il bilancio |
Esteri
/

#Usa, il primo mese di Trump tra tweet e ordini esecutivi

18 febbraio 2017 | 13:28
Share0
#Usa, il primo mese di Trump tra tweet e ordini esecutivi

Il Tycoon Inarrestabile sulle promesse elettorali, ma inciampa sul bando immigrati e sul caso Flynn.

#Usa, il primo mese di Trump tra tweet e ordini esecutivi

Il Faro on line – La presidenza Trump arriva alla soglia del primo mese, con i critici che dipingono una West Wing nel caos mentre il presidente descrive un’amministrazione che “sta procedendo come una macchina ben oliata”. Di certo sono state quattro settimane di attività intensa a Washington, scandite da un’infinità di tweet. Ecco di seguito alcune delle tappe che le hanno caratterizzate.

SUBITO AL LAVORO SU OBAMACARE

La prima mossa di Trump appena messo piede nello Studio Ovale poco dopo aver giurato a Capitol Hill il 20 gennaio è stata firmare un ordine esecutivo che dà il via allo smantellamento della riforma sanitaria voluta da Barack Obama.

LA FOLLA ALL’INAUGURATION DAY

E’ partito subito burrascoso il rapporto dell’amministrazione Trump con i media, dopo che il presidente ha lamentato l’errata rappresentazione della folla alla cerimonia per il suo giuramento (in immagini a confronto con quella di Barack Obama nel 2009). Da cui il debutto del suo portavoce Sean Spicer per sottolineare che le informazioni diffuse erano errate. Poi la parziale marcia indietro, ma non prima della difesa della consigliera Kellyanne Conway che ha coniato l’ormai famosa formula “fatti alternativi”.

LA MARCIA DELLE DONNE

Il giorno dopo l’insediamento di Donald Trump milioni di persone negli Usa e nel mondo sono scesi in piazza, a partire da un’enorme manifestazione a Washington. Il presidente ha commentato via Twitter: “Mi sembra che ci sia appena stata una elezione!”.

ABORTO e TPP

Trump sta procedendo a ritmo serrato nel tentativo di mantenere le promesse elettorali. Ha così reintrodotto il divieto di finanziamenti federali ad Ong internazionali a favore delle interruzioni di gravidanza. Quindi ha firmato un ordine esecutivo per ritirare definitivamente gli Usa dai negoziati sul Tpp, l’accordo di libero scambio con i paesi del Pacifico.

IL MURO CON IL MESSICO E LA VISITA CANCELLATA

Il presidente ha ribadito che il muro si farà, che la costruzione è imminente e ha impartito direttive per regolarne il finanziamento, affermando tuttavia che il Messico rimborserà gli Usa. Versione smentita dal presidente messicano Enrique Pena Nieto, cui è seguita la cancellazione della visita di quest’ultimo a Washington fissata per i giorni successivi.

LA SPECIAL RELATIONSHIP CON THERESA MAY

La premier britannica è stata il primo leader straniero ospitato nella Casa Bianca di Trump, a conferma della stretta alleanza tra Stati Uniti e Regno Unito.

IL ‘BANDO’ SULL’IMMIGRAZIONE

Trump ha firmato un ordine esecutivo per disporre lo stop all’ingresso di rifugiati siriani e lo stop di 90 giorni per le persone provenienti da sette paesi a maggioranza musulmana. La protesta è scoppiata immediata. Il provvedimento è stato impugnato per primo dallo Stato di Washington, che ha innescato una battaglia legale fino al blocco disposto da un giudice federale di Seattle e confermato da una Corte d’appello della California. Ieri il tycoon ha confermato che il decreto verrà riscritto e ripresentato la settimana prossima.

LA NOMINA DEL GIUDICE CONSERVATORE

Come promesso, Trump ha proceduto rapidamente anche nel presentare la sua nomina per il giudice della Corte Suprema in sostituzione del conservatore Antonin Scalia, scomparso lo scorso anno. E’ Neil Gorsuch, che gode di apprezzamenti bipartisan.

LE DIMISSIONI DI FLYNN

Dopo settimane di indiscrezioni, smentite e parziali retromarce, il consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn è stato costretto a dimettersi per aver parlato di sanzioni con l’ambasciatore russo in Usa ancor prima che la nuova amministrazione si insediasse e di aver poi mentito sulle sue conversazioni, nello specifico al vice presidente Mike Pence.

L’ALLEANZA CON NETANYAHU

Trump ha ricevuto il primo ministro israeliano alla Casa Bianca sciogliendo definitivamente il gelo che era calato durante l’amministrazione Obama e sul perseguimento della pace tra israeliani e palestinesi ha superato il ‘dogma’ dei due Stati, pilastro della politica di Washington nella regione da decenni. (fonte: ansa)