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Antonia De Francesco, vincitrice della terza edizione di “#Formia in Giallo” si racconta al Faro on line

In previsione del prossimo evento del 31 marzo, che si terrà nella sala “Antonio Sicurezza” del comune di Formia, abbiamo intervistato Antonia De Francesco

Antonia De Francesco, vincitrice della terza edizione di “#Formia in Giallo” si racconta al Faro on line

Il Faro online- Antonia De Francesco è nata a Formia il 13 Dicembre 1987 e ha iniziato il suo excursus studiorum con una laurea in “Media e Giornalismo” all’Università “Cesare Alfieri” di Firenze, per poi proseguire con un Master di I livello in “Critica giornalistica” presso l’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” di Roma. Attualmente, invece, è iscritta all’ultimo anno di “Editoria e scrittura” dell’Università “La Sapienza” di Roma, convinta della necessità di non perdere mai la passione e l’esercizio allo studio. E’ giornalista pubblicista, addetta stampa, scrittrice… e tanti, negli anni, sono stati gli impegni maturati nell’ambito del giornalismo e della comunicazione: dalla radio alla tv, passando per la carta stampata e la nuova frontiera del giornalismo on-line… Ma soprattutto, vincitrice della terza edizione del Concorso Letterario “Formia in Giallo” indetto dalla “Fondazione Hormiae” con il romanzo breve “Nelle pagine di Sofia”, suo esordio letterario nel settore dei romanzi.

In previsione del prossimo evento che la vedrà protagonista, il 31 marzo nella sala “Antonio Sicurezza” del Comune di Formia, Antonia ha deciso di aprirsi a noi, raccontandosi: dagli albori fino alla stesura del manoscritto che l’ha portata alla ribalta e a Formia e fuori regione.

Di seguito l’intervista:
Antonia, dicci, com’è avvenuto il passaggio da giornalista a scrittrice?
In realtà, è stato un processo all’inverso. In effetti, io nasco come scrittrice, ma, in principio, vivevo la scrittura come una cosa mia, avevo una visione piuttosto “intimista” dello scrivere propriamente detto. Così, provando un profondo amore per la ricerca della verità, sono approdata al giornalismo.

Sappiamo che quella che ti ha vista vincitrice, non è la prima volta in cui hai partecipato al Concorso Letterario formiano, dico bene o dico giusto? Dici benissimo, in realtà. Ho partecipato a entrambe le edizioni precedenti. Nella prima, che ha avuto luogo nel 2014, ho partecipato come concorrente nella sezione racconti con “La melodia perfetta” che è arrivato tra i primi sei finalisti. L’anno dopo, mi fu proposto di prendervi parte nelle vesti di presentatrice e ho subito accettato. Il terzo anno, che è quello che mi ha vista vincitrice, avevo letto dell’ampliamento del concorso con l’inserimento della sezione romanzi e così mi sono buttata in questa nuova impresa!

Quindi… “Nelle pagine di Sofia” come nasce? L’avevi già nel cassetto o l’hai scritto appositamente per il concorso?
La seconda. Probabilmente l’avevo in testa già da un po’, considerato che in un certo senso io “vivo prendendo appunti”, ma è nato con l’idea precisa di (ri)prendere parte al Concorso come concorrente.

Tu stessa hai definito il tuo scritto un “giallo sui generis” che si può leggere sia “orizzontalmente”, ma anche “verticalmente”, ti va di dirci come mai?
E’ un romanzo “sui generis” perché rappresenta un po’ il mio pensiero personale, che va relativamente oltre le varie etichettature. Certo, anche quelle servono, ma a volte non riescono a racchiudere l’intero significato di quello che si sta cercando di trasmettere. Mentre, invece, credo che la sua lettura possa essere sia “verticale” che “orizzontale” in quanto, in parte è anche un pretesto di comunicazione che cela- dietro un mondo fatto di inchiostro e pagine- il magma di una stesura “ab joy”, che mette al centro del mistero la passione per la scrittura e la lettura.

E’ una mia impressione, o persino la cover ha una lettura “a strati”?
Ci hai visto giusto. Essendo ambientata a Formia– nota città di mare- il colore dominante non poteva che essere l’azzurro. Ma il mare non è soltanto il richiamo all’ambientazione nostrana, ma anche uno dei mezzi che ho usato per raccontare parte del messaggio. Poi, c’è la mano che scrive. Il significato recondito dietro quest’immagine è l’idea personale che sia la penna a guidare la mano. In ultimo, ma non per importanza, c’è la civetta, che, come saprai, richiama le protagoniste… Ma non voglio svelarti altro!

Quanto c’è di te in questo romanzo?
Difficile a dirsi. Credo che la risposta esatta sia “Tutto e niente”. Sicuramente parte delle riflessioni dei protagonisti sono le mie, quelle che vivo nella mia quotidianità, ma, come ogni bravo personaggio degno di questo nome, spesso ognuno di loro ha “vissuto” una vita propria di cui io ho semplicemente raccontato uno sprazzo.

Ultima domanda prima di chiudere… Una peculiarità del tuo romanzo che, personalmente, mi ha piacevolmente colpita è l’alternarsi dell’ambientazione: viviamo una Formia tra passato e presente, come hai fatto a ricostruire l’aspetto che la città aveva nell’epoca da te descritta (secondo dopoguerra)?
Sicuramente c’è dietro un lavoro di studio della città e di ricerca. Ma, in parte, mi è stato congeniale anche grazie al mio lavoro. Lavorando come giornalista, pur non essendo propriamente originaria di Formia, sono spesso a contatto con realtà diverse e con generazioni molto antistanti tra loro.

Antonia ci lascia così, con un disvelamento della sua trama “trasversale” appena accennato. Riempiendoci di curiosità e della necessità di saperne ancora di più, di tuffarci e immergerci in quella che è la storia che ha voluto raccontare in “Le pagine di Sofia” di cui sotto la trama:

“Tante storie in una storia, quella che Nonna Sofia racconta alla sua nipotina: la piccola Sophie. Un legame forte quello delle due, stretto dalla passione per i racconti, tra cui uno in particolare che riguarda i cuginetti Giovannino ed Erasmino, vissuti nella Formia del secondo dopo guerra e coinvolti in una misteriosa scomparsa. Per Sofia, questa però, è qualcosa di più di una delle sue tante storie e sarà Sophie, in un flashforward, a scoprirne il perché.”