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Salvamento, intervista a Francesco Bonanni: “Il record mondiale di 45’’09, me lo sentivo addosso”

21 marzo 2017 | 17:30
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Salvamento, intervista a Francesco Bonanni: “Il record mondiale di 45’’09, me lo sentivo addosso”

4 primati iridati e tutti suoi. L’ultimo arrivato ai Lifesaving di Riccione. Semplicità, dedizione e lavoro. La ricetta giusta per migliorare, sempre di più ..

Salvamento, intervista a Francesco Bonanni: “Il record mondiale di 45’’09, me lo sentivo addosso”

Il Faro on line – E’ lui, l’unico avversario di se stesso. Laggiù, in piscina, Francesco ha nuotato ancora con il suo stile e passione per quei 100 metri trasporto manichino con pinne, che da sempre, lo ha affascinato. Da due anni, inseguiva il primato e più che altro, lo faceva il suo corpo, combattendo contro il tempo e scivolando nell’acqua, inseguendo .. solo un istinto. E’ arrivato poi, in modo inaspettato il primato, come lui stesso dichiara ad Il Faro on line. A 45’’09, il Bonanni delle Fiamme Oro e del salvamento mondiale, con medaglia d’oro al collo, conquistata in Olanda, lo scorso mese di settembre, ha staccato il pass per la storia.

Il record mondiale di Riccione e quello non omologato, di Torino

Un primato vinto, ancora su se stesso. L’unico opponente, in questa specialità ed in questo crono, abbassato ufficialmente di 6 decimi, rispetto al precedente. Lo aveva conquistato a Torino, tuttavia ed anche meno, rispetto allo “09”, ottenuto agli ultimi Campionati Italiani di Categoria a Riccione. Era stato quello di 45’’06, il vero tempo da record, ma la sua falsa partenza sui blocchi, lo aveva frenato, ad un passo dalla storia.

Nel cuore sempre, le Fiamme Oro ed il Circolo Canottieri Aniene

Sapeva allora Francesco, di averlo addosso. Camminava sui suoi muscoli e sulle sue gambe, bagnate dal cloro della piscina. E come un fiore sbocciato, in questi giorni di primavera entrante, lo scorso 9 febbraio è arrivato, con altrettanto titolo italiano indoor. Un anticipo della bella stagione per lui ed anche una grande gioia, da condividere con le Fiamme Oro e con il Circolo Canottieri Aniene, con cui, il campione mondiale dei 100 metri trasporto manichino con pinne, è tesserato. Un orgoglio, portare i vessilli di entrambe e salire sul podio con la medaglia d’oro, eredità del record mondiale, con titolo, ovviamente, italiano cucito sul cuore, ha incorniciato ancora di più, un grande evento, nella sua vita sportiva e quotidiana.

4 record mondiali, solo suoi. Semplicità, dedizione e lavoro. La ricetta per vincere ancora

Sempre ed ancora i suoi, quei record storici passati, nel salvamento ed in questa specialità. Nel 2016, agli Assoluti di Milano, aveva registrato in piastra, 45’’27. In seguito, lo aveva abbassato ulteriormente a 45’’15. A Torino, nonostante la squalifica, il suo corpo era riuscito a nuotare ancora più veloce, elevandosi oltre le regole della vasca e a centrare il tempo di 45’’06. Non omologato. Pazienza allora. E’ ripartito Francesco, con la sua consueta dedizione. Aggiungendo anche un pizzico di determinazione, che contraddistingue il suo impegno nello sport. E a Riccione, il record a 45’’09 è stato ufficialmente riconosciuto, all’interno di una gara perfetta. Lo ha cercato e lo ha voluto, nel suo lavoro quotidiano e nella sua passione per il salvamento, senza sentirsi in seguito arrivato. Non è nel suo stile e nel suo modo di essere. Una volta, uscito dalla vasca ed aver celebrato record iridato ed oro italiano, come quello mondiale, si torna a lavorare, per migliorare ancora.

Un atleta normalissimo, che coltiva la passione per lo sport. Ed in gara, è la testa che segna il passo ..

