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#Turchia, bombe sul presidenzialismo, Erdogan cavalca la paura

12 dicembre 2016 | 08:58
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#Turchia, bombe sul presidenzialismo, Erdogan cavalca la paura

Turchia, a 5 mesi dal golpe fallito, il Sultano contro tutti: ‘vogliono fermarci’

#Turchia, bombe sul presidenzialismo, Erdogan cavalca la paura

Il Faro on line – Sulle prime pagine di molti giornali turchi, l’attacco allo stadio del Besiktas, nel pieno centro di Istanbul, era relegato tra i titoli minori, e non solo per l’ora tarda – le 22,30 locali – in cui è avvenuto. Le aperture erano tutte, o quasi, per il “passo storico” di ieri: la presentazione in Parlamento della proposta di riforma costituzionale, che entro la primavera, passando per un referendum, punta a mettere Recep Tayyip Erdogan a capo di una repubblica presidenziale, con la prospettiva di restarci fino al 2029.

Il terrore

“Quando la Turchia fa un passo positivo verso il futuro, la risposta delle organizzazioni terroristiche è il sangue, la brutalità, il caos”, è stato il messaggio lanciato a notte inoltrata dallo stesso Erdogan. Un collegamento, quello con le bombe di Besiktas, giunto a caldo già dai suoi pretoriani: con il presidenzialismo, tornerà la stabilità. Un mantra con cui il ‘sultano’ ha convinto i turchi a votarlo in massa nelle elezioni anticipate dello scorso anno, dopo essere tornato alla guerra con il Pkk nel sud-est curdo, e che adesso mette al centro della sua strategia referendaria.

La dissidenza

A 5 mesi dal fallito golpe, dopo quasi 150 giorni di stato d’emergenza, la sua Turchia ha 40 mila oppositori in più in galera ma non riesce a uscire dal tunnel del terrore. In meno di un anno e mezzo, dalla ripresa delle ostilità nelle regioni curde, si calcolano almeno 372 morti e oltre 1.800 feriti in 17 attentati attribuiti a gruppi curdi o all’Isis. Senza contare le 248 vittime riconosciute della notte del fallito golpe o le centinaia del conflitto nel sud-est. Una scia di sangue seguita da rituali di condanne e minacce incapaci di spezzarla.

Mentre le ambulanze si precipitavano allo stadio del Besiktas, nei ristoranti della zona di piazza Taksim, distanti poche centinaia di metri, si continuava a mangiare buttando appena un occhio alle notizie sullo smartphone, con poca sorpresa.

La strategia

“Il Pkk, Daesh (Isis), Feto (la presunta rete golpista di Fethullah Gulen, ndr) e tutte le organizzazioni terroristiche attaccano il nostro Paese e la nostra nazione con lo stesso scopo“, ha insistito Erdogan, che poi ha promesso: “Noi siamo i padroni di questo Paese, non lo lasceremo a quelle canaglie”. Ancora una volta, il ‘sultano’ punta a cavalcare le paure dei turchi. Sul sangue di Besiktas, la battaglia per il presidenzialismo è già cominciata. (fonte: ansa)