sambucioni. La crescita degli atleti, attraverso la pratica del kata

La soddisfazione del campione mondiale di kumite, per i recenti Italiani, a Cervia. Il sincronismo nel kata, come metodo di crescita e la sua passione per il coaching professionale

Intervista ad Augusto Barbini Sambucioni. La crescita degli atleti, attraverso la pratica del kata

Il Faro on line – Un pomeriggio di allenamenti, sotto al tetto del dojo più antico del X° Municipio. Dopo i Campionati Italiani di Cervia, Il Faro on line ha trascorso alcune ore a bordo tatami, ammirando le tecniche insegnate e a voluto sentire i pareri di alcuni di coloro, che in questi anni, hanno guidato la crescita degli allievi, che in Emilia Romagna, hanno conquistato in totale, 51 medaglie.

Un numero impressionante di metalli. Da sempre, sul tatami di Ostia, come su quello della sede dell’Infernetto, vi è il campione del mondo Wkc, di kumite, Augusto Barbini Sambucioni, che ha raccontato le sue impressioni su questa competizione, non tralasciando tuttavia, una particolare descrizione, di come si possa mettere a punto, un’esibizione di kata. Non è facile armonizzare tutti i movimenti ed Augusto, lo spiega.

Ecco, le sue parole, per i lettori de Il Faro on line:

Augusto Barbini Sambucioni:

Come sono andati i Campionati Italiani a Cervia, per l’Asd Yoshokan?

“La Yoshokan è stata presente, con una folta rappresentanza di atleti. Eravamo circa 90 karateka. Abbiamo vinto in tutte le categorie partecipanti. E’ andata molto bene. Portando più persone brave, esiste una opportunità più alta di vincere. Questo sistema proporzionale, probabilmente, ci ha favorito. Eravamo la società più numerosa”.

C’è qualcosa in particolare, che ti riporti dentro, da questo torneo?

“Abbiamo diversi bambini che sono diversamente abili, sul piano psicologico. Hanno fatto bene. Mi ha fatto particolarmente piacere. Gli allenamenti fatti nell’ultimo mese e mezzo, ci hanno costretto tutti a stare alti, con i ritmi. Lo è stato soprattutto per i bambini. In un contesto di squadra, dove viene premiato il sincronismo, come nel kata, non è semplice per loro, introdurlo. Vedere poi, che riescono a farlo, è molto soddisfacente”.

In quale modo, viene preparata una esibizione di kata con i bambini, soprattutto di squadra?

“Non è facile intervenire per aiutarli. Ci vuole tanto allenamento. Cerchiamo di invogliarli a fare bene. In una competizione, dove c’è la gara a squadre, l’elemento meno abile nella parte tecnica, deve necessariamente adeguarsi agli altri. E’ un sistema virtuoso di crescita. Essa è presente, in maniera massiccia. Il risultato diventa meno importante, perché emerge l’atleta. Accade soprattutto nei bambini, che non vogliono sentirsi esclusi, esso diventa un elemento motivazionale in più”.

Quale metodo viene utilizzato per insegnare un sincronismo perfetto, nel kata a squadre? Esiste un metodo? C’è un ritmo da seguire oppure un conteggio?

“Il kata ha un suo specifico movimento. La coreografia ha un ritmo tutto suo, già standardizzato. Generalmente, si fa così per tutti. Sanno che più o meno, tra una tecnica e l’altra che debba essere mostrata, esistono circa 3 secondi di stacco. Ognuno conta per proprio conto. Si fa un allenamento, anche per quello. Esiste anche l’elemento ottico – visivo, che a seconda di dove si è rivolti, c’è un pilota della squadra, con il ruolo di dare il primo movimento. C’è sempre colui che si muove prima di tutti, l’abilità sta nel non farlo vedere. Chi sta indietro, è costretto ad adeguarsi, altrimenti la coreografia ne risente. Avviene qui, una crescita”.

Oltre ad essere allenatore di karate all’Asd Yoshokan, ti stai occupando anche di formazione professionale. Puoi descrivere, questa tua attività?

“Attualmente, il mio impegno è quello di trasmettere ciò che ho imparato attraverso lo sport, al mondo professionale. Mediante la formazione per i professionisti. Questa cosa, è nata per gioco. Sono un coordinatore nel potenziamento delle risorse umane, in ambienti lavorativi. L’ho fatto sempre anche prima, in maniera inconsapevole. Mi ha coinvolto poi, un mio caro amico. Ho accettato, questa entusiasmante esperienza”.

Foto : Asd Yoshokan