Un campione dai valori semplici, l’atleta della Polizia di Stato, che non vuole essere un simbolo per nessuno. Desidera solo continuare a nuotare e consigliare i tanti giovani, che durante le competizioni sportive a lui, inevitabilmente si avvicinano per scattare foto e chiedere autografi. Sono tanti i suggerimenti che chiedono a Bonanni. Tecnica e modalità di nuotata. Ma è l’approccio alla gara, l’argomento che lui, si sente di sottolineare. A volte, il corpo può non essere preparato come si vorrebbe e allora, è la testa che segna una svolta. La mentalità, con cui si scende in vasca, può veramente fare la differenza. E lo ha capito da solo Francesco, senza aiuti esterni. La sua esperienza lo ha portato a gestire se stesso, durante le competizioni. Nazionali ed internazionali.

Da sempre, cresciuto alle Fiamme Oro, con il mito da emulare, di Germano Proietti

Un vestito per lui, quei 100 metri trasporto manichino con pinne. Si è innamorato di questa specialità e del salvamento e gli atleti spesso nello sport, lo fanno. Un colpo di fulmine, quella disciplina sportiva incontrata per caso o forse no nella vita e presa poi per mano, per sempre. Una vocazione. Un predestinato probabilmente, Francesco. Una vita vissuta alle Fiamme Oro, grazie ai suoi genitori. Il papà Roberto, dirigente sportivo cremisi, prima di lui, ha scritto record e storia nel salvamento. E poi, la figura di Germano Proietti, il suo mito, di cui seguire in vasca, nuotata e stile.

Atleta ed allenatore di salvamento
Trascorre in questo modo, la sua vita. Tra attività di atleta e quella di attento e accorto allenatore di salvamento. Curando crescita sportiva, educativa ed umana dei suoi allievi. In un pomeriggio di marzo, quando la bella stagione si fa sentire e anticipare dal sole romano, è tornato con la mente a Riccione, descrivendo attimi e sensazioni. Ecco le sue parole, per i lettori de Il Faro on line :

Caro Francesco, ai Campionati italiani Lifesaving di Riccione, è arrivato questo nuovo record del mondo, nei 100 metri trasporto manichino con pinne. Il quarto personale. Come lo hai realizzato ?
“Lo inseguivo da parecchio tempo. Già da due anni, mi ero avvicinato ad esso. Nel 2015, avevo fatto 45’’06, ma ero stato squalificato per movimento in partenza. L’anno scorso, ancora agli Assoluti di Milano, avevo raggiunto un tempo, nelle eliminatorie di 45’’27, a sei centesimi dal vecchio primato del mondo. E a Riccione, ai Campionati di categoria, quest’anno, è arrivato in maniera abbastanza inaspettata. Era un tempo, che mi sentivo addosso”.

Un tempo di record, che sentiva il tuo corpo. Cucito addosso. Avevi accumulato, tempi su tempi utili, in questi due anni ..
“Era un tempo mio, che mi sentivo addosso. Ci giravo intorno da due anni. Sono stato assolutamente contento. L’ho cercato e voluto”.

Per un atleta, raggiungere un primato del genere rappresenta un traguardo straordinario. Quali sono le tue impressioni ?
“E’ un obiettivo molto importante, ma non deve essere un punto di arrivo. Bisogna essere felici al momento, ma poi è necessario continuare a lavorare, per migliorare. Il record del mondo è un punto in carriera, ma bisogna cercare di andare anche oltre. Abbassando sempre di più, il crono”.

I  primati precedenti sono sempre i tuoi. Il migliorare il tempo su se stessi, cosa comporta ? Sei tu il tuo avversario principale .. come si fa a diventare sempre più veloci ?
“Sono io, il mio avversario. Per me, è sempre stato così. Al di là della gara e degli altri atleti. Il mio primo avversario è il tempo, che devo affrontare in quel caso, solo io. Sono un atleta che tuttavia, anche quando vince non è mai contento. Vado sempre alla ricerca, della perfezione. Voglio sempre fare qualcosa di più. Si può sempre, raggiungere il meglio”.

