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Grazie a Marco Tedesco, storico dell’arte del sud pontino, ricostruita la storia del quadro rubato a #Formia

25 aprile 2017 | 08:00
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Grazie a Marco Tedesco, storico dell’arte del sud pontino, ricostruita la storia del quadro rubato a #Formia

Un approfondimento sul quadro rubato lo scorso febbraio per riportare l’attenzione su un furto su cui, a distanza di due mesi, ancora poco è emerso

Grazie a Marco Tedesco, storico dell’arte del sud pontino, ricostruita la storia del quadro rubato a #Formia

Il Faro on line – Presumibilmente nella notte tra venerdì 24 e sabato 25 febbraio – avveniva, nell’antico rione di Castellone di Formia, un furto a dir poco sacrilego.

La Chiesa di San Rocco di Formia, infatti, è famosa poiché conserva una preziosa pala d’altare della metà del 1500, firmata da Girolamo Stabile, rappresentante la sacra immagine della Vergine col bambino, tra i santi Rocco e Sebastiano, che è, per l’appunto, il bene prezioso che risulta essere stato rubato.

Per riportare l’attenzione su un grave fatto – che ha depredato la cittadina di una parte del suo patrimonio artistico- su cui, a distanza di due mesi, ancora poco è emerso, abbiamo deciso di dedicare un approfondimento al quadro rubato, grazie all’intervento di Marco Tedesco, storico dell’arte residente in zona.

“Nelle pagine della sua storia dell’arte, Formia, in provincia di Latina, racchiude una parte importante della storia dell’arte dell’Italia meridionale – afferma, in apertura, Tedesco.- Una pagina racchiusa in Girolamo Stabile, pittore di ambito meridionale attivo nel XVI secolo, del quale a Formia è presente il bellissimo Polittico di San Rocco, conservato nella quattrocentesca chiesetta di San Rocco sita al di fuori dell’antica cinta muraria del rione Castellone e accessibile al pubblico solo in alcune occasioni, tra cui il 16 agosto, giorno dedicato al santo”.

“Non si hanno notizie precise su questo artista. Ciò che però possiamo dedurre è che, probabilmente, potrebbe essere originario della provincia di Potenza in Basilicata, città in cui, in quegli anni, operava il pittore Antonio Stabile, artista molto attivo in Basilicata, sconosciuto interprete della controriforma- poco studiato nella storia dell’arte ufficiale- capostipite, insieme al fratello Costantino, di questa interessante dinastia di pittori, autore di una bellissima Annunciazione custodita nella chiesa della Santissima Trinità di Potenza e di uno splendido polittico conservato nella chiesa del Convento di Sant’Antonio a Salandra, cittadina in provincia di Matera, del quale Girolamo Stabile riprende la struttura del polittico formiano”.

“Nel Polittico di San Rocco,- continua lo storico dell’arte- Girolamo Stabile pone al centro la figura della Vergine con in braccio il Bambino. Ella è raffigurata seduta su un trono ligneo e guarda verso l’osservatore come per invitarlo a contemplare il mistero di Dio, della cui incarnazione lei divenne strumento. Ci dice che ella è la Madre di Dio e, in quanto tale, è protettrice di tutte le madri”.

“Sul basamento del trono, non a caso, campeggia la scritta raffigurata in trompe l’oeil “ora pro nobis sancta Dei genitrix.”
Tradotto: “prega per noi o santa madre di Dio” L’elemento iconografico del trono, realizzato attraverso la tecnica del trompe l’oeil, compare anche in un altro dipinto conservato a Formia, ossia una tavola quattrocentesca raffigurante una Madonna con Bambino tra i Ss. Lorenzo e Sebastiano, opera di scuola romana ispirata allo stile di Antoniazzo Romano o, probabilmente a lui attribuita, proveniente dalla distrutta chiesa di San Lorenzo e oggi conservata nella chiesa dei Ss. Lorenzo e Giovanni Battista”.