Sei un asso, nei 100 metri trasporto manichino con pinne. Hai vinto anche il titolo mondiale ad Eindhoven. In che modo, riesci ad esprimerti meglio in essa ?
“E’ una specialità che mi è sempre piaciuta. Quando ero bambino, vedevo i campioni del momento. Erano i miei punti di riferimento. Il mio era Germano Proietti. Era all’epoca, campione del mondo ed io mi sono innamorato di questa gara e l’ho fatta mia. Tutto nasce dalla passione. Io l’avevo per questa gara. Quando metti tutto te stesso, in una cosa che ti piace, ci riesci. Devi anche avere delle qualità tecniche, che ti aiutano”.

Ti senti un simbolo in questo sport ? Come applichi questo tuo ruolo nel quotidiano ?
“In realtà, non mi ci sento. Sono sempre me stesso. Io faccio il mio. Capita che magari, un ragazzo si avvicina per scattare la foto e mi chiede dei consigli. A me fa piacere. Sono sempre pronto a parlare ai giovani, per qualsiasi cosa. Questo deriva anche dalla mia deformazione professionale. Da quando faccio l’allenatore è così. Però, io mi sento un atleta normalissimo, che svolge le sue gare al meglio. Nel miglior modo possibile”.

Quali sono i consigli che ti chiedono i giovani atleti?
“Mi chiedono consigli sulla tecnica, magari come svolgere la gara. Il consiglio che do io, è quello di lavorare sulla testa. La tecnica  è importante, ma la testa da gara è fondamentale. L’approccio, come arrivarci e come affrontarla, è decisivo. Tanti si concentrano solo sulla tecnica o sugli errori. Anche sulla emotività. Questo non va bene. Bisogna concentrarsi, sul fare bene il tuffo e sul fare bene la presa. Concentrarsi in quel caso, sul gesto tecnico ed esprimerlo in modo sereno. Allora, la gara può essere presa in maniera analitica. Devi farti il famoso film della gara. Da qualche anno, a questa parte, è uscita fuori, la figura del mental coach ad esempio, che ti aiuta a fare bene questa cosa. Io sono sempre stato un autodidatta, su questo. Già da qualche anno, avevo capito che buona parte della prestazione, dipendeva dalla testa. Se magari, in una gara, non stavo bene, con la mia concentrazione e determinazione, sono riuscito a dare quel qualcosa in più”.

Dopo le medaglie del Mondiali, si è aperta una nuova stagione agonistica. Cosa stai preparando per il prossimo futuro ?
“Il Mondiale è stato il coronamento della mia carriera agonistica, con la medaglia d’oro ho vinto, tutte le gare che potevo conquistare. Sono abbastanza bravo, da questo punto di vista. Questa stagione l’ho presa molto tranquillamente. Nel senso che, certamente mi alleno con impegno come sempre, vado forte, ma senza particolari aspettative. Voglio affrontare gara dopo gara, serenamente. Faccio il doppio lavoro di atleta ed allenatore. Questa cosa, mi toglie tante energie mentali. L’appuntamento importante sarà quello dei World Games a luglio, in Polonia. Mi piacerebbe qualificarmi. Già, nel 2013 li ho vinti. Anche da questo punto di vista, non sono mai appagato. Ogni gara è a sé, che voglio vincere. Lo spirito agonistico ci deve sempre essere”.

Cosa significa per te, portare sul podio i colori della Polizia di Stato e quelli del Circolo Canottieri Aniene ?
“Sin da bambino, sono cresciuto con i miei genitori che stavano alle Fiamme Oro. Sono anche tesserato al Circolo Canottieri Aniene. Mi hanno cresciuto entrambe, queste realtà. Ho nel cuore, due squadre. Per me, è importante portare in alto i colori, della Polizia di Stato. Soprattutto per quello che rappresentano, come Istituzione. E’ davvero importante, dare una immagine della Polizia, che non è solo quella che svolge attività quotidiana per le strade, ma anche quella che è fatta da tanti atleti, che portano in alto i suoi colori, in tutti gli altri sport, come alle Olimpiadi”.