San Sebastiano è anche uno dei protagonisti del polittico di Girolamo Stabile qui preso in esame. Il suo sguardo è sofferente, ed è rivolto verso l’alto- a differenza di quanto avviene nella tavola conservata nella chiesa dei Ss. Lorenzo e Giovanni- in cui lo sguardo del Santo è rivolto verso l’osservatore, per invitarlo a contemplare il mistero di Dio.
A destra dell’osservatore vi è San Rocco, il Santo titolare della chiesa, ai cui piedi vi è un cartiglio, che lascia intuire la paternità e l’atto di commissione dell’opera all’artista”.

“L’elemento iconografico del cartiglio ha la sua origine nella pittura tardoquattrocentesca.
Lo si ritrova, ad esempio, nel Ritratto d’uomo eseguito nel 1476 da Antonello da Messina e, più tardi nel 1531, nel ciclo pittorico della Cappella d’oro di Gaeta eseguito nel 1531 da Giovan Filippo Criscuolo.
L’intero schema centrale del polittico, riprende il tema del quattrocentesco affresco della lunetta del portale di ingresso della chiesa”.

“Nella predella del polittico, Girolamo Stabile ci presenta, al centro, un Compianto sul Cristo morto, in uno schema iconografico che riprende il tema della Pietà, iconografia tipicamente dettata dalla devozione popolare che vede nel dolore della Vergine per la morte del Figlio, il dolore di una qualsiasi madre. Un dolore a cui partecipano pochi intimi: Maria Maddalena e San Giovanni Evangelista. Cosa che non avviene nel medesimo soggetto eseguito da Giotto tra il 1303 e il 1305 nella Cappella degli Scrovegni a Padova”.

“Ai lati del Compianto, Girolamo Stabile inserisce i primi due vescovi di Formia, Sant’Erasmo, patrono della città insieme a San Giovanni Battista, a sinistra dell’osservatore, e San Probo, successore di Sant’Erasmo, alla destra. I due santi vescovi di Formia, raffigurati con gesto benedicente, sono da interpretare in stretta correlazione con la Vergine del pannello centrale del polittico che stiamo esaminando. Infatti, anche loro invitano a contemplare il mistero di Dio attraverso Cristo e il suo sacrificio, compito che nella tavola quattrocentesca precedentemente esaminata conservata nella chiesa dei Ss. Lorenzo e Giovanni, è affidato alle figure dei santi Lorenzo e Sebastiano”.

“Nella cimasa del Polittico, invece, Girolamo Stabile ci presenta un’Annunciazione, interpretata secondo il classico schema iconografico dell’annunciazione che prevede la “presenza in scena” dell’Angelo annunciante, la Vergine che riceve la formula di saluto dell’Angelo Gabriele “Ave Maria, Grazia plena, Dominus tecum” e l’Eterno padre che lancia verso la Vergine la colomba, simbolo dello Spirito Santo”.

“La Vergine, qui è raffigurata con le braccia incrociate sul petto, come per proteggere il Dio incarnato in lei. L’elemento iconografico delle braccia incrociate scompare nell’Annunciazione del Polittico eseguito da Antonio Stabile per la chiesa del Convento di Sant’Antonio a Salandra è interpretata in chiave raffaellesca, attraverso un linguaggio pittorico appreso dal maestro presso la bottega napoletana di Andrea Sabatini da Salerno”.

“Qui, a differenza di quanto avviene nel Polittico di San Rocco eseguito da Girolamo Stabile, la Vergine protegge il Dio dentro di lei portando il libro, simbolo della buona novella annunciata da Cristo, al petto”.

“Con Girolamo Stabile e il Polittico di San Rocco,- conclude Marco Tedesco- scopriamo, dunque, una pagina sconosciuta di storia dell’arte italiana, costituita da una importantissima famiglia di pittori meridionali che nella loro arte racchiudono elementi e linguaggi pittorici dei grandi maestri dell’arte italiana